Johnny Depp presenta il suo film da regista ma i giornalisti abbandonano la conferenza stampa per protesta. Ecco cosa è accaduto

  • Postato il 26 settembre 2024
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Modi, è questo il titolo dell’ultimo film diretto da Johnny Depp, un biopic incentrato sulla vita dell’artista italiano Amedeo Modigliani. La pellicola è stata proiettata in anteprima durante il Festival cinematografico di San Sebastian, in Spagna. Ma le ore che hanno preceduto la proiezione sarebbero state piuttosto concitate, in seguito alla decisione, presa da alcuni giornalisti, di abbandonare il press junket (dedicato alle attività di stampa) in segno di protesta.

Sarebbero stati 12, riporta Variety, i giornalisti invitati alla conferenza di promozione del film. Alla stampa, secondo quanto scrive il giornalista italiano Marco Consoli, sarebbero state offerte due tavole rotonde di 15 minuti, composte da sei reporter ciascuna, con Johnny Depp, gli attori e i due protagonisti, Riccardo Scamarcio e Antonia Desalt.

“Raggruppare le interviste è una pratica che avviene ormai da qualche anno e rende il nostro lavoro sempre più difficile – spiega Consoli -. Perché la maggior parte delle volte, quando poni una domanda, iniziano a parlare tra loro ed è molto difficile ottenere una vera e propria intervista con uno qualsiasi di loro”.

Nonostante le modalità non fossero proprio gradite, il gruppo di giornalisti le ha comunque accettate. Ma una volta iniziato, in ritardo, il junket, alla stampa è stato proposto di condurre l’intervista in un unico gruppo, con soli 20 minuti a disposizione. Dura la replica dei giornalisti, riporta ancora Consoli, che avrebbero accettato questa modalità solo se avessero potuto intervistare Depp, senza la presenza degli attori. “Quando ci è stato detto che l’unica opzione era meno tempo, tutti insieme, abbiamo deciso di abbandonare il junket, di non parlare con Johnny e di non parlare del film”, conclude Consoli.

Già al Festival del Cinema di Venezia, scrive Variety, si era venuta a creare una situazione simile, quando un gruppo di giornalisti internazionali ha firmato una lettera aperta denunciando l’inaccessibilità delle grandi star e di un giornalismo cinematografico sempre più “a rischio estinzione”.

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Il Fatto Quotidiano

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