Israele usa la piattaforma cloud di Microsoft per una sorveglianza estesa dei palestinesi: “Registrate milioni di telefonate”

  • Postato il 7 agosto 2025
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Lo aveva già reso noto Francesca Albanese con il suo rapporto sull’economia del genocidio e adesso arriva l’ulteriore conferma dal quotidiano britannico The Guardian: Israele si affida a Microsoft e alle sue strutture per archiviare le intercettazioni dei palestinesi nei territori illegalmente occupati. L’azienda statunitense opera nel Paese da quasi 40 anni e fornisce i suoi sistemi e tecnologie alle autorità israeliane per la sorveglianza dei palestinesi.

Il Guardian riporta di un incontro avvenuto nel 2021 tra l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, e Yossi Sariel, il comandante dell’Unità 8200, agenzia di sorveglianza militare israeliana. Da allora, l’intelligence israeliana trasferisce enormi quantità di materiale top secret nella piattaforma cloud dell’azienda statunitense, Azure. Questa modalità di archiviazione ha permesso all’Unita 8200 di sviluppare un nuovo sistema capillare di sorveglianza di massa, che registra e raccoglie milioni di telefonate di palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Secondo Microsoft, Nadella non era a conoscenza del tipo di dati archiviati nel cloud.

Non solo sorveglianza però, secondo tre fonti dell’Unita 8200, la piattaforma di archiviazione ha facilitato la preparazione di attacchi aerei e ha modellato le operazioni militari a Gaza e in Cisgiordania. L’intercettazione delle telefonate dei palestinesi da parte di Israele non è una novità, ma il nuovo sistema sviluppato grazie a un spazio di archiviazione pressoché illimitato è molto più ampio e invasivo. I limiti dei server militari israeliani erano infatti l’unico argine alle intercettazioni di un’intera popolazione, dato che da tempo Israele controlla le infrastrutture di telecomunicazione palestinesi.

Dall’inizio dell’occupazione della Striscia di Gaza, Microsoft era stata soggetta a proteste interne, ma secondo fonti interne l’azienda statunitense, invece di tagliare i rapporti con Israele come richiesto da alcuni dipendenti, ha avuto colloqui con funzionari della difesa israeliani , assicurandosi che la sua tecnologia non fosse utilizzata per l’identificazione di obbiettivi durante gli attacchi. La misura è stata però insufficiente. Fonti dell’Unità 8200 hanno affermato che le informazioni ricavate dagli archivi di telefonate archiviati in Azure sono state usate per ricercare e identificare alcuni obbiettivi di bombardamenti a Gaza. La distruzione delle infrastrutture di telecomunicazione della Striscia, quasi completamente rasa al suolo, ha ovviamente ridotto il volume delle telefonate, ma sembra che le informazioni archiviate siano ancora utili.

L’attenzione iniziale del sistema d’intercettazione era però rivolta alla Cisgiordania. Secondo alcuni membri dell’unità, attraverso le informazioni sulla popolazione contenute nell’archivio, i palestinesi della West Bank sono stati ricattati o arrestati quando mancava un vero motivo per farlo. I dati archiviati sarebbero stati addirittura utilizzati per giustificare a posteriori l’uccisione di alcune persone. Il sistema è stato definito da una fonte dell’intelligence come una vera e propria “rivoluzione”, scrive ancora il Guardian.

Tra lo staff di Microsoft, il progetto era avvolto da un’aura di notevole segretezza e sembra che Sariel, il primo sostenitore della partnership, non abbia mai esplicitato il suo piano all’azienda statunitense riferendosi invece a “carichi di lavoro sensibili”. Lo sviluppo, però, non era così difficile da immaginare. Diverse fonti del Guardian hanno insistito sul fatto che il sistema basato sul cloud avesse impedito attacchi mortali contro gli israeliani. Non ha però evitato il 7 ottobre 2023, come sottolinea lo stesso giornale britannico. Proprio per questo, Sariel è stato oggetto di critiche e si è dimesso l’anno scorso, accettando la responsabilità del “contributo di 8200 al fallimento operativo e di intelligence”.

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Il Fatto Quotidiano

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