Jean-Marie Le Pen, chi fu? Da Almirante prese la fiamma, da Poujade l’ideologia: profilo del fondatore del RN

  • Postato il 8 gennaio 2025
  • Politica
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Il populismo europeo perde con Jean-Marie Le Pen l’uomo che ha ispirato i suoi grandi temi fin dagli anni Settanta, senza troppe teorizzazioni, ma utilizzando con abilità un linguaggio a volte arguto e sottile, a volte grezzo, brutale, sfacciato. Venuto dal qualunquismo francese di Pierre Poujade, ufficiale durante la guerra d’Algeria e sostenitore indefettibile dell’a “Algérie française”, è riuscito a fare dell’estrema destra un soggetto di primo piano della politica transalpina, mostrando così l’esempio ai suoi emuli in Europa.

Quando nasce nell’ottobre 1972, il Fronte nazionale è un’accozzaglia di estremismo nero e di nostalgia del totalitarismo nazifascista. All’epoca, nessun osservatore politico è disposto a scommettere una lira sul suo futuro. Tra i fondatori ci sono il gruppo di Ordre Nouveau (ispirato al movimento di Pino Rauti), due francesi ex membri della brigata Carlo Magno delle Waffen-SS e Le Pen. Quest’ultimo, ironia della storia, rappresenta una sorta di paravento, una faccia presentabile per le elezioni. Ma nel giro di un anno s’impadronisce del partito, del quale saprà fare lo strumento della sua ascesa politica.

L’etichetta politica di Le Pen

Jean marie le pen e la figlia marina
Jean-Marie Le Pen, chi fu? Da Almirante prese la fiamma, da Poujade l’ideologia: profilo del fondatore del RN – Bliyzquotidiano.it (foto Ansa)

L’Fn lepenista si vuole esponente della destra “sociale, popolare, nazionalista”. Un’etichetta cui resterà sostanzialmente fedele la figlia Marine (adesso si dice sovranista e non nazionalista) anche dopo la rottura con il padre e la sua espulsione dal partito. E nello sviluppare quell’idea iniziale l’ex paracadutista, più volte accusato di aver torturato i militanti del Fronte di liberazione algerino e antisemita senza scrupoli, pone le basi del populismo europeo che fiorirà negli anni Duemila: la contrapposizione tra élite e popolo, l’indice puntato contro l’immigrazione come causa di tutti i mali della Francia, l’individuazione dei musulmani come il gruppo etnico più pericoloso per la civiltà francese e occidentale.

Le tesi sono sviluppate con una demagogia istintiva che Le Pen affina con il passare del tempo. Tribuno senza pari, capace di parlare a braccio di fronte a una platea pronta a entusiasmarsi alle sue ripetute fiammate retoriche, il Capo sa fare il suo mestiere. E i manifesti dell’Fn illustrano alla perfezione le sue idee. La contrapposizione tra popolo e élite comincia subito ad affermarsi con certi slogan: “Noi diciamo ad alta voce quel che tutti pensano sottovoce”.

Contro la banda dei quattro

E viene trasformata immediatamente in termini politici: il Fronte nazionale è l’unico in grado di combattere “la banda dei quattro”, cioè i partiti dominanti all’epoca: socialisti, comunisti, centristi, neogollisti. Naturalmente, da buon animale politico, sa sfruttare quel che accade altrove. E quando da noi arriva Tangentopoli, lui tira fuori il suo slogan: “Mani pulite e testa alta”.

La seconda direttrice è l’immigrazione: “La Francia ai francesi”, vecchio slogan dell’estrema destra di Edouard Drumont a fine Ottocento, torna di attualità. Anche questo è un tema che resta nel Rassemblement National della figlia e in tutti i movimenti di estrema destra europei: la preferenza nazionale è diventata, più che uno slogan, un’ossessione martellata ovunque, anche da noi (Salvini docet).

«Tre milioni di disoccupati, tre milioni d’immigrati di troppo», tuonava Le Pen nei primi anni ‘80, strizzando l’occhio a quelle classi popolari che abbandoneranno la sinistra per diventare lo zoccolo duro dell’estrema destra.

E fra gli immigrati nel mirino ci saranno i musulmani, ancor prima dell’avvento di Al Qaida e del terrorismo islamico. Le Pen non è all’origine della teoria del ‘grande rimpiazzo’, concettualizzata solo nel 2010, ma fin dai primi anni Ottanta denuncia il calo demografico europeo, contrapposto alla crescita africana e a quella dei paesi musulmani: l’idea di un’Europa che rischia di essere “sommersa” da migranti che le sono culturalmente estranei è lanciata e farà proseliti.

Il vecchio Jean-Marie, rinnegato solo in parte dalla figlia Marine, è stato insomma il primo ad aprire la strada del populismo europeo. All’inizio con l’aiuto dell’Msi di Giorgio Almirante, da cui prese l’idea della fiammella come simbolo del partito, ancor oggi presente. Poi rompendo con Fini, che secondo lui seguiva illusorie vittorie elettorali.

E alla fine anche con sua figlia. Era intemperante, ma non diceva mai niente a caso: la sua idea che le camere a gas siano state solo un “dettaglio” della Seconda guerra mondiale, ribadita ancora nel 2015, è certamente condivisa da più di un militante dell’Afd tedesca.

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Blitz

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