Kiev vuole lo 0,25% del Pil dei Paesi Nato. Gli Usa agli alleati: “Impegno senza parassiti”. E Rutte sponsorizza l’acquisto di armi di Washington

  • Postato il 15 ottobre 2025
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Sostegno all’Ucraina, nuovi strumenti anti-droni e spinta alla spesa nella difesa. I ministri della Difesa della Nato tornano a riunirsi e delineano un indirizzo che è sempre più sulla linea del riarmo, senza badare a spese. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha esultato perché “sedici o 17 membri dell’Alleanza hanno ora aderito all’iniziativa Purl (Prioritised Ukraine Requirements List)”, che prevede l’acquisto di armi statunitensi da parte dei Paesi europei per rafforzare le forniture a Kiev. Il ministro della Difesa ucraino Denys Shmyhal gli ha fatto eco, definendo l’incontro “davvero molto positivo” e chiedendo il sostegno di tutti: “Per il 2026 il nostro fabbisogno per la guerra è di 120 miliardi: 60 verranno dal nostro bilancio, il resto deve essere fornito dai partner, o con un contributo dello 0,25% del loro Pil, tra Europa e non Europa, oppure grazie all’uso degli asset russi immobilizzati”.

Sostegno all’Ucraina “senza parassiti” e ruolo della Germania

Il Segretario Usa alla Guerra, già alla Difesa, Pete Hegseth, ha spronato tutti gli alleati a rifornire il Purl – cioè a comprare le armi Usa per l’Ucraina, come da dettami del presidente Trump – e a dare seguito al nuovo target di spesa definito al vertice dell’Aja a fine giugno. “Da agosto gli alleati della Nato hanno impegnato oltre 2 miliardi di dollari attraverso l’iniziativa Purl della Nato. Ora è il momento per tutti i paesi della Nato di passare dalle parole ai fatti, sotto forma di investimenti Purl, tutti i paesi attorno a questo tavolo, senza parassiti“. Il capo del Pentagono ha poi elogiato Germania e Polonia “per i loro sforzi nel rispettare l’impegno del 5%, che viene investito nello schieramento di forze di combattimento credibili, ma anche i baltici e nordici, che hanno fatto lo stesso”. Proprio la Germania intende ampliare i suoi sforzi di difesa e si è offerta di assumere la guida di uno scudo di difesa aerea europeo. Non solo. Berlino ha anche annunciato che caccia tedeschi saranno di stanza in Polonia per proteggere il fianco orientale della Nato, nell’ambito dell’operazione Sentinella dell’Est. Le manovre ai confini per contrastare la sbandierata minaccia russa, quindi, continuano incessantemente.

Strumenti anti-droni e spesa per la difesa

Alla riunione i 32 alleati hanno inoltre concordato sull’intensificare ulteriormente la capacità di agire della Nato in base agli impegni assunti all’Aia per investire di più nella difesa, riferisce Rutte. E la necessità, di fronte ai numerosi episodi di sconfinamento di velivoli, di attuare “una serie di misure aggiuntive contro i droni che amplieranno e accelereranno la nostra capacità di contrasto”. Misure che non saranno il doppione di quelle annunciate dall’Ue e che domani saranno concretizzate nella roadmap sulla Prontezza 2030 che la Commissione presenterà, in tempo per la discussione dei leader al vertice Ue della prossima settimana. Tra queste c’è appunto il cosiddetto muro di droni, che non riguarda più solo il fianco Est ma anche il Sud, come chiesto dall’Italia. Droni che, rassicura Rutte, non saranno abbattuti in automatico, se non rappresentano una minaccia: “Ma se la rappresentassero, posso assicurarvi che i nostri militari avrebbero tutte le autorità necessarie per neutralizzarla. I russi lo sanno. Fidiamoci dei nostri militari”.

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