Israele-Hamas: Negoziati in stallo. Nuovo incontro Trump-Netanyahu

  • Postato il 9 luglio 2025
  • Di Panorama
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Ieri si è concluso a Doha il quinto ciclo di colloqui tra Israele e Hamas, finalizzato a raggiungere un cessate il fuoco e un’intesa sul rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dal canale saudita Asharq News, che cita fonti ben informate, l’incontro si è concluso con un nulla di fatto. Un rappresentante palestinese avrebbe definito la trattativa «bloccata», accusando la delegazione israeliana di «ascoltare senza negoziare» e di dover «richiedere istruzioni a ogni passaggio» da Gerusalemme. Lo stesso funzionario ha poi sostenuto, in modo non veritiero, che i negoziatori israeliani non sarebbero autorizzati ad assumere decisioni concrete, descrivendo il comportamento del governo come «una strategia dilatoria orchestrata dal premier Benjamin Netanyahu per sabotare ogni possibile intesa». Tuttavia, fonti vicine alla trattativa chiariscono che è Hamas ad aver ostacolato il negoziato, giungendo al tavolo con richieste volte a smantellare i pilastri essenziali dell’accordo in discussione. Si tratta dell’ennesimo escamotage dell’organizzazione jihadista palestinese, decisa a mantenere il controllo su Gaza e a non liberare gli ostaggi israeliani.

Per questa ragione l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha posticipato la sua partenza per Doha, dove avrebbe dovuto prendere parte ai negoziati in corso tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e sul rilascio degli ostaggi. Lo riferiscono al Times of Israel due fonti informate sul dossier. Secondo quanto riferito, Witkoff era atteso in Qatar nella giornata odierna, ma al momento non è stata ancora fissata una nuova data per il viaggio. L’inviato americano ha comunque rassicