Kosovo-Serbia, la tensione infinita. Il ruolo dell’Ue per risolvere la crisi
- Postato il 30 ottobre 2024
- Esteri
- Di Formiche
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Non si placa il conflitto tra Pristina e Belgrado. Questa volta il premier Albin Kurti chiama in causa la comunità internazionale contro il disegno di legge serbo che nomina il Kosovo “area di protezione speciale”. Una mossa che inasprisce le relazioni tra i due Paesi già duramente provate dal fallimento degli accordi di Ocrida e da una fase di sostanziale ostilità a cui nessuno è riuscito a porre rimedio. Il rischio del perdurare di questo caos, però, potrebbe investire il processo di stabilizzazione dei Balcani e compromettere gli sforzi compiuti in questo senso dall’Ue e dai Paesi che lavorano all’allargamento (tra cui l’Italia).
Qui Pristina
Il governo serbo ha nominato il Kosovo “area di protezione speciale”, ovvero destinataria di una serie di misure annunciate dal presidente Aleksandar Vucic dopo che le autorità kosovare avevano reagito contro le istituzioni gestite dalla Serbia nei quattro comuni a maggioranza serba del nord.
Per questa ragione il primo ministro del Kosovo ha chiesto alla comunità internazionale a reagire. “Si tratta di un’altra azione ostile nei confronti della costituzione, della legalità, dell’integrità territoriale, della sovranità, della pace e della sicurezza del Kosovo – ha affermato Kurti – questo è, allo stesso tempo, un attacco all’accordo di base dal quale la Serbia si è ritirata perché afferma di non rispettare l’integrità territoriale del Kosovo”.
Il riferimento è agli accordi di Ocrida che, stimolati da Ue e Usa, avevano fatto presagire l’apertura di una fase del tutto nuova tra i due Paesi: era il marzo del 2023 e il cuore dell’intesa prevedeva che entrambi applicassero l’articolo 4. La Serbia si era impegnata a non opporsi all’adesione del Kosovo alle organizzazione internazionali.
Qui Belgrado
Il governo serbo ha inteso con questo provvedimento dare sostegno finanziario alle categorie della popolazione serba presenta in Kosovo previste dalla legge, spiegano esponenti del governo di Belgrado, al fine di garantire la loro sopravvivenza in quel territorio. In questo modo puntano a rafforzare la conservazione del patrimonio culturale e storico con un’attenzione allo sviluppo demografico, economico e culturale.
“L’obiettivo dell’adozione di queste soluzioni legali è quello di sostenere i disoccupati, cioè gli ultra 65enni che non hanno esercitato il diritto alla pensione, per fornire loro un sostegno per una vita produttiva ed eliminare le conseguenze dell’esclusione sociale”. Su questa traccia si muove anche la seconda iniziativa di Vucic, ovvero un progetto di legge sull’organizzazione e la giurisdizione delle autorità giudiziarie nel perseguimento dei crimini commessi in Kosovo.
“La legge proposta consente la specializzazione dei tribunali che giudicano i casi di atti criminali commessi sul territorio del Kosovo e Metohija e la loro giurisdizione, in modo che i processi in questi procedimenti penali siano più efficienti e acquisiscano importanza”.
Scenari
Appare evidente che allo stallo di lunga data tra Kosovo e Serbia nessuno sta riuscendo a porre rimedio, anche in considerazione di partite parallele, come il processo di allargamento Ue ai Balcani, le elezioni americane e i primi passi della nuova Commissione europea. Lo status delle enclave a maggioranza serba nel Kosovo settentrionale non registra passi in avanti e le accuse tra le due parti proseguono.
Pochi giorni fa il primo ministro del Kosovo aveva accusato il presidente serbo di “irrazionalità”, “disperazione” e di perseguire una “campagna aggressiva per nuovi conflitti”. In precedenza Vucic aveva chiesto nuove elezioni comunali nel Kosovo settentrionale per allentare le tensioni nate nel 2023, quando la comunità serba aveva ampiamente boicottato le urne. In questa situazione così frastagliata è necessario che vi sia uno slancio per così dire ecumenico, in primis da parte di Bruxelles.
Nella sua recente visita nei Paesi balcanici, Ursula von der Leyen dopo aver fatto tappa in Albania, Macedonia del Nord e Bosnia ed Erzegovina, è stata in Serbia proprio per riflettere con uno dei candidati all’Ue con cui il rapporto non è semplice. Va ricordato che Vučić non sostiene le sanzioni contro la Russia in virtù di un forte rapporto con Mosca e Pechino.