Israele sollecita gli Usa: più attacchi agli Houthi e guida di una coalizione internazionale

  • Postato il 11 luglio 2025
  • Di Panorama
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Di fronte all’intensificarsi delle offensive marittime da parte dei ribelli Houthi nello Yemen, Israele ha sollecitato gli Stati Uniti a riprendere le azioni militari contro la milizia sostenuta dall’Iran, secondo quanto riportato giovedì dalla televisione pubblica israeliana. I miliziani Houthi, che controllano ampie porzioni del territorio yemenita pur non essendo riconosciuti come governo legittimo dalla comunità internazionale, avevano concordato con Washington una tregua nel mese di maggio, interrompendo temporaneamente gli attacchi alle imbarcazioni commerciali. Tuttavia, questa settimana hanno colpito e affondato due navi, provocando la morte di almeno quattro persone. Israele come scrive Times of Israel, ha comunicato a Washington che le continue incursioni dei ribelli contro le navi non possono più essere considerate una questione di esclusiva competenza israeliana, come riferito dall’emittente Kan. Tutto avviene mentre un mercantile è stato preso di mira al largo dello Yemen, segnando il secondo attacco nel Mar Rosso in poco più di un giorno. Lo riferisce l’agenzia Reuters, precisando che due membri del personale di sicurezza sono rimasti feriti mentre altri due risultano dispersi. La nave coinvolta, la Eternity C, batte bandiera liberiana ed è di proprietà greca che è affondata. Secondo quanto riportato dalla società armatrice Cosmoship Management, l’imbarcazione è stata attaccata nei pressi del porto yemenita di Hodeidah tramite droni navali e piccole imbarcazioni d’assalto. L’episodio si verifica a poche ore di distanza dalla rivendicazione da parte dei ribelli Houthi di un altro attacco contro una nave simile, la Magic Seas, anch’essa immatricolata in Liberia e appartenente a un armatore greco

Fonti vicine al dossier hanno dichiarato al quotidiano israeliano che Gerusalemme ha chiesto «azioni militari coordinate più incisive contro obiettivi del movimento Houthi, non limitate agli attacchi dell’aviazione israeliana, ma estese anche a una ripresa delle operazioni statunitensi e alla creazione di una coalizione internazionale». Secondo un responsabile della sicurezza, rimasto anonimo, intervistato da Kan, la richiesta israeliana di un maggiore coinvolgimento americano sarebbe una risposta diretta all’aumento degli attacchi Houthi. «Serve una larga alleanza per trasmettere un messaggio chiaro al regime Houthi: la sua posizione è a rischio», ha affermato.

Il reportage è stato diffuso nell’ultima giornata della visita ufficiale del premier Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti. Non è stato chiarito a quale livello istituzionale sia stato trasmesso l’appello israeliano. Nel frattempo, giovedì, gli Houthi hanno lanciato nuovi missili balistici verso Israele, ignorando il cessate il fuoco precedentemente concordato con Washington. Due razzi sono stati sparati in direzione del territorio israeliano: il primo è stato neutralizzato oltre confine al mattino, il secondo è precipitato prima di raggiungere Israele, motivo per cui non sono state attivate le sirene d’allarme, pur essendo stato individuato dai radar militari.

Il leader del movimento sciita yemenita, Abdul Malik al-Houthi, ha ribadito giovedì che la sua organizzazione continuerà a colpire qualsiasi imbarcazione con legami commerciali con Israele che tenterà di attraversare il Mar Rosso, il Golfo di Aden o il Mar Arabico. Ha dichiarato che tali operazioni proseguiranno «fino a quando continueranno l’assedio e l’aggressione su Gaza».Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha affermato giovedì, durante una conferenza stampa a Vienna al fianco dei suoi omologhi israeliano e austriaco, di attendersi che Teheran eserciti pressioni sui ribelli yemeniti per fermare gli attacchi nel Mar Rosso. «Condanniamo fermamente queste azioni e riteniamo che l’Iran debba usare la propria influenza per fermarle», ha dichiarato.Wadephul ha inoltre sottolineato la necessità di un confronto più ampio con la Repubblica Islamica, non solo in relazione al suo programma nucleare, ma anche riguardo alla sua politica regionale.Tra novembre 2023 e dicembre, gli Houthi hanno preso di mira oltre 100 navi tramite droni e missili, dichiarando di voler sostenere la popolazione palestinese nella guerra tra Israele e Hamas. Il conflitto è scoppiato il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un’offensiva su larga scala nel sud di Israele, causando la morte di circa 1.200 persone e il sequestro di 251 ostaggi. Il motto degli Houthi – «Morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei» – incarna l’ideologia del gruppo, che aveva sospeso le sue attività durante una breve tregua nella guerra di Gaza. Successivamente, è stato bersaglio di una vasta campagna di raid aerei ordinata dal presidente statunitense Donald Trump, che si è conclusa con un cessate il fuoco bilaterale tra la milizia e gli Stati Uniti che pero’ormai è piu’ che mai privo di valore. Sul fronte della trattativa per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato un’intervista a Newsmax, esprimendo un cauto ottimismo riguardo alla possibilità di liberare altri dieci ostaggi israeliani ancora vivi, detenuti da Hamas.

