Italia retrocede sui diritti dei lavoratori, il report: violazioni sugli scioperi, precettazione repressiva

  • Postato il 2 giugno 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Retrocessa di un livello come Argentina, Costa Rica, Georgia, Mauritania, Niger e Panama. I diritti delle lavoratrici e dei lavoratori italiani peggiorano, secondo l’Indice dei diritti globali della Confederazione sindacale internazionale. Un “allarme chiaro e preoccupante”, avvisa la Cgil che rilancia il report pubblicato nelle scorse ore e che verrà presentato il 10 giugno a Ginevra durante la Conferenza internazionale del lavoro all’Oil. Per il sindacato, quello dell’Italia è un “caso emblematico di deriva autoritaria” e un “risultato diretto delle politiche neoliberiste e autoritarie” del governo Meloni che ha “ha intrapreso un percorso di sistematica repressione delle libertà sindacali e dei diritti collettivi”.

I diritti dei lavoratori nel nostro Paese, stando al ranking della Csi, sono scesi dal livello 1 al livello 2 segnalando “violazioni ricorrenti”. Così ora l’Italia si trova, fa notare la Cgil, “in un gruppo di Paesi segnati da ripetute violazioni, al pari di realtà in crisi democratica strutturale”. Insieme al nostro Paese, fanno parte del gruppo altri 22 Stati tra cui diverse economie avanzate come Spagna, Francia, Portogallo, Giappone e Olanda. Ma anche Barbados, Malawi e Ghana. Uno scenario “preoccupante” di fronte al quale, aggiunge il sindacato, è “fondamentale difendere i valori della nostra Costituzione, a partire dallo stato di diritto” e “il miglior modo per farlo – sostiene la Cgil – è partecipare al massimo strumento democratico, ovvero il voto”, a iniziare dai referendum dell’8 e 9 giugno.

Tra le misure più controverse il rapporto segnala, sottolinea il sindacato, “l’attacco ai sindacati, con una criminalizzazione crescente delle mobilitazioni e una retorica delegittimante verso le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative”, oltre al decreto Sicurezza “adottato bypassando il confronto parlamentare, che limita drasticamente il diritto di manifestare, rendendo sempre più difficile esprimere dissenso sociale in maniera pubblica e pacifica”. E ancora la “precettazione arbitraria” del diritto di sciopero, “trasformata da strumento di garanzia in un mezzo di repressione, utilizzato contro lavoratori della sanità, dei trasporti e della scuola”.

Su quest’ultimo punto, negli scorsi mesi, l’Unione sindacale di base aveva vinto una battaglia contro il ministro Matteo Salvini davanti al Tar, con il dicastero guidato dal leghista che aveva perfino tentato di evitare il giudizio di merito venendo poi condannato a pagare anche le spese legali. Ma il tentativo di limitare le astensioni dal lavoro nel settore dei trasporti, come raccontato da Il Fatto Quotidiano, continua grazie agli assist della Commissione di garanzia. “Queste misure – sostiene la Cgil – compromettono gravemente le libertà democratiche e pongono l’Italia in contrasto con le Convenzioni dell’organizzazione internazionale del lavoro, su cui si basa il ranking della Csi”.

Ma i problemi non riguardano solo l’Italia. La situazione, secondo il report, si sta degradando in tutta Europa e il segretario generale della confederazione, Luc Triangle, ha denunciato come la “crisi globale dei diritti del lavoro” sia frutto di una “deliberata scelta politica, in cui governi autoritari e interessi economici ultra-concentrati hanno smantellato le conquiste del dopoguerra in materia di giustizia sociale e sindacale”.

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Il Fatto Quotidiano

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