Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa argentino e gesuita della Storia

  • Postato il 21 aprile 2025
  • Di Tgcom24
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Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa argentino e gesuita della Storia

"Fratelli e sorelle, buonasera". Si era presentato così, spiazzando la folla con quel semplice "buonasera" che avrebbe cambiato la Chiesa, ma anche il mondo intero. Nato a Buenos Aires nel 1936 da genitori italiani emigrati in Argentina, Bergoglio entra nella Compagnia di Gesù dopo un diploma da perito chimico. Si laurea in filosofia e approfondisce in Germania gli studi di teologia. Il cardinal Bergoglio, che aveva già presentato le dimissioni dalla guida dell'arcidiocesi di Buenos Aires nel marzo 2013, a 76 anni, viene eletto Papa e la sua vita viene sconvolta. Inizia da qui la rivoluzione di Francesco, dal rifiuto di paramenti pomposi alle telefonate agli amici fino alla scelta di vivere a Santa Marta, il residence all'interno del Vaticano e non più nel sontuoso Palazzo apostolico che utilizza soltanto per le udienze e gli incontri ufficiali. Ma è il carattere e lo stile di Bergoglio a coinvolgere i fedeli. Uno stile pastorale tipico di chi ha vissuto per strada, di chi ha toccato con mano la miseria, diventando strenuo difensore dei diritti degli ultimi, degli invisibili. "Il problema più grave è non avere la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo". Un pontificato finito spesso nel mirino di chi ha accusato Bergoglio di essere un eretico e di voler distruggere l'immagine del Papa, di chi ha criticato le sue aperture, il suo modo di parlare: "Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarlo?" Il Papa più mediatico della storia, verrebbe da dire, non ci sono precedenti che possano eguagliare il numero di interviste e prefazioni di libri scritte da Papa Francesco. Rimane nella storia del pontificato la prima intervista a una tv italiana generalista, quella rilasciata a Mediaset nel gennaio 2021. Durante la pandemia. "Tutti devono prendere vaccino. Non è una opzione, ma mi sembra che non mi sembrano un'opzione etica". Il lockdown, una sfida per il pontificato, per un Papa abituato a stringere mani, ad abbracciare i fedeli, adesso ingabbiato in casa, decide di camminare per una Roma deserta in pellegrinaggio verso il Crocifisso miracoloso conservato nella chiesa di San Marcello al Corso. E poi una benedizione Urbi et Orbi speciale in una piazza San Pietro deserta, con un Papa anziano che sotto la pioggia e con le sirene delle ambulanze in sottofondo, portava sulle spalle le preoccupazioni e le paure del mondo. Una tradizione che ha mantenuto, invece, è stata quella dei viaggi. Non le grandi capitali, ma le periferie del mondo. Il suo primo viaggio nel 2013 a Lampedusa, l'ultimo lembo d'Europa per pregare in mezzo alle onde, ricordando i tanti morti in mare nel cuore di Bergoglio. Esplosa la guerra in Ucraina, era rimasto però il desiderio di raggiungere Mosca per parlare con il presidente Putin e fermare le violenze. Poi la guerra in Medio Oriente. Gli appelli continui ogni domenica per fermare il conflitto. Francesco aveva voluto dedicare il Giubileo del 2025 proprio al tema della speranza, mostrando al mondo la sua debolezza fisica davanti alla Porta Santa della Basilica di San Pietro. Ma al centro di tutto l'amore per Cristo e una fede granitica fino al suo ultimo giorno da Pontefice, con un lascito al mondo e un augurio che rimarrà per sempre. "L'unità è più grande del conflitto. E pregate, pregate di più. Grazie". Continua a leggere...

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Tgcom24

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