Israele stringe la morsa su Gaza City: evacuazioni di massa e accuse dall’estero
- Postato il 17 settembre 2025
- Di Panorama
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L’operazione “Gideon’s Chariots B”, lanciata dall’esercito israeliano a Gaza, è destinata a protrarsi per mesi. Secondo le valutazioni operative delle IDF, la conquista di Gaza City potrebbe richiedere tra i due e i tre mesi, mentre la bonifica delle infrastrutture richiederà tempi ben più lunghi. «Non importa quanto tempo ci vorrà, opereremo a Gaza finché non saranno raggiunti gli obiettivi della guerra», ha dichiarato un portavoce militare.
Mercoledì si è aperto il secondo giorno dell’offensiva. Secondo Kan News, il quartier generale centrale di Hamas sarebbe situato nel cuore di Gaza City, dove si ritiene si nasconda anche il comandante Az al-Din Haddad, protetto dalla fitta rete di tunnel. Le stime indicano che i miliziani presenti siano passati dai circa 2.500 iniziali a un numero sensibilmente più alto nelle ultime settimane. Nei prossimi giorni, la Divisione 36 entrerà in campo a fianco delle truppe già impegnate, con un’azione sempre più profonda all’interno della città. Secondo l’IDF, circa 400.000 civili hanno già lasciato Gaza City, rispetto al milione che vi risiedeva prima dell’offensiva. Il premier Benjamin Netanyahu ha parlato di un esodo che ha coinvolto il 40% della popolazione, con un ritmo che nelle ultime ore avrebbe superato le decine di migliaia di persone al giorno
Il portavoce arabo dell’IDF, Avichay Adraee, ha annunciato l’apertura di una nuova via di evacuazione per i civili: Salah al-Din Street, percorribile dalle 12 di mercoledì fino alla stessa ora di venerdì. Nonostante l’intensificarsi delle operazioni e i tentativi di eliminare i leader di Hamas in Qatar, il movimento islamista ha segnalato una disponibilità a riprendere i negoziati sugli ostaggi ma il tempo a loro disposizione è ormai pochissimo. Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha ammonito che «la lotta a Hamas è legittima, ma non può trasformarsi in una deportazione di massa». Decisamente più dura la posizione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha accusato Netanyahu di aver creato una «rete omicida fascista», paragonandolo a Hitler. Dal Vaticano, Papa Leone XIV ha espresso la sua vicinanza alla comunità cristiana di Gaza con una telefonata al parroco Gabriel Romanelli.
Sul fronte europeo, le posizioni si dividono. Il ministro britannico Yvette Cooper ha definito l’incursione israeliana «irresponsabile e terribile», chiedendo un cessate il fuoco immediato. Da Berlino, Johann Wadephul ha parlato di «errore», pur ribadendo che la Germania non sosterrà accuse di genocidio contro Israele né blocchi agli accordi Ue. Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera, ha parlato invece di «carneficina» e preannunciato possibili sanzioni contro ministri e coloni estremisti. L’Onu, con Antonio Guterres, ha definito la situazione «moralmente, politicamente e legalmente inaccettabile», promettendo una denuncia alla Corte penale internazionale. Dagli Stati Uniti Donald Trump, che incontrerà Netanyahu alla Casa Bianca il prossimo 29 settembre ha avvertito: «Hamas sarà in grossi guai se userà gli ostaggi come scudo umano». In patria, però, cresce la pressione sul governo: le famiglie dei rapiti accusano Netanyahu di immobilismo. «Salvate i nostri figli, non aspettate oltre», ha gridato Einav Tzangauker, madre di Matan, davanti alla residenza del premier.
Anche Parigi si è unita al coro delle critiche. In una nota, il Quai d’Orsay ha condannato «l’estensione e l’intensificazione dell’offensiva israeliana nel centro di Gaza, dove vivono oltre 600.000 civili», parlando di esodo forzato per 300.000 persone. La Francia ha chiesto la fine immediata della campagna militare, la ripresa dei negoziati e la liberazione degli ostaggi, oltre alla rimozione delle restrizioni sugli aiuti umanitari, in un contesto segnato da fame e mancanza di cure.Sul piano diplomatico, Israele attacca Bruxelles: il ministro degli Esteri Gideon Saar ha accusato l’Unione europea di «rafforzare Hamas» con la proposta di sospendere l’accordo di associazione, definendo la mossa «un tradimento morale», paragonabile al silenzio sull’Olocausto. Tajani ha ribadito la linea italiana dei «due Stati», mentre da Doha il portavoce Majed al-Ansari ha definito «privi di valore» i negoziati dopo i raid, pur confermando il ruolo del Qatar nella mediazione.