Juventus, Zidane allo scoperto sul suo futuro in panchina: il retroscena su Cassano, Agnelli e Ronaldo

  • Postato il 12 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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Dal maggio 2021, quando lasciò la panchina del Real Madrid, si aggiorna, vede partite, va in giro ma non allena. Il suo nome viene puntualmente accostato a quello dei top club europei e non c’è anno in cui non si parli di lui alla Juventus ma Zinedine Zidane, ospite di lusso al Festival dello sport, ha un destino preciso e che tutti sanno bene da tempo ormai: sarà il sostituto di Deschamps come ct della Francia dopo i Mondiali. Da Trento, dove è stato accolto con una vera e propria standing ovation, Zizou parla di tutto, intervistato da Walter Veltroni.

Le telefonate di Agnelli

Il calcio che ha iniziato ad amare da piccolo giocando per strada a Marsiglia dove i genitori algerini si erano trasferiti per lavorare, il poster di Platini nella stanzetta: l’infanzia di Zizou è stata simile a quella di tantissimi bambini. E’ il resto della vita che è stato un po’ differente. Degli anni alla Juve dice: “Sono stati anni bellissimi, in Francia il calcio non era così importante, alla Juve ho capito che bisognava vincere sempre, in casa e fuori. Alla Juve non si poteva perdere mai. Agnelli? Quando giocavo bene e magari tornavamo al mattino, mi chiamava alle 6 solo per dirmi complimenti. Era un grande appassionato”.

L’ossessione Champions

Sul perché sia sempre stato difficile per la Juve vincere la Champions (che lui ha vinto 3 volte da tecnico del Real) dice: “Io ho perso due finali ma è una manifestazione difficile”. Dalla Juve al Real: “Eravamo a un galà a Monaco e a cena c’ero Florentino Perez che mi fece passare un bigliettino con su scritto se volevo venire al Real. Dopo 5 anni alla Juve mi dissi: o ora o mai più, ed accettai. Non è vero però che i senatori come Figo non mi passavano la palla, la prendevo eccome. Al Real c’era il giocatore che mi piaceva di più: Ronaldo il fenomeno, in allenamento faceva cose incredibili, mi diceva: ora ti faccio due tunnel e li faceva davvero”. La partita più importante però l’ha giocata con la Francia: “Il sogno dei bambini è sempre il Mondiale, quando lo giochi e lo vinci è il massimo”.

La scelta di fare l’allenatore

L’ultima gara da giocatore fu col Villarreal nel maggio del 2006: “L’avevo scelto io di smettere, anche se era difficile. Non mi piacevano più le trasferte, gli alberghi, i ritiri, a 20 anni va bene, quando ne hai più di 30 e hai figli no. Io ho smesso a 34 anni, potevo continuare altri 2-3 anni ma ho detto basta”. Disse però che non avrebbe mai fatto l’allenatore: “Quando ho smesso ho cambiato la mia vita, mi sono occupato della famiglia, ma dopo 3 anni in cui mi sono goduto la vita mi son detto: e adesso che ca.. faccio? Ho fatto il corso da allenatore e ho capito che volevo fare questo. Io ho avuto i migliori allenatori ma tra tutti Lippi è quello che mi ha insegnato di più. All’inizio mi hanno criticato ma lui ha sempre creduto in me. Poi ho avuto Ancelotti, Carlo è un amico. Per me l’allenatore conta l’80% in un club. Certo ho avuto giocatori fantastici, Ronaldo, Benzema, Kroos, Isco, Modric: non perdevano mai la palla in allenamento, forse Cristiano la perdeva un po’ ma faceva gol impressionanti. Doveva venire anche Totti, l’ha detto lui. Invece venne Cassano, con lui ho giocato ed era bravo, meritava di giocare di più. Non era vero che facesse solo casino. La squadra rivale che mi ha impressionato di più, invece, è stato il Milan degli olandesi e di Sacchi”.

Di numeri “10” come lui o Platini o Zico ne nascono sempre meno, è un ruolo che sta sparendo: “E’ vero, manca chi riceve tra le linee, se giocassi ancora oggi farei quello che dice il mio allenatore a livello difensivo ma in attacco farei quello che ho dentro, provando a inventare gioco. Di giocatori bravi comunque ce ne sono tanti ancora, il mio idolo era Enzo Francescoli, mi faceva venire i brividi, ma oggi non posso fare un nome solo. Posso dire Yamal. Yildiz? Mi piace ma deve crescere ancora. La Juve con Igor che conosco bene però sta facendo bene e sono contento per lui e per la Juve”.

Il futuro di Zidane in panchina

Per Veltroni Zidane era un giocatore “malinconico” in campo: “Non credo, facevo le cose da fare senza esagerare nel bene come nel male, sempre con equilibrio. Ora sono fermo sul lavoro ma non sono depresso, so fare anche altre cose, sto con la mia famiglia, mi piace andare a vedere i miei figli giocare. Un giorno però tornerò da allenatore, mi manca l’ambiente con giocatori bravi. La Juve? Non è successo, non so, abbiamo fatto altre scelte ma la Juve ce l’ho nel cuore. La mia sensazione, quello che voglio fare in futuro, non dico adesso, è la Nazionale”.

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