Kubica vince la 24 Ore di Le Mans con la Ferrari: il racconto del medico savonese che aiutò a salvargli la mano nel 2011

  • Postato il 16 giugno 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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robert kubica

Pietra Ligure. Parla anche un po’ savonese la vittoria ottenuta ieri da Robert Kubica alla 24 Ore di Le Mans a bordo di una Ferrari. Grazie all’abilità del pilota polacco (e dei suoi compagni di squadra Ye Yifei e Phil Hansona) per la terza volta di fila un’auto del Cavallino Rampante è salita sul gradino più alto del podio nella categoria Hypercar.

E come sempre accade quando il nome di Robert Kubica appare tra i vincitori di qualche competizione automobilistica, la mente dei savonesi non può fare a meno di andare al terribile incidente che lo vide protagonista nel febbraio 2011 e, soprattutto, all’incredibile risposta data dal nostro sistema sanitario, che non solo fu in grado di salvargli la vita, ma anche di consentirgli di rimettersi al volante di un’auto. E di continuare a vincere, così come aveva fatto fino a quel momento (tanto da farlo finire nel “mirino” proprio della Ferrari per la Formula 1).

A ricordare e raccontare lo straordinario impegno della sanità savonese in quel frangente è Brunello Brunetto, già primario di rianimazione del San Paolo di Savona e del San Giuseppe di Cairo, che in quel periodo prestava servizio proprio al Santa Corona di Pietra Ligure: “Era il 6 febbraio 2011 – racconta ai microfoni di IVG.it – L’anestesista di guardia mi chiamò per avvisarmi che a breve sarebbe arrivato al Santa Corona un pilota che aveva appena avuto un grave incidente al Rally di Andora. Si trattava ovviamente di Kubica, che partecipava alle competizioni rallistiche per tenersi ‘in allenamento’. Conosceva piuttosto bene il nostro territorio in quanto spesso faceva la spola tra Montecarlo, dove risiedeva, e la zona di Viareggio e Forte dei Marmi, dove aveva la sua struttura personale di allenamento e, soprattutto, dove aveva il suo centro medico Riccardo Ceccarelli, medico sportivo personale di Kubica specializzato proprio nella preparazione di piloti e sportivi in generale”.

“Quando arrivai in ospedale il primo problema fu ‘convincere’ il suo staff medico e il manager Daniele Morelli della necessità di non trasferirlo altrove. Le prime informazioni circa le condizioni di Kubica, infatti, li avevano persuasi a predisporre il trasferimento a Verona, dove risultava ci fosse un centro specializzato in chirurgia della mano. Vista la situazione, però, avevo dato il mio veto al trasferimento. Per fortuna siamo riusciti a convincerli a tenerlo qui. Dopodiché abbiamo convocato gli specialisti necessari ad effettuare i primi interventi. Il primo ad essere chiamato fu il primario di ortopedia Francesco Lanza, che in quel momento era a sciare in montagna ma non ci pensò un attimo a rientrare immediatamente; poi fu la volta di Igor Rossello, anche lui fuori per un periodo di riposo. In attesa del loro arrivo abbiamo deciso di intervenire per fermare la perdita di sangue. Ricordo che siamo entrati in sala prima di mezzogiorno e ne siamo usciti a mezzanotte, al termine di un’operazione urgente davvero complessa e necessaria per porre sotto controllo l’emorragia ed effettuare un primo riallineamento delle fratture. Quello è stato davvero l’intervento clou, il più importanti. Quelli successivi sono stati tutti ‘migliorativi’  e volti a restituire una maggiore funzionalità alla mano”.

Un intervento sicuramente “complicato” dall’esposizione mediatica, con gli occhi di tutto il mondo puntati su Pietra Ligure e su Santa Corona in particolare: “Con Ceccarelli e Morelli prendemmo un ‘accordo’ volto proprio a tenere a bada i media in questa prima e delicata fase. Io sarei uscito dalla sala ogni ora per aggiornarli sulla situazione, ma in cambio loro avrebbero dovuto lavorare per ‘isolare’ il reparto dal mondo esterno. Soltanto dopo sono iniziati ad arrivare personaggi quali Fernando Alonso, Giancarlo Fisichella, Flavio Briatore e altri. L’attenzione attorno a Kubica era ovviamente molto forte, ma noi necessitavamo di poter lavorare con la giusta tranquillità”.

Avis Kubica

Come noto, la serie di interventi fu un successo e Kubica non solo si salvò, ma fu anche in grado di recuperare la funzionalità della propria mano: “A distanza di 14 anni da quel periodo, mi piace ricordare il grandissimo lavoro di squadra che è stato fatto. Il nostro sistema sanitario ha risposto in modo davvero importante, mettendo insieme professionisti provenienti da diversi ospedali e con diverse abitudini e facendoli lavorare attorno allo stesso caso in modo efficace e sinergico. Basti pensare che Rossello aveva la sua sede operatoria principale a Savona, ma siamo riusciti ugualmente ad attrezzare una sala altrettanto funzionale a Santa Corona. Tutte le persone coinvolte in questa emergenza (i medici, gli infermieri, i tecnici di radiologia e laboratorio, gli Oss, i fisiatri) hanno lavorato in modo eccellente. Questo episodio è stata certamente la consacrazione di una vocazione che Santa Corona ha sempre avuto e che ha ancora come sede di trauma center“.

“E’ per questo che ritengo di poter dire che nell’ultima vittoria di Kubica a Le Mans (a bordo di una Ferrari, tra l’altro) c’è un po’ di tutti coloro i quali hanno messo loro stessi in quel frangente. Ognuno di noi, di loro, deve sentirsi parte di qualcosa che è stato davvero una bella impresa. Non solo Kubica si è salvato, ma è riuscito a recuperare a sufficienza da poter ancora partecipare e vincere un mondiale rally”.

Un’impresa per la quale lo stesso Kubica ha dimostrato di essere estremamente grato, come testimonia una sua decisione successiva: “Su mio invito – ricorda ancora Brunetto – il pilota ha acconsentito a diventare testimonial di Avis Savona per una campagna per la raccolta di sangue, campagna promossa grazie alla collaborazione di Cesare Vignola”.

Avis Kubica

Viene da chiedersi se oggi, a distanza di quasi tre lustri e con tutte le trasformazioni a cui è andato incontro il sistema sanitario ligure e savonese, una tale risposta sia ancora possibile: “Sì, nel caso di maxi emergenze, per interventi ad alta complessità e per tutta una serie di situazioni che richiedono l’attivazione di sinergia, la risposta continua ad essere molto positiva. Il sistema soffre in altri settori, cioè quelli della bassa e media complessità. Ma per quanto riguarda politraumi, emodinamiche, ictus, il sistema è ancora efficiente. Un evento come quello di Kubica oggi sarebbe affrontato con la stessa sicurezza e gli stessi risultati positivi“.

Autore
Il Vostro Giornale

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