La Bce taglia ancora i tassi mentre il mercato si interroga sul futuro di Christine

  • Postato il 6 giugno 2025
  • Di Panorama
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Christine Lagarde taglia, cuce ma difficilmente si sbottonerà sul suo futuro. Tanto meno su quello personale Oggi sicuramente taglierà i tassi. Ottava volta consecutiva. Altro quarto di punto sforbiciato che porta l’asticella al 2%, un livello che fino a pochi mesi fa veniva considerato il “pavimento”, il minimo sindacale. Ma si sa, tra stagnazione e inflazione in calo, pure i dogmi economici si accartocciano come vecchie carte da pacchi.

E mentre a Francoforte si ritocca, il mercato trattiene il fiato non tanto per i tassi quanto per quel che dirà, o meglio non dirà, madame Christine Lagarde. La presidente, impeccabile come sempre nel tailleur e nei silenzi, dovrà affrontare oggi la stampa dopo le indiscrezioni del Financial Times che la vorrebbero pronta al trasloco da Francoforte a Davos, per prendere le redini del World Economic Forum. Voci? Suggestioni? Fantapolitica monetaria? Forse. Ma intanto la BCE fa finta di nulla, e lei pure. Bocche cucite. In perfetto stile euro-tecnico.

Sul tavolo, però, non c’è solo il futuro della Lagarde. C’è una crescita che – sorpresa! – viene rivista al rialzo, e un’inflazione che  pare finalmente rientrare nei ranghi. A maggio l’indice dei prezzi è scivolato all’1,9%, sotto il famigerato target “vicino ma inferiore al 2%”. Che facciamo, brindiamo? Macché. A Francoforte non si esulta mai, si “monitorizza”. È l’arte dell’equilibrismo monetario: un po’ si taglia, un po’ si attende, e tutto dipende – come dicono loro – dai “dati”. E dai dazi.

Eh sì, perché a rovinare la festa ai mercati ci pensa sempre Donald Trump che minaccia tariffe doganali a pioggia. Se davvero entreranno in vigore il 9 luglio, la Bce potrebbe fermare i tagli a luglio e poi rimettere mano alla forbice solo a fine anno. E intanto, Bruxelles spera in un miracolo diplomatico con Washington. Oppure in un blackout su Twitter.

Nel frattempo, gli analisti di Nomura fanno due conti e avvertono: nel breve termine, l’inflazione potrebbe perfino calare sotto il target. Bene, direte. Non proprio. Perché nel lungo, i dazi trumpiani e la spesa pubblica in aumento rischiano di fare l’effetto contrario. Altro che deflazione: potrebbe tornare l’inflazione a bussare con gli scarponi.

E allora ecco Philip Lane, il capo economista della Bce: l’euro forte, il petrolio giù, l’import dalla Cina che torna a respirare nel caos dazi. Tutto fa brodo, anzi, fa scenario. Ma la sostanza resta: oggi si taglia, domani si valuta, dopodomani si decide. Riunione per riunione, come da manuale del bravo banchiere centrale.

Intanto i mercati ascoltano, scrutano, analizzano. Vogliono sapere se Lagarde resterà fino al 2027 o se già prepara gli après-ski di Davos. Ma su questo, come su tutto il resto, da Francoforte arriverà solo una carezza di diplomazia.

Autore
Panorama

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