Joe Barbieri, cantautore gentiluomo, in concerto a Milano e Roma

  • Postato il 18 novembre 2025
  • Di Panorama
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Un po’ gentiluomo, un po’ naif, un po’ poeta.

Spesso ci si chiede perché certe canzoni intense, divertenti e ritmicamente accattivanti non rientrino nel planetario di quelle più conosciute. Ma forse il loro bello è anche questo: l’essere nascoste ai più. Joe Barbieri, cantautore napoletano che ha festeggiato qualche anno fa i trent’anni di carriera, di queste canzoni ne ha sfornate parecchie. Un affascinante outsider, libero da qualsiasi cliché che ha iniziato a fare musica a quattordici anni, quando si è iscritto alla SIAE, per poi diventare un musicista capace di esportare i suoi linguaggi prima in Italia e poi in tutto il mondo,

Joe, tra i vari aggettivi che si possono usare per descriverti c’è “cantautore d’élite”

“Se vogliamo usare questa espressione, la mia musica è d’élite sia in Italia che all’estero. Sono abituato a muovermi “nell’ombra”, per pochi, ma va bene così. Quello che da ragazzo mi faceva chiedere in qualche modo il perché, si è rivelato con il tempo: il mio, semplicemente, è un linguaggio probabilmente non familiare o non ricercato da tutti. E questo, fortunatamente, mi lascia la libertà morale, di seguire un’espressione che è soltanto esigenza personale, non vincolata da leggi di mercato o da dettami musicali.”

“Big Bang” è il tuo ultimo album, uscito lo scorso aprile. Ascoltandolo ricorda alcune sonorità di Pino Daniele, sbaglio?

“Non sei andata molto lontano dalla verità; questo disco affonda in quei riferimenti musicali, che sono stati gli ascolti di Pino, la musica soul e funk degli anni Sessanta e Settanta, in qualche modo da Stevie Wonder fino agli ultimi artisti che hanno pubblicato con la Motown, casa discografica leggendaria che ha inventato questo suono soul con influenze pop. 

 Non faccio mistero che la figura di Pino Daniele non sia mai andata via dal bouquet dei miei artisti dell’anima. Continuo a pensare a lui, a farmi ispirare, a scoprire nuove cose che lo riguardano. In qualche modo, cerco di farmi guidare ancora da lui.”

Pino Daniele è stato anche il tuo primo produttore. Com’è stato il vostro incontro?

“È successo pochissimi giorni dopo il mio esame di maturità: a quel tempo gli mandai un paio di cassette audio per fargli sentire la mia musica. La prima volta che mi chiamò, direttamente lui, non credetti alla telefonata e misi giù il telefono pensando a uno scherzo! Poi fortunatamente ci siamo rincontrati e la sua proposta fu proprio quella di entrare in studio di registrazione per fare il mio primo disco.”

Primo disco a cui ne sono seguiti molti altri, con canzoni che sono dei veri capolavori. Stefano Bollani ha definito la tua “Normalmente” la più bella ballad mai scritta. Come nasce quella canzone?

“Molti dei miei brani sono autobiografici, e quello in particolare. È legata a una storia d’amore vissuta a distanza, e quando sentivo che stava per finire ho scritto questa canzone. La registrai e presi un treno notturno per andare a farla ascoltare a questa persona. Che però non volle incontrarmi. Passai la notte in stazione nell’attesa del treno di ritorno.”

E qui, il popolo romantico che sta leggendo lancerà un sospiro di contrarietà e disincanto!

“Diciamo che l’ho reincontrata tempo dopo, alla fine di un mio concerto in Francia.”

A proposito di  concerti all’estero. Tra i vari paesi in cui hai grande successo, un posto di primo piano lo riveste il Giappone. Le tue canzoni oltre a una deliziosa sonorità, sono ricche di parole. Viene spontaneo chiederti come spiegheresti un successo così clamoroso, in un paese dove è difficile, per chi ti ascolta, comprendere il testo.

“È un fatto di suono, melodia, ma anche di italianità, perché lì è un plus essere italiani. Una volta ho suonato a Tokyo e ricordo il pubblico nipponico ascoltare con gli occhi chiusi, sembrava capissero tutto, pur ovviamente, non intendendo una sola parola.”

Le prime esperienze all’estero?

“Nel 2002, dopo la fase della collaborazione con Pino Daniele, non avendo sbocchi discografici, ho fondato la mia casa discografica (Microcosmo) e quella è stata parte della mia fortuna. Perché grazie all’indipendenza, parlando di nicchia, mi ha dato la possibilità di pubblicare la mia musica anche in altri paese. Dalla pubblicazione all’essere invitato all’estero, il passo è stato breve.”

Nei primi anni Duemila, aprire una casa discografica a nemmeno trent’anni, senza grandi capitali sotto, non era per niente scontato, né soprattutto semplice.

“È stato un bellissimo passo anche perché l’ho fatto in compagnia del mio migliore amico e di mio fratello. C’è stato proprio un desiderio di condivisione. Casa discografica, tra l’altro, tuttora esistente, la stessa che continua a pubblicare la mia musica.

Quando da una parte non sei baciato dai grandi numeri o dalla grande esposizione mediatica, si innesca una libertà espressiva che puoi continuare a coltivare senza condizionamenti, e rimane intatto il desiderio di costruire qualcosa, di non viaggiare con il pilota automatico, ma di essere sempre molto presenti a se stessi, a quello che si fa, nel bene e nel male. Questo è l’aspetto positivo di essere indipendenti. E il problema dei numeri a un certo punto non si pone più. Quando  incontri il piacere, il gusto di qualcuno che cercava proprio quello che hai creato e crei tu, il cerchio si chiude e tutto funziona.”

Prendendo in prestito le parole di Kant, ci racconti che il cielo stellato sopra di noi è intimamente connesso alla costellazione di sentimenti che ci portiamo dentro. E “Big Bang” ne è il racconto.

“Questo è un disco quasi ludico,  mi sono divertito molto a farlo. Sai, dopo più di trent’anni di professione, diventa ancora più importante che la componente del puro divertimento venga costantemente alimentata.

Ho sempre fatto concerti in cui in parte, si inventava quello che si suonava sul palco. Con questo disco e con questo tour questa componente viene esaltata. Sul palco sarò accompagnato dagli stessi musicisti con cui ho realizzato il disco, che suonano con me da diversi anni. Siamo un quartetto che miscela sonorità soul, funk, e sudamericane. Questo miscuglio, all’apparenza eterogeneo, ha sempre dato vita, in particolar modo adesso, a una coesione divertente, ma anche introspettiva. Due aspetti che sembrano slegati, ma in realtà riescono a convivere benissimo.

Dopo un lungo tour l’estate scorsa, non vedo l’ora di toccare altre due tappe importanti: il 4 dicembre a Milano, allo Spazio Teatro 89, e il 17 dicembre a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica.”

Grazie a una spiccata propensione per il cinema, Joe Barbieri immagina un piccolo film all’interno di ogni sua canzone, e molti dei suoi titoli, sono proprio figli di questa attitudine.

Una delle dieci tracce di “Big Bang” si intitola “Pesci ascendente in Acquario”, dove vocalizza un: “Da un Pesci ascendente in Acquario, Tu non puoi aspettarti di meno”.

Joe è nato sotto il segno del Sagittario, più o meno accuratamente ascendente Scorpione, ma sicuramente anche da lui non ci si può aspettare di meno che un concerto non solo “dal vivo”, ma anche  “musicalmente ed esplosivamente  vivo”.

Autore
Panorama

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