Jean Michel Jarre: «Il mio viaggio nel futuro della musica»

  • Postato il 18 giugno 2025
  • Di Panorama
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I suoi sogni da artista li ha realizzati tutti Jean Michel Jarre. «Tranne uno», racconta nelle stanze del Meet Digital Cultural Center di Milano: «Suonare nello stesso momento insieme ad un altro uomo nello spazio. Era tutto pronto nel 1986: io sul palco a Houston e un amico astronauta, Ron McNair,  con il suo sax in collegamento video dallo Space Shuttle in orbita. «”Ci vediamo da lassù, se vuoi guarda in televisione il mio decollo” furono le sue ultime parole. Poi, dopo settanta secondi di volo, lo Space Shuttle Challenger si disintegrò. Una tragedia»

È stato un precursore della musica elettronica Monsieur Jarre con Oxygène, un best seller da 12 milioni copie uscito nel 1976. «Le case discografiche non lo volevano, dicevano che nessuna radio avrebbe mai trasmesso dei brani strumentali e per di più così lunghi. Per gli standard americani del rock e del pop la creatività doveva essere compressa in non più di tre minuti» ricorda oggi a 77 anni, ancora animato da un’indomabile attitudine da pioniere dell’arte contemporanea e moderna. «Musica, architettura, visual e tecnologia sono i mondi che faccio convivere nei miei spettacoli. Gli skyline delle città come Pechino, gli edifici storici di Mosca, così come i profili delle piramidi a Giza in Egitto diventano parte dello show» spiega. «Tre mesi di prove nel deserto in Egitto per arrivare pronti alla notte del 31 dicembre 1999 sono stati un’esperienza straordinaria. Dopo qualche giorno di completo isolamento dal resto del mondo io e le persone coinvolte nell’organizzazione abbiamo perso la nozione del tempo, non guardavamo più l’orologio, non sapevamo che giorno fosse della settimana. Un estraniamento totale»

Prossime tappe Piazza San Marco a Venezia, il 3 luglio, e L’Anfiteatro degli Scavi a Pompei il 5. «Chi ha progettato l’Anfiteatro nell’80 A.C. era un genio assoluto dal punto di vista dell’ingegneria acustica, e di fatto ha realizzato il primo esperimento di Dolby Atmos immersivo a trecentosessanta gradi della storia. Stando esattamente al centro dell’anfiteatro, la voce di un uomo che parla anche senza microfono può essere udita perfettamente da tutti gli spettatori sulle gradinate: nessun architetto di oggi sarebbe in grado di realizzare qualcosa del genere. Mi esalta l’idea di far incontrare una meraviglia del passato con le coreografie, gli effetti speciali e le immagini create dall’intelligenza artificiale» racconta, mentre a pochi metri dal luogo dell’intervista si lavora all’allestimento di Promptitude, la sua prima rassegna di opere visive realizzate con il supporto dell’intelligenza artificiale, un’esplorazione del rapporto uomo-macchina, in mostra al Meet di Milano dal 12 giugno al 7 settembre. «Stiamo vivendo un momento storico che tra vent’anni sarà ricordato come un’età dell’oro, un’avanguardia creativa simile a quella dei primi registi del cinema muto e in bianco e nero» sottolinea. 

«Tutto cambia. Dal 1930 ci siamo abituati alla stereofonia, un trucchetto che utilizza due canali audio e permette di simulare la percezione spaziale del suono che l’orecchio ha per sua natura. Nella vita reale la nostra percezione sonora è a 360 gradi e oggi, sia nei dischi sia nei concerti è possibile offrire questo tipo di esperienza. È una rivoluzione pari al passaggio dal mono allo stereo» commenta lui, che a proposito di rivoluzioni, passerà alla storia per avere inciso un album in copia unica: Musique pour supermarché. «Una provocazione nei confronti dell’industria discografica che all’inizio degli Ottanta era diventata solo business e trattava i dischi come prodotti da supermarket. Ne ho fatta stampare una sola copia in vinile e dopo pochi giorni ho distrutto le bobine originali all’Hotel Drouot di Parigi. Prima di farlo sono andato a Radio Luxembourg, che ha trasmesso tutto il disco un’unica volta. Alcuni ascoltatori lo hanno registrato su cassetta e oggi qualche copia di quei nastri circola in rete. Dal punto di vista della qualità sonora quel che c’è in giro è pessimo, ma non posso dire nulla, me la sono andata a cercare». 

Autore
Panorama

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