Kleopatra, la droga dei Gallace non “sballava” e i cutresi volevano indietro i soldi
- Postato il 26 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Kleopatra, la droga dei Gallace non “sballava” e i cutresi volevano indietro i soldi
Operazione Kleopatra, i cutresi acquistarono dai Gallace droga ritenuta di scarsa qualità (“non sballa”) e chiesero la restituzione dei soldi
La droga che il clan Gallace aveva venduto ad acquirenti di Cutro non “sballava”. O non sballava abbastanza. Era di scarsa qualità, insomma. E quindi i soldi andavano restituiti. C’è anche l’acquisto di un chilo di marijuana, per 2mila euro, tra i capi d’accusa contestati agli esponenti della cosca arrestati nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione Kleopatra, messa a segno dalla Guardia di finanza e dalla Dda di Catanzaro. Ne rispondono gli indagati Francesco Aloi, Domenico Vitale, Cosimo Sorgiovanni e Angelo Gagliardi, tutti gravitanti nell’orbita del potente clan del Catanzarese.
ERBA “MEDICA”
La consegna avvenne su richiesta di alcune persone originarie del Crotonese. Dal monitoraggio delle chat che gli indagati si scambiavano, emerge che un chilo di “erba medica” doveva essere ceduta a Cutro, dove era stato individuato un nuovo canale di vendita da parte del gruppo criminale sotto accusa. Previsto anche un piccolo sconto ai crotonesi nella prospettiva che presto gli acquisti sarebbero stati ingenti. Siamo nel 2020. Il pagamento fu immediato, dopo l’assaggio di un campione. “We apposto”.
KLEOPATRA, LA DROGA DEI GALLACE NON PIACE AI CUTRESI: SOSTANZA “SPORCA”
Tuttavia, emerge che la sostanza non era stata accettata, dirà successivamente Vitale ad Aloi, perché di scarsa qualità. Ma soprattutto i cutresi chiedevano la restituzione della somma di denaro segnalando, in particolare, che la sostanza era “sporca”. Cioè non aveva capacità drogante (“non sballa”). E quindi non era uguale a quella del campione dato in prova e che, sulle prime, era stato accettato.
Vitale emerge, dalle intercettazioni, come colui che avrebbe commissionato l’acquisto e avrebbe ceduto la droga a suoi contatti di Crotone e Cutro. Aloi avrebbe fatto da intermediario. Gagliardi sarebbe stato il corriere. Mentre colui che forniva il carico sarebbe stato Sorgiovanni.
Si tratta di un affare minore, l’unico non andato in porto, tra quelli contestati alla presunta associazione a delinquere finalizzata all’importazione, al trasporto, alla detenzione, alla commercializzazione, alla cessione, a qualsiasi titolo, di ingenti quantitativi di cocaina, eroina, marijuana e hashish.
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RETE INTERNAZIONALE
Un’organizzazione criminale che gestiva traffici ben più rilevanti, come i 500 chili di cocaina spediti al porto di Gioia Tauro dal Sudamerica. La base direzionale degli affari era Guardavalle, fortino della cosca Gallace, dove gli indagati provenienti da tutt’Italia si incontrano per ricevere le direttive strategiche. Una rete internazionale, quella con al vertice Cosimo Damiano Gallace alias Rolex, che individua le fonti di approvvigionamento di partite di cocaina, da importare in Italia, soprattutto in Sudamerica, in Colombia, Ecuador, Perù, Brasile e in Europa, in Olanda, Germania. Per la marijuana, l’eroina e l’hashish, invece, il gruppo criminale si serviva di canali di import-export. In Calabria rimaneva poco. Il grosso della droga finiva sulle piazze di Milano e Roma. Ma quel poco che rimaneva in Calabria, a Cutro, in particolare, non era manco accettato.
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Kleopatra, la droga dei Gallace non “sballava” e i cutresi volevano indietro i soldi