Durante il colloquio, Netanyahu ha illustrato con precisione lo stato attuale dei negoziati per un cessate il fuoco provvisorio, finalizzato alla liberazione delle persone rapite il 7 ottobre 2023. Il Primo Ministro ha definito la condizione vissuta dai 255 ostaggi originari come «un inferno» e ha definito Hamas «mostri» per il modo in cui avrebbero trattato i prigionieri. «Sì, sono dei mostri. Quello che fanno e le testimonianze che riceviamo sono raccapriccianti», ha dichiarato Netanyahu. «Non è affatto semplice affrontare tutto questo». Netanyahu ha ribadito la ferma determinazione di Israele a liberare tutti gli ostaggi ancora prigionieri. «Sappiamo che ne restano circa 50: almeno 20 sono vivi, mentre una trentina risultano deceduti. Voglio recuperarli tutti», ha dichiarato a Newsmax. «Abbiamo raggiunto un’intesa che potrebbe portarci al rilascio della metà dei vivi e della metà dei morti. Questo significherebbe avere ancora 10 ostaggi in vita e circa 12 cadaveri da recuperare. Intendo riportarli tutti indietro. Spero che l’intera operazione possa concludersi nei prossimi giorni». L’accordo in discussione includerebbe una tregua di 60 giorni, durante la quale verrebbero liberati gli ostaggi previsti dal primo scambio, mentre nel frattempo si proseguirebbe con trattative più ampie per porre fine al conflitto. Secondo Netanyahu, la guerra potrebbe terminare immediatamente se Hamas deponesse le armi. Parlando della situazione degli ostaggi, il premier ha denunciato la natura repressiva dell’amministrazione di Hamas su Gaza, mettendo in evidenza l’utilizzo di civili palestinesi come scudi umani.v«È un’organizzazione armata e allo stesso tempo un potere politico che opprime la propria popolazione. Prende di mira i nostri cittadini e poi usa i suoi come scudi umani. E dopo incolpano noi per le vittime civili», ha affermato. «Ma noi avvisiamo sempre i civili: “Allontanatevi dalla zona di combattimento”. Invece Hamas dice: “Non andatevene. Se provate a fuggire, spareremo”. E sparano davvero, perché vogliono che i morti civili vengano attribuiti a Israele. Questo è ciò che circola su TikTok e sui social: ‘Israele uccide intenzionalmente i civili’. Ma non è vero. È Hamas che lo fa, impedendo ai propri cittadini di fuggire dalla guerra. Sono davvero dei mostri». Netanyahu ha inoltre sottolineato un fatto che considera inedito: la crescente opposizione interna degli stessi palestinesi di Gaza contro Hamas.«Ci sono palestinesi che stanno reagendo contro Hamas grazie alla pressione che stiamo esercitando», ha detto a Newsmax. «È un evento senza precedenti: a Gaza, i civili palestinesi si ribellano. Stanno opponendosi apertamente a Hamas, dicendo: “Non li vogliamo più. Non vogliamo essere dominati da questi tiranni”.» Il messaggio finale di Netanyahu è stato diretto: «Non era mai accaduto prima. Crediamo che sia possibile. Non parlo di un obiettivo di guerra impossibile. Elimineremo questi mostri e riporteremo a casa i nostri ostaggi».

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Panorama

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