Italia, sorteggio playoff: Gyokeres top come Haaland, Lucescu e il giustiziere Trajkovski, ecco chi temere
- Postato il 19 novembre 2025
- Di Virgilio.it
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Manca davvero poco, poi l’Italia conoscerò il suo destino. L’incubo playoff torna a palesarsi e mai come questa volta il pessimismo regna nello Stivale. I due ultimi precedenti suonano come una sentenza e in campo la Nazionale – da Spalletti a Gattuso – non ha certo smentito gli scettici. L’urna di Zurigo stabilirà le avversarie degli Azzurri, che in semifinale sfideranno una tra Svezia, Macedonia del Nord, Romania e Irlanda del Nord. E, allora, da Gyokeres a Lucescu passando per Trajkovski, ecco chi dobbiamo temere.
- Italia, sorteggio playoff: quanti rischi
- Isak-Gyokeres, le stelle della Svezia di Potter
- L'esperienza di Lucescu è l'arma della Romania
- Il giustiziere Trajkovski e il precedente con l'Irlanda del Nord
Italia, sorteggio playoff: quanti rischi
Le due batoste subite dalla Norvegia nelle qualificazioni Mondiali – peraltro con due ct diversi al timone – hanno ridimensionato – e di tanto – i sogni di gloria di una Nazionale che non solo ha fallito per due volte di fila l’accesso alla rassegna iridata, ma viene pure da un Europeo disastroso.
Rispetto ai precedenti con la Svezia del 2017 e con la Macedonia del Nord del 2022, questa volta lo scenario è cambiato: tanto con Ventura quanto con Mancini l’Italia partiva da favorita, mentre ora ci si approccia a questi playoff in un clima di giustificato timore.
Isak-Gyokeres, le stelle della Svezia di Potter
Ci siamo già passati. E il solo pensiero fa accapponare la pelle. L’errore più grande sarebbe guardare la classifiche delle qualificazioni: la Svezia, ripartita dall’ex allenatore di Brighton e Chelsea Graham Potter, è molto più di quanto si è vista. Holm, Hien, Bergvall, Elanga e Svensson sono ottimi elementi, ma il vero punto di forza dei gialloblù è lì davanti.
Già, la coppia d’attacco composta da Isak e Gyokeres è di quelle capaci di mandare al tappeto chiunque. Se il primo, acquistato in estate dal Liverpool per 150 milioni di euro, sta facendo fatica a ingranare dopo aver segnato a raffica col Newcastle, il secondo sta dimostrando di essere la pedina che mancava nello scacchiere tattico dell’Arsenal di Arteta. Sei gol in 14 partite: il gigante ex Sporting, costato poco meno di 70 milioni, è considerato un top player come Haaland, anche se in Inghilterra non sta avendo lo stesso rendimento realizzativo che aveva in Portogallo (97 reti in 102 gettoni).
L’esperienza di Lucescu è l’arma della Romania
L’Italia potrebbe ritrovarsi a sfidare una vecchia conoscenza del calcio italiano come Mircea Lucescu, il maestro venuto dall’Est. Ottanta anni, di cui più di 45 in panchina, tanto che nel 1983 – da giovane ct della Romania – sconfisse addirittura la Nazionale campione del mondo di Bearzot nelle qualificazioni agli Europei. Il tecnico di Bucarest approdò nel Belpaese nel 1990, ingaggiato dal Pisa.
Poi il quinquennio a Brescia, la parentesi alla Reggiana e quella all’Inter del Fenomeno Ronaldo durata solo una manciata di mesi da subentrato a Gigi Simoni per un totale di 22 partite. Nove volte campione d’Ucraina con lo Shakhtar, due titoli nazionali in Romania alla guida di Rapid Bucarest e FC Dinamo 1948, due anche in Turchia con Besiktas e Galatasaray, una promozione in Serie A col Brescia e un’infinità di coppe: insomma, l’arma segreta della Romania è proprio l’esperienza di Lucescu, uno che sa come si vince.
Il giustiziere Trajkovski e il precedente con l’Irlanda del Nord
Il calciatore simbolo della Macedonia del Nord è il talentuoso e duttile centrocampista del Napoli Elmas, ma è un altro il nome che mette i brividi perché rievoca bruttissimi ricordi: Aleksandar Trajkovski. Trentatré anni, svincolato, attaccante ex Palermo: fu proprio lui, al minuto 93 e per giunta al Barbera – a condannare l’Italia di Mancini nella semifinale playoff che si giocò il 24 marzo 2022 e che impedì a Donnarumma e compagni – freschi campioni d’Europa – di approdare ai Mondiali in Qatar.
A parte il terzino del Liverpool Bradley, l’Irlanda del Nord non vanta giocatori di grido, eppure – anche in questo caso – c’è un precedente che non lascia tranquilli. Nel 1958 si consumò quella che è passata alla storia come la disfatta di Belfast, che costò all’Italia i Mondiali in Svezia.