La Banda della Magliana di Milano e il piano manageriale della Super Mamacita: rider della coca, turni, rimborsi e indennità, tutto sul libro mastro
- Postato il 30 ottobre 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nazza Calajò, il principe e il supernarcos della banda del quartiere milanese della Barona, ha sempre tenuto in buon conto il ruolo delle donne nel suo agguerrito gruppo criminale. A una di loro ad esempio regalò una piazza di spaccio, battezzandola proconsole con tre baci sulle guance davanti a sanguinari boss maschi. Certo poi quella donna, Rosangela Pecoraro detta Rosi Bike, si pentirà, regalandogli una condanna a 17 anni. Al di là di questo, le quote rosa nella banda sono sempre state rispettate. Tanto che con Nazza e il nipote Luca Calajò in carcere da tempo ormai, il traffico e lo spaccio è stato affidato a un cellula quasi tutta in rosa. A partire dal capo, autentica narcos soprannominata Griselda a ricordare la figura di Griselda Blanco regina della cocaina in Colombia già in affari con l’imperatore Pablo Escobar. Ma Griselda è pure Mamacita o Super Mamacita. Tanti nomignoli. Anche la Nera o la Bionda a seconda di come si tingeva i capelli.
Un vezzo tutto femminile che certo non ha impedito a Katia Adragna, milanese, classe ’79, di gestire in modo imprenditoriale il grande affare della droga a Milano con clienti vip, politici, avvocati e pure giudici. Oggi però la Super Mamacita è finita in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, un reato che prevede pene oltre i 20 anni di carcere. È il quarto atto della saga criminale della banda della Barona che, ordinanza dopo ordinanza, due pm ostinati come Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco stanno scrivendo dal 2023 fino a ipotizzare un gruppo criminale con più teste, un’associazione di tipo mafioso (reato ancora non contestato) molto simile, per interessi, contatti e potenza di fuoco, alla Banda della Magliana. Diciannove nuovi indagati, grazie al lavoro del Ros dei carabinieri e soprattutto del Reparto di polizia penitenziaria del carcere di Opera, si aggiungono così alle decine ormai già processati. Tra loro ad aumentare le quote rose, altre quattro donne con ruoli di stoccaggio e distribuzione della cocaina. E se la coca è il core business, le armi sono spesso il metodo migliore per risolvere i problemi. Toni Faraci, figura vicina alla narco cellula, si spiega molto bene: “Non ho più la 38, ho la 857 magnum”, in sostanza un cannone da sparo. E ancora: “Ho la Glock, ho la mitraglietta con otto caricatori da 36 colpi che significa trecento colpi, e andiamo! La guerra la faccio solo con quella, mi chiamano John Rambo. Dopodomani mi arrivano quattro ananas, sono le bombe a mano, così le chiamano (…). Se mi ammalo, già avevo ammazzato venti cristiani”. Tanto che il giudice al termine delle 200 pagine di ordinanza cautelare scrive: “Sommamente pericolosa si è rivelata essere la complessiva condotta del Faraci, in quanto nel corso delle conversazioni non soltanto è emersa la disponibilità da parte di costui di armi da sparo, ma le frasi dette hanno immediatamente rappresentato la dimestichezza dell’indagato all’uso di armi e la pronta volontà di utilizzarle, con conseguente assai concreto pericolo di utilizzo delle armi stesse, estremamente lesive per la vita e la incolumità individuale”.
Ma torniamo alla Super Mamacita Griselda, al secolo Katia Adragna “promotrice – secondo l’accusa – e organizzatrice dell’associazione, svolgeva il ruolo di addetta alla distribuzione e vendita dello stupefacente (Cocaina, Hashish, Marijuana) per conto e nell’interesse del sodalizio, con funzioni di procacciatrice di clienti nonché con l’incarico di incassare i proventi illeciti, per conto di Luca Calajò, e stoccare, confezionare e vendere al dettaglio lo stupefacente nel quartiere Barona e in altri luoghi. Inoltre riceveva direttamente da Luca Calajò per la gestione dei contatti e coordinava l’articolazione associativa a lei facente capo, avvalendosi di vecchi e nuovi affiliati”. Direttamente dalle parole di “Griselda” Adragna: “Il servizio Glovo (la consegna a domicilio della droga, ndr) è gratis, altrimenti inizio a farlo pagare se volete la priorità e la fretta! Perché sennò ci vuole il tempo umano. Io ci mangio di questo! Non è un gioco! E neanche faccio sport! È per portare da mangiare alla mia famiglia! Quindi, dieci euro alla volta di sconto, ditemi voi quando io devo mangiare! Lo decidete voi!”. Parole da manager della droga, tanto che i pm scrivono: “La Adragna e i suoi sodali hanno predisposto una piazza di spaccio organizzata secondo ben collaudati schemi operativi, che prevedono un’organizzazione del lavoro di tipo aziendale, fatta di turni, compiti e ruoli. Un sodalizio delinquenziale dotato di tutti gli strumenti e i mezzi necessari: telefoni cellulari, tablet, schede telefoniche con intestazioni fittizie, auto, moto, bici, monopattini, canali di approvvigionamento. In modo che gli spacciatori alle dipendenze della Adragna sono regolarmente stipendiati, con denaro contante o con quantitativi di droga per uso personale. Inoltre il trattamento retributivo, per coloro i quali mettono anche la propria autovettura a disposizione del gruppo per il trasporto e la distribuzione prevede, oltre al rimborso dei costi del carburante, pure un’ulteriore indennità”.
Il tutto annotato in un libro mastro gelosamente custodito dalla Super Mamacita. Un quaderno rosso sequestrato dagli inquirenti e dove Adragna segnava i nomi dei corrieri (Glovo), i clienti, l’eventuale grammatura e i corrispettivi ricevuti, le quantità di dosi disponibili nella centrale operativa, suddivise per numero e prezzo. Annota la Procura rispetto al libro mastro: “In una colonna dello schema riepilogativo, le spese di gestione sostenute per i rifornimenti di carburante e per le retribuzioni dei Glovo. Si tratta proprio di fogli suddivisi in tabelle verticali ed orizzontali, contenenti i dati. In pratica nel quaderno rosso, partendo da sinistra verso destra. risultano indicati i nominativi dei cessionari, le dosi pagate subito e quelle ricevute a credito, la spesa per il carburante, l’indicazione del Glovo che ha effettuato le consegne e il corrispettivo dallo stesso ricevuto per le attività svolte”. La lista dei clienti sarà più volte aggiornata e in un caso, nel 2024, quando Adragna riceve un avviso di conclusione indagine per un troncone della maxi-inchiesta, molti nomi di clienti saranno cancellati. Tutti tranne quelli dei clienti più importanti e cioè quelli di politici, avvocati e giudici. “Tutte persone che a noi ci possono servire”. Quale che sia la rete di questi clienti tanto influenti a Milano resta un omissis per il prossimo, quinto atto del romanzo criminale.
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