James Foley è morto, addio al regista di House of Cards e Cinquanta Sfumature ma non solo: dai video di Madonna al cinema

  • Postato il 9 maggio 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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James Foley è morto. Il regista dei recenti Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso, come di una dozzina di episodi di House of cards aveva 71 anni e nell’ultimo anno si era gravemente malato a causa di un aggressivo tumore al cervello. Foley è però ricordato soprattutto per aver diretto diversi video di Madonna – all’apice del successo a metà anni ottanta -; un clamoroso ma stuzzicante flop sempre con la cantante statunitens – Who’s that girl? – e Americani (in originale Glengarry glen ross), un dramma sulla spietatezza del mondo del lavoro sceneggiato da David Mamet, con un cast stratosferico: Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin, Ed Harris e Kevin Spacey.

Newyorchese d’origine, abbeveratosi al cinema e alla poetica di Hal Ashby, Foley guadagnò la fiducia del regista di Oltre il giardino mentre era all’università grazie al suo film di diploma. Ashby gli chiese di collaborare con lui e dopo varie vicissitudini finanziarie della casa di produzione dell’autore di Harold e Maude, Foley girò il suo primo lungometraggio low budget nel 1984: Amare con rabbia, con i giovani Aidan Quinn e Daryl Hannah. Film che ebbe un discreto successo e lo portò di nuovo sul set del noir A distanza ravvicinata (1986), con Sean Penn e Christopher Walken.

In quei mesi inizia il sodalizio con Madonna, per la quale Foley sarà regista di molti videoclip incentrati sulle hit planetarie della cantante, come Live to Tell, Papa Don’t Preach, True Blue. Nel 1987 arriva uno dei flop più strampalati ed eccentrici del cinema americano anni ottanta: Who’s That Girl (1987). Nonostante la presenza di una star come Madonna e di un co-protagonista all’epoca piuttosto seguito come Griffin Dunne (Fuori orario), il film, una commedia anche piuttosto baldanzosa e buffa, incassò a fatica negli Stati Uniti 10 milioni di dollari e nel resto del mondo poco più del doppio. Le ragioni di quel flop provò a spiegarle Madonna sostenendo che la contemporanea uscita del disco, del film e l’inizio del tour avrebbe indotto confusione tra i fan. Ad ogni modo Foley, che definì il fiasco del film con Madonna “scioccante”, non si scoraggiò e nel 1991 diresse nientemeno che uno degli episodi della serie più iconica della storia della tv: Twin Peaks. Del 1992 invece l’autentico apice cult dell’artista statunitense. Quel Americani, gara ad eliminazione tra quattro agenti immobiliari sottoposti al cinico diktat del licenziamento di un paio di loro deciso da un tutor motivazionale carogna (Baldwin).

Intrisa di parolacce, la bomba ad orologeria di Mamet calza a pennello ai ritmi da noir disperato che Foley aveva probabilmente nel sangue. Lemmon vincerà una Colpa Volpi a Venezia, Pacino verrà candidato all’Oscar ma ancora una volta il box office non regalerà alcuna gioia al regista e alla produzione. Foley dirigerà poi Paura (1993) con gli ancora giovanissimi e poco conosciuti Mark Wahlberg e Reese Witherspoon, L’ultimo appello (1996) con Gene Hackman, The Corruptor – Indagine a Chinatown (1999), Confidence (2003) con Edward Burns, Rachel Weisz, Andy García e Dustin Hoffman.

Negli anni duemila Foley tornò a lavorare per le serie tv House of Cards (2013-2015) e Billions (2016). Il colpo di coda arriva nel 2017 con Cinquanta sfumature di nero e ne 2018 con Cinquanta sfumature di rosso. I due blockbuster erotici tratti dai bestseller di EL James regalano i grandi incassi mai avuti nell’ordine di oltre 110 milioni di dollari negli Usa il primo, oltre 100 il secondo.

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Il Fatto Quotidiano

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