Kazakistan negli Accordi di Abramo: il colpo diplomatico che rafforza Trump
- Postato il 7 novembre 2025
- Di Panorama
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Nuovo successo diplomatico per Donald Trump. Giovedì, il presidente americano ha infatti annunciato che il Kazakistan aderirà agli Accordi di Abramo. “Ho appena avuto una telefonata importante tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev. Il Kazakistan è il primo Paese del mio secondo mandato ad aderire agli Accordi di Abramo, il primo di molti”, ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca su Truth. “Questo è un importante passo avanti nella costruzione di ponti in tutto il mondo”, ha anche affermato, per poi concludere: “Oggi, sempre più nazioni si stanno schierando per abbracciare la pace e la prosperità attraverso i miei Accordi di Abramo”.
La posizione di Astana e il rilancio dei patti di Abramo
“La nostra prevista adesione agli Accordi di Abramo rappresenta una naturale e logica continuazione del corso di politica estera del Kazakistan, fondato sul dialogo, sul rispetto reciproco e sulla stabilità regionale”, ha dichiarato, dal canto suo, il governo kazako, che intrattiene relazioni diplomatiche con Israele dal 1992. Per questo, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha affermato che l’adesione di Astana agli Accordi di Abramo rappresenta “un rapporto rafforzato, che va oltre le semplici relazioni diplomatiche e la presenza di ambasciate nelle rispettive capitali”. Alcuni funzionari statunitensi hanno anche riferito al Times of Israel che la mossa del Kazakistan, un Paese a netta maggioranza musulmana, è finalizzata a rilanciare l’iniziativa dei patti di Abramo: iniziativa che si era parzialmente offuscata a causa della crisi di Gaza. Secondo l’amministrazione Trump, quella kazaka non è quindi una svolta soltanto simbolica, ma dalle implicazioni geopolitiche e diplomatiche concrete.
Il precedente del primo mandato Trump
Ricordiamo che, durante il suo primo mandato, l’attuale presidente americano aveva mediato con successo degli accordi di normalizzazione tra Israele e alcuni Paesi arabi, come gli Emirati arabi uniti e il Bahrein. Trump, dopo l’intesa tra Gerusalemme e Hamas, spera adesso che anche l’Arabia Saudita aderisca agli Accordi di Abramo. È quindi principalmente in quest’ottica che va letta la mossa di Astana. Ma non è tutto. Oltre al presidente kazako, l’inquilino della Casa Bianca, giovedì, ha ospitato a Washington anche i leader di Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Nell’occasione, Trump ha reso noto di aver rafforzato i rapporti degli Stati Uniti con i Paesi dell’Asia Centrale su questioni rilevanti, come sicurezza, commercio e minerali essenziali. “Abbiamo rafforzato la sicurezza economica degli Stati Uniti stipulando accordi con alleati e partner per ampliare le nostre catene di approvvigionamento minerario essenziali”, ha affermato.
La strategia USA in Asia Centrale e il nervosismo di Mosca
È insomma abbastanza evidente come il presidente americano stia cercando di rafforzare l’influenza di Washington sull’Asia Centrale: una strategia a cui probabilmente Mosca guarda con irritazione. Vale la pena di sottolineare come Kirghizistan, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan facciano parte della Collective Security Treaty Organization: un patto di sicurezza, promosso principalmente dalla Russia. È anche interessante notare come Trump, ad agosto, abbia arginato l’influenza di Mosca sul Caucaso del Sud, mediando un accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian. L’obiettivo dell’inquilino della Casa Bianca è del resto quello di mettere Mosca sotto pressione, per cercare di spingerla ad ammorbidire la sua posizione sulla questione ucraina.