La Calabria, camposanto del campo largo, non abbocca al reddito di Tridico: allearsi con i grillini porta male
- Postato il 7 ottobre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Si può stravincere o straperdere: è quel che è accaduto alle elezioni regionali in Calabria, dove Roberto Occhiuto, il candidato del centrodestra, ha vinto con un distacco di quasi 18 punti sul suo avversario, Pasquale Tridico, esponente di spicco del centro sinistra e padre putativo del reddito di cittadinanza.
È una batosta che lascia il segno e dovrà far riflettere a lungo chi ha subìto una sconfitta del genere. Il campo largo è diventato il campo santo in uno dei territori più poveri del nostro Paese. Il che la dice lunga sugli errori commessi dall’opposizione che oggi risultano evidenti.
Chi ritiene che il centro sinistra sia morto non è lontano dalla realtà. I progressisti non sono più quelli di una volta. Hanno cambiato il volto e il carattere. Oggi sono sinistra e basta. Ecco quel che ha voluto a tutti i costi Elly Schlein, autrice di una rivoluzione che sta costando cara al Pd. I riformisti del partito sono sul piede di guerra: escono sconfitti da una competizione elettorale, i cui numeri non hanno precedenti.
Quindi, qualcosa non va più in quel campo che la segretaria voleva sostenere dando una scossa ad una platea che non sopportava quella giravolta.
Che umiliazione per il Pd in Calabria

Ora, davanti a chi vota, se ne pagano le conseguenze e la poltrona di via del Nazareno rischia di volere un altro inquilino che la protegga da umiliazioni come quelle subìte in Calabria.
Forse già da oggi, nei dem comincerà la contro rivoluzione e la Schlein entra di prepotenza nel mirino di quegli esponenti che non l’hanno mai digerita, ma soltanto sopportata. L’hanno dovuta accettare perché non potevano mettersi di traverso quando le preferenze non erano precipitate, anzi avevano avuto un balzo in avanti.
Poi, è cominciato il precipizio ed ora si vogliono fare i conti. Quella parte dei fans della segretaria risponde che si devono aspettare i risultati delle altre elezioni per parlare di tracollo, ma nonostante questa estrema difesa il campanello d’allarme è suonato forte in via del Nazareno.
Come si fa ad abbandonare il centro quando l’opinione pubblica è sempre più convinta che si debbono fare immediati passi indietro e tornare ai tempi in cui si parlava di progressismo, ma fino ad un certo punto?
La vittoria di Tajani
Per dimostrare le loro ragioni, gli amici-nemici di Elly guardano fuori degli obiettivi voluti e sostenuti strenuamente dal vertice attuale del Pd. Si fanno forza proprio osservando quel che è successo in Calabria, dove gli eredi dell’ex presidente del consiglio sono diventati il primo partito della regione.
Dopo la morte di Silvio Berlusconi le prefiche lo consideravano morto e ormai in coma. È successo l’esatto contrario perché con Antonio Tajani la svolta moderata si è accentuata e nella stessa alleanza di centro destra, gli eredi del Cavaliere appaiono sempre più l’ala meno oltranzista della maggioranza.
Così, si hanno i primi frutti, perché mai come in questo momento “la gente ha bisogno di tranquillità” (parole dello stesso Tajani).
Non è stato l’unico errore del partito se si è arrivati a prendere due ceffoni in pieno viso. La caparbietà con cui la Schlein difende il campo largo è diventata ossessiva. Ritiene che solo uniti si può vincere e battere “questa destra che sta portando l’Italia alla rovina”.
D’accordo, è una tesi che può avere il suo valore e trovare maggiori consensi. Però, prima questa alleanza deve avere un denominatore comune per ottenere quei vantaggi che si vogliono raggiungere. E a dire il vero collant è ancora di là da venire. Proprio fra le due forze più rappresentative di questa coalizione non c’è quell’ amalgama necessario per andare avanti.
Per essere estremamente chiari, Giuseppe Conte non vuole essere uno dei cespugli del Pd e un vassallo della Schlein. Ritiene che sia lui il vero leader della sinistra ed è con lui che la maggioranza deve scontrarsi.
Stando così le cose è evidente che il successo tarderà ad arrivare se mai arriverà. È nello stesso campo largo che va trovato quel quid che non va e fa restare sempre al palo il “campo” difeso a spada tratta dalla segretaria.
Molti, ormai, sono convinti che c’è bisogno di aria nuova e si affacciano all’orizzonte volti inediti, ad esempio quello del sindaco di Genova, Silvia Salis che ha cominciato la sua scalata con intenti precisi.
Non a caso, all’ultima Leopolda, la riunione cara a Matteo Renzi, il senatore (che non sa più a che santo votarsi per riemergere) ne ha parlato sottolineando le doti e la prudenza, elementi indispensabili per attirare l’attenzione della gente.
La verità è che il centro sinistra (o sinistra che dir si voglia) aveva sperato nel ribaltone in Calabria. Fondando questo ottimismo sulle manifestazioni pro Pal che avevano invaso le strade di mezza Italia. “Eccolo il popolo nuovo che ci farà vincere”, sostenevano convinti gli alleati del Pd, primi fra tutti i gemelli Fratoianni e Bonelli fermi ad un sei per cento che non significa nulla o quasi.
Invece, ancora una volta, le piazze non hanno stravolto l’attuale assetto politico che con le Marche e la Calabria hanno dato una dimostrazione che la maggioranza non deve temere sconquassi se sono questi gli avversari che debbono combattere.
Il tentativo di portare a sé quest’ala moderata ha significato che Giorgia Meloni ha fiutato l’aria ed essendo lei una vecchia volpe della politica italiana ha cominciato da mesi ad avvicinarsi a quella gente che un giorno, invece di starsene a casa, voterà per lei che ha saputo comprendere cosa vogliono gli italiani: la tranquillità e qualche soldo in più per arrivare alla fine del mese senza patemi d’animo.
Vogliamo parlare assai in breve di Francesca Albanese, l’ultima eroina degli italo palestinesi che non desiderano nemmeno ricordare il sette ottobre, giorno della strage compiuta da Hamas a Tel Aviv e dintorni?
Bene, un solo particolare: quando in un dibattito tv uno dei partecipanti ha fatto il nome di Liliana Segre, la nostra signora che si finge docente, si è alzata ed è fuggita via lasciando di stucco gli stessi conduttori che volevano esaltarla. Non c’è dubbio: una grande prova di democrazia.
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