James Senese, il sax che ha raccontato Napoli al mondo
- Postato il 30 ottobre 2025
- Musica
- Di Paese Italia Press
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                                                                            È morto ieri, 29 ottobre 2025, James Senese, 80 anni, sassofonista, compositore e figura centrale del “Neapolitan Power”. Ricoverato da alcuni giorni all’Ospedale Cardarelli, si è spento lasciando un vuoto profondo nella musica italiana.
Figlio di una donna napoletana e di un soldato afroamericano, James Senese è cresciuto nel quartiere di Miano, tra povertà, curiosità e suoni che arrivavano da oltreoceano. Quel doppio sguardo — partenopeo e americano — avrebbe definito tutta la sua carriera.
Scoprì il sassofono da ragazzo e lo trasformò subito nella sua voce. Non cercava la perfezione, ma la verità. Il suo modo di suonare era viscerale, ruvido, pieno di umanità.
Insieme al batterista Franco Del Prete, fondò negli anni Sessanta e Settanta, il movimento musicale Neapolitan Power, un crogiolo di sonorità funk, jazz e tradizione partenopea che ha segnato un’epoca. Una miscela esplosiva che fece dialogare soul, jazz, rock e tradizione partenopea. Attorno a quella scena gravitavano nomi come Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Tony Esposito — musicisti che, insieme a Senese, portarono Napoli nel mondo.

In quel periodo diede vita a gruppi storici come The Showmen, Showmen 2 e soprattutto Napoli Centrale, formazione di cui fu leader carismatico e anima creativa fino alla fine.
Il loro jazz-funk in dialetto univa la protesta sociale alla melodia popolare, con testi che raccontavano il disagio e la dignità del Sud. Brani come Campagna e ’A gente ’e Bucciano divennero inni generazionali.
James non amava le etichette né i compromessi. Parlava poco, ma il suo sax diceva tutto. In ogni nota c’erano rabbia e dolcezza, ironia e malinconia.
Nel 1990, sul prestigioso palco dell’Apollo Theater di New York, James Senese fu acclamato dal pubblico statunitense come “Brother in soul”, un titolo riservato ai veri grandi della musica. Un riconoscimento che suggellava la carriera di un artista straordinario, simbolo di Napoli e ambasciatore del suo sound nel mondo.
Nel corso della sua lunga e feconda carriera, James Senese ha condiviso il palco e lo studio di registrazione con giganti della musica mondiale come Gil Evans, Bob Marley, Ornette Coleman, Art Ensemble of Chicago, Steve Thorton, Lester Bowie e Don Moye. Collaborazioni di prestigio anche in Italia, con nomi come Roberto De Simone, Pino Daniele, Tullio De Piscopo ed Enzo Avitabile, con i quali contribuì a ridefinire l’identità musicale napoletana in chiave contemporanea.

James Senese è sempre fedele a sé stesso, lontano dalle mode e dalle scorciatoie.
«Io sono la moda, non ho età», amava ripetere. E in effetti il suo modo di suonare non è mai invecchiato: sempre attuale, sempre necessario.
Fino alla fine, Senese è rimasto attivo. Il suo ultimo album, Chest nun è ’a terra mia, uscito nel 2025, è un testamento musicale e civile: un disco intenso, attraversato da temi come l’identità, l’appartenenza e la memoria.
Nei concerti degli ultimi anni, il suo sax aveva la stessa forza di sempre. Ogni assolo sembrava una dichiarazione: “Non mi arrendo”.
Con James Senese se ne va molto più di un musicista. Se ne va un simbolo: l’uomo che ha dato voce alla Napoli meticcia, inquieta, orgogliosa.

Il suo suono — potente, malinconico, ribelle — ha raccontato una città intera meglio di mille parole.
E continuerà a farlo, ogni volta che una nota di sax spezzerà il silenzio di un vicolo o riempirà una piazza.
Con la sua voce ruvida e il suono inconfondibile del suo sax, James Senese ha lasciato un’impronta profonda nella storia della musica, diventando un punto di riferimento per generazioni di artisti e amanti del soul mediterraneo.
Senese lascia una lezione semplice e grande: la musica può nascere ovunque, anche dal dolore. E può diventare libertà.
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