La carica degli umanoidi: i robot che ci sostituiranno in casa, in fabbrica e… forse in amore
- Postato il 15 luglio 2025
- Di Panorama
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Chi non ha mai desiderato di tornare a casa dal lavoro e trovare ad accoglierlo qualcuno che sbrighi le faccende domestiche senza mai reclamare un aumento di stipendio, o faccia compagnia ai genitori anziani con il sorriso sempre sulle labbra? Non stiamo parlando del partner ideale e neppure di colf o badanti. Scordatevi queste categorie, sono già preistoria. Come entreranno a breve negli album dei mestieri del passato le figure arrampicate sulle impalcature dei cantieri edili o davanti agli altoforni di aziende siderurgiche.
Avete presente l’androide Ash nel film Alien o il replicante Roy Batty in Blade Runner di Ridley Scott, solo per citare due pellicole che hanno fatto storia? Ebbene sono già tra di noi. Quella che fine a un decennio fa era fantascienza, oggi è realtà. Il domani appartiene ai robot umanoidi, che diventeranno protagonisti di ogni ambito della vita quotidiana. Con la sfida di sostituire l’uomo lì dove non può o non vuole arrivare, in un sistema di collaborazione e non antagonista, come invece i pessimisti cronici hanno già prefigurato.
Nel 2023 il mercato globale di questi sistemi robotici progettati per assomigliare agli esseri umani, sia nella forma che nelle funzioni, valeva già 2,43 miliardi di dollari (lo dice un report di Fortune Business Insights). Una cifra importante ma destinata a diventare irrisoria guardando le stime future. Gli esperti di Goldman Sachs prevedono che il settore potrebbe movimentare ben 38 miliardi di dollari entro il 2035 con una accelerazione della domanda in ambiti industriali e commerciali. Si parla di un tasso di crescita annuale composto del 45,5 per cento. Un report di Bank of America stima che si diffonderanno su larga scala già dal 2028 ed entro il 2060 potrebbero arrivare ai 3 miliardi di unità.
La svolta è rappresentata dall’Intelligenza artificiale che, applicata alla robotica avanzata, sta creando macchine capaci di interpretare il mondo con un livello di sofisticazione sempre maggiore. I progressi nelle reti neurali multimediali e nei chip specializzati consentiranno ai robot di interagire con l’ambiente senza essere rigidamente programmati. Nei prossimi anni potremmo vedere questa sorta di “androidi”, come li aveva definiti Ridley Scott, sempre più integrati nelle attività quotidiane, con applicazioni che vanno dalla logistica alla sanità, dall’intrattenimento all’assistenza domestica.
Uno degli aspetti più interessanti è la possibilità di combinare i robot umanoidi con sistemi di cloud Ia, che permetterebbero loro di accedere a conoscenze aggiornate in tempo reale, apprendendo nuove abilità senza la necessità di addestramenti manuali.
A contendersi questo mercato sono Stati Uniti e Cina. Elon Musk, ceo di Tesla, ha annunciato che i robot umanoidi Optimus, in grado di sbrigare le faccende domestiche, potrebbero essere pronti entro il 2026 al costo di un’utilitaria, tra i 20 e i 30 mila dollari. Anche Meta sta investendo in modo importante per realizzare macchine dalle fattezze umane utili nei lavori domestici.
Amazon, poi, ha stretto accordi con Agility Robotics, che ha messo a punto Digit, un robot bipede per la logistica che sta già rivoluzionando il settore dello stoccaggio e della movimentazione merci, ottimizzando i tempi di consegna e migliorando la sicurezza dei magazzini oltre a ridurre le spese per il personale. Google ha investito nella texana Apptronik che ha appena sfornato Apollo, arrivato dopo oltre 10 robot, tra cui Valkyrie della Nasa.
Apollo, promette l’azienda, a breve «opererà nei magazzini e negli impianti di produzione, per poi estendersi all’edilizia, al settore petrolifero e del gas, alla produzione di elettronica, alla vendita al dettaglio, alle consegne a domicilio, all’assistenza agli anziani e a innumerevoli altri settori».
I cinesi sono agguerritissimi. He Xiaopeng, presidente e ceo di XPeng Motors, ha annunciato che nel giro di un anno i robot umanoidi con capacità di livello 3 entreranno nella fase di produzione commerciale. Già a novembre 2024 la casa automobilistica aveva presentato il robot umanoide Iron, operativo nella fabbrica XPeng di Guangzhou. Di Iron si sa che ha fattezze simili a un uomo normale: un’altezza di 173 centimetri per un peso di 70 chili. Questo peculiare strumento è dotato di oltre 60 articolazioni e 200 gradi di flessibilità ed è animato da un chip sviluppato specificamente per applicazioni ad alta intensità di Intelligenza artificiale, in grado di elaborare modelli Ia con 30 miliardi di parametri.
