Israele non si ferma, il principe saudita chiama Trump e Meloni, Gualtieri preferisce sfilare col gay pride
- Postato il 15 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Arriveremo ovunque”, tuona Israele. “Noi siamo una minaccia per l’Occidente”, risponde Teheran.
È una guerra infinita che può stravolgere il mondo. Un pericolo vero, insomma. Putin e Trump intervengono dopo essersi parlati a lungo. Il Cremlino ha paura di un’escalation di cui non si conoscono i confini, Trump interviene immediatamente e afferma con forza: “Le armi debbono tacere subito, questo è un conflitto che non deve durare”.
I grandi della terra si muovono, ma per ora senza il minimo successo. Continuano i bombardamenti, i morti si moltiplicano ogni giorno, non c’è tregua che tenga. Deve intervenire la diplomazia, si dice. Già, ma è necessario essere tutti d’accordo. Purtroppo non è così. La tragedia aumenta a vista d’occhio e i medici a consulto rischiano di far morire gli ammalati.
Israele e la paura di una guerra totale

Bisogna dire che in effetti la paura di una guerra totale è compresa da tutti, grandi o piccoli che siano. I colloqui si infittiscono, i telefoni dei premier sono sempre occupati. Si va alla ricerca di un quid che possa far tirare un sospiro di sollievo a quanti tremano e temono che l’odio e la violenza abbiano partita vinta.
L’Europa comprende che non è più il momento di temporeggiare, l’Italia, per il prestigio che gode a livello internazionale, deve avere un ruolo determinante. A dispetto delle prefiche che continuano a ripetere che la nostra premier (insieme con uno dei suoi vice, il ministro Antonio Taiani) non valgano un fico secco nel mondo.
Come avviene spesso, invece di unirsi e di fare blocco dinanzi ad una situazione sull’orlo del precipizio, si preferisce sostenere le proprie idee che non hanno nessun costrutto. Se Giorgia Meloni non ha voce in capitolo per quale ragione, ad esempio, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, dopo Trump, chiama al telefono, il nostro presidente del consiglio insieme con Emmanuel Macron? La sua importanza in quel territorio che confina con la guerra è grande, i suoi suggerimenti sono di notevole rilevanza. Per questo motivo si rivolge a chi in Europa conta e gode di vasti consensi.
È strano: quando il principe ereditario venne intervistato anni fa da Matteo Renzi (un colloquio che sollevò in Italia molte critiche a livello politico) si scrisse del suo valore in campo internazionale. Ora che preferisce sentire il parere della Meloni conta quanto il due di bastoni quando la briscola è danari.
Accuse e critiche a tutti i costi
Si sostiene sempre che l’Italia continua a destreggiarsi perchè non vuole inimicarsi nessuno: temporeggia, dice e non dice. Ma sono falsità belle e buone se, al contrario, si sottolinea il lavoro della nostra diplomazia. La verità è che si preferisce l’inutile dibattito tra maggioranza e opposizione invece di impegnarsi in uno sforzo comune che non abbia ostacoli di sorta pur di raggiungere la pace.
Ma lo scontro politico non può essere lasciato da parte anche se nel mondo c’è il pericolo vero e proprio di una guerra totale. Si riprende a parlare dell’incarico di sottosegretario dato all’ex numero uno della Cisl Luigi Sbarra e si puntualizza che mai un posto simile è stato dato alla destra, nemica da sempre del sindacato. E si continua a criticare il ministro Taiani per il suo modo di fare pilatesco.
Così, ogni occasione è buona per dimostrare quanto il governo sia inefficace dentro e fuori i confini.
Ieri Roma, come è ormai consuetudine di sabato, è stata invasa da un’altra manifestazione a cui avrebbero partecipato migliaia di persone: trentamila secondo gli organizzatori. Era il giorno del gay pride, la marcia dell’orgoglio e dei diritti della comunità LGBTQ 8 (un acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer). In prima fila a reggere i manifesti dei felicissimi partecipanti i deputati del Pd Laura Boldrini e Alessandro Zan (la prima per chi lo avesse dimenticato è stata il presidente della Camera).
Nulla di male se ad un certo punto non fossero apparse le molte bandiere della Palestina e l’immagine di Netanyahu a testa in giù. Un avversario che merita di essere trucidato ed apparire alla folla in quel modo.
Non vorremmo essere accusati di faziosità perciò ricordiamo che in quel corteo accanto agli onorevoli già citati, marciava in prima fila pure il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Nulla di male, per carità. Però quello stesso cittadino vorremmo vederlo sfilare anche quando operai o dipendenti di qualsiasi tipo protestano perchè sono anni che chiedono il rinnovo di un contratto di lavoro ormai anacronistico.
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