Julia Roberts: “Non voglio film innocui. Il cinema deve far discutere, non compiacere”
- Postato il 25 ottobre 2025
- Di Panorama
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Credo che oggi le persone si confrontino troppo poco dibattendo di argomenti su cui non sono d’accordo. E questo avviene anche nel cinema: i film non stimolano più discussioni. Per questo sono felice di aver preso parte a questo progetto. Non so se questa storia è controversa, come è stata definita dalla critica, ma sarei felice se uscendo dalla proiezione le persone iniziassero a parlare in modo appassionato dei temi in gioco». Julia Roberts, 57 anni, l’ex fidanzatina d’America passata dall’exploit di Pretty Woman a successi come Notting Hill e Mangia, prega, ama e poi a film impegnati come I segreti di Osage County o Erin Brockovich, che le ha fruttato un premio Oscar, descrive così il suo nuovo After the Hunt – Dopo la caccia, che è già stato ribattezzato il dramma dell’era post #MeToo. Ovvero di un periodo storico in cui l’ideologia woke e il politicamente corretto vengono messi in discussione, al pari della narrativa secondo cui, nella dinamica legata alle molestie sessuali, l’uomo è sempre il carnefice senza alcuna possibilità di difendersi.
Non a caso il regista Luca Guadagnino inizia il film citando lo stile dei titoli di testa di Woody Allen, che agli occhi dell’opinione pubblica soprattutto americana è colpevole di aver molestato la figliastra Dylan, pur in mancanza di prove inconfutabili. Nel film che proietta l’ombra del dubbio sulla verità di tutti i personaggi, oltre che sulla bussola morale che guida le loro azioni, Julia Roberts è Alma Imhoff, rispettata professoressa di filosofia a Yale sposata con Frederik (Michael Stuhlbarg), psicanalista che lei tratta con superiorità e mette in disparte per dedicarsi a discussioni brillanti col più giovane collega e amico Hank Gibson (Andrew Garfield), che come lei aspira a ottenere la cattedra, e con Maggie (Ayo Edebiri), studentessa che sta preparando proprio con lei la propria tesi.
Quando Maggie ed Hank lasciano un party, il professore finisce a casa della ragazza per il bicchiere della staffa.
La sera successiva però Maggie si presenta a casa di Alma dicendo che Hank l’ha molestata e le chiede appoggio, mentre la professoressa, che a sua volta ha vissuto in passato un caso simile, di cui nessuno però è al corrente, non sa se crederle. Hank le racconta che in realtà l’accusa di molestie è stata inventata quando lui ha accusato Maggie di aver copiato gran parte della tesi. Alma si trova così catapultata in uno scenario in cui cerca di calcolare quale sia la migliore strategia per uscire indenne dalla vicenda. «Io sono una persona che tende a prendersi cura degli altri, mentre Alma è distante da me caratterialmente: non riuscivo a capire se mi piacesse o se la odiassi.
E a un certo punto mi sono trovata un po’ in crisi», spiega Julia Roberts a Panorama.
Addirittura! E perché?
È un personaggio complesso, su cui mi sono scervellata, soprattutto perché Guadagnino voleva che accentuassi tutti i suoi difetti. Ho accettato la parte talmente velocemente che all’improvviso ho avuto paura di non farcela. Anche perché sono molto esigente nei confronti di me stessa.
Cosa l’ha convinta ad accettare il ruolo con tale impeto?
Il fatto che il regista ha un vero interesse per le persone. Gli interessa capire perché agiscono in un determinato modo, senza giudicarle. E questo è un aspetto chiave per creare personaggi intriganti.
Secondo lei chi è Alma veramente?
C’è un grande aspetto recitativo nella vita di Alma, perché nel suo ruolo di professoressa, in un certo senso, quando entra in aula è come se mettesse in scena una performance. Ma in realtà questo aspetto è altrettanto presente nella sua vita privata e nelle relazioni familiari e amicali, perché questo è l’unico modo che lei ha trovato per sopravvivere. Ma c’è di più.
Che cosa?
Alma è sempre la persona più intelligente in qualsiasi situazione e ha usato il suo formidabile intelletto per ottenere un potere impressionante in un ambiente dominato dagli uomini. Ma per riuscirci, ha dovuto imparare a essere una vera dura.
Secondo lei Alma rappresenta le donne di oggi, che sono diverse da quelle ritratte nel cinema di ieri?
Non credo tanto a queste generalizzazioni: ci sono personaggi femminili forti e fragili sia nei film odierni che del passato. Così come non credo alla definizione per cui questo film rappresenterebbe una dichiarazione antifemminista. Per me parla di tanti argomenti e non solo di una battaglia tra i sessi, ma di potere, di privilegio, di politica, e di identità. Nora Garrett ha scritto una bellissima storia sul tentativo di cercare di capire chi siamo veramente nel profondo e perché agiamo in una certa maniera in determinate condizioni.
Lei che qui interpreta una docente, che rapporto ha avuto in vita sua con gli insegnanti?
Ottimo. I miei genitori erano insegnanti d’arte e teatro. E io ho avuto una professoressa di inglese al liceo, la signora Gutherman, che mi ha fatto scoprire I racconti di Canterbury e Samul Beckett. È stato allora che sono riuscita per la prima volta a relazionarmi con personaggi più adulti di me, a provare il loro dolore, e ho capito che avrei voluto mettere in scena le vite degli altri.