Un altro player dell’automotive, Guangzhou Automobile Group (noto come Gac) ha invece messo a punto GoMate, un robot umanoide su due e quattro ruote, mentre Byd utilizza nei propri hub i robot della cinese UBTech Robotics.
La vera sfida alle big tech americane si gioca sugli “home companion”, cioè sugli umanoidi multiuso in grado di svolgere molti tipi di faccende domestiche. La UBTech, quotata a Hong Kong, finora concentrata sulle soluzioni industriali, ha puntato sui “compagni domestici” ed è pronta a presentare un modello già quest’anno.
I campi di applicazione di queste macchine dalle fattezze umane sono i più disparati: dalla logistica all’industria manifatturiera (Optimus di Tesla introduce un nuovo livello di flessibilità nelle catene di montaggio, consentendo operazioni più efficienti e adattabili alle variazioni della produzione), dalla sanità e assistenza (i robot in Cina e Giappone, dove la popolazione anziana è in crescita, stanno iniziando a supportare infermieri e caregiver nel sollevamento dei pazienti, nella somministrazione di farmaci e nell’assistenza quotidiana) al retail e servizio ai consumatori (vengono sperimentati in negozi e hotel per fornire assistenza ai clienti, gestire pagamenti e migliorare l’esperienza di acquisto). In tanti ristoranti giapponesi e cinesi, al posto dei camerieri, ci sono i robot.
Grandi aziende stanno investendo miliardi di dollari per integrare questi robot nei processi produttivi e logistici. I vantaggi sono importanti. Grazie alla loro versatilità, queste macchine con sembianze umane riducono i costi operativi, incrementano la produttività, migliorando l’efficienza aziendale, e, dove c’è carenza di lavoratori, intervengono a colmare i vuoti. Infine, applicati nei lavori pericolosi, possono ridurre il rischio di incidenti sul lavoro. A breve nei cantieri e sulle impalcature al posto degli operai ci saranno i robot muratori.
Ma i sindacati cosa dicono? Non temono che le macchine umanoidi “rubino” il lavoro alle persone? Per Antonio Di Franco, segretario della Fillea Cgil, vanno considerati quei settori in cui la domanda sta aumentando e la manodopera scarseggia, come l’edilizia, dove «si fa fatica a trovare lavoratori». Ecco perché non c’è preoccupazione del rischio “sostituzione”. «I robot aiuteranno le persone, facendo le attività più gravose, quelle che provocano danni alla salute».
Un altro settore dove non si teme la “competizione” tra uomini e macchine è l’agricoltura. Qui la manodopera è poca e i robot già da tempo sono usati per i trattamenti fitosanitari e sono in corso di sperimentazione gli umanoidi per la raccolta di mele, fragole e pomodori.
Atlas, l’umanoide sviluppato dall’americana Boston Dynamics, che entro la fine del 2025 sarà impiegato nelle fabbriche statunitensi di Hyundai Motor Group, ha abilità che lo rendono idoneo a svolgere lavori massacranti, come la movimentazione di carichi pesanti, ed è in grado anche di fare acrobazie.
Oltre ai robot per l’impiego industriale ci sono quelli pensati per l’interazione sociale. L’umanoide Aria, prodotto dalla Realbotix e presentato al CES 2025 di Las Vegas a gennaio corso, è stato progettato per essere una “fidanzata digitale” e dispone di avanzate capacità di conversazione.
I progressi nella biomeccanica stanno rendendo i robot sempre più simili fisicamente agli esseri umani. Un esempio è Protoclone, sviluppato da Clone Robotics, che integra oltre mille muscoli artificiali che gli consentono di muoversi in modo fluido e naturale. In un video si vede mentre oscilla le gambe e apre e chiude i pugni.
C’è poi quello progettato per assistere alle faccende domestiche. In un video promozionale si vede Neo Gamma, della società 1X Robotics, che trasporta un cesto di biancheria, utilizza l’aspirapolvere e riceve un pacco da un corriere.
Troppo bello per non essere un privilegio da ricchi. Ma secondo le stime di Bank of America nel 2028 diventeranno un prodotto di massa e costeranno come un’auto. Quindi alla portata di tutti.
E allora che dire di un umanoide che ti accoglie sorridente sulla porta di casa e ti strappa alla solitudine con «Sono Amira, ciao, balliamo insieme?». Tra parentesi, Amira esiste, è la creazione dell’inglese Engineered Arts.
E chissà, potresti anche innamorarti di lei.