Kallas: “L’Europa si armi subito o poi sarà troppo tardi”
- Postato il 13 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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In un’intervista rilasciata a La Stampa, la rappresentante dell’Unione Europea per la Politica estera, Kaja Kallas, ha lanciato un forte messaggio in merito alla guerra in Ucraina e al ruolo della Russia. Secondo Kallas, “Mosca deve volere la pace, e non è quel che vediamo. Dicono di avere le risorse necessarie per andare avanti, ma non è così. Solo a maggio il patrimonio del fondo sovrano russo è sceso di sei miliardi di dollari, e potrebbe esaurire le risorse entro il prossimo anno. Per questo abbiamo deciso un 18° pacchetto di sanzioni nella speranza di costringere Putin al tavolo”.
Kallas sottolinea come il Cremlino risponda solo alla forza, non a pressioni simboliche: “Temo che per Mosca la guerra finirà solo quando avrà chiaro di non avere alternative su un piano economico. Mosca reagisce solo alla forza, non agli slogan vuoti”.
Riguardo a un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Kallas dichiara: “Quando Trump ha iniziato il suo mandato ci è stato detto che non si sarebbe mostrato troppo paziente con le astuzie di Putin. Spero accada, perché è evidente che sta cercando di prendersi gioco dell’Occidente”.
Difesa europea e crisi umanitaria a Gaza
Un altro tema centrale dell’intervista riguarda la difesa europea e l’eventuale aumento delle spese militari. “Non mi focalizzerei troppo sui numeri, bensì su ciò che può rendere l’aumento di spesa efficace: cosa fare con questi soldi. La spesa va aumentata in tempi di pace, diversamente sarà sempre troppo tardi”. Kallas ricorda con un esempio storico l’urgenza della preparazione: “Nel 1933 l’Estonia era neutrale, non sentiva il bisogno di spendere nulla o quasi in difesa. Cinque anni dopo, quando si capì che il mondo sarebbe entrato in guerra, la spesa aumentò del 100% ma era troppo tardi. Non era più possibile acquistare nulla, e perdemmo la nostra indipendenza”.
Infine, sulla crisi nella Striscia di Gaza, Kallas chiarisce la posizione europea: “Abbiamo già deciso di rivedere il nostro rapporto di partenariato con Israele, e ci impegniamo tutti i giorni perché gli aiuti umanitari arrivino alla popolazione di Gaza. Questo è ciò che oggi siamo in grado di fare”.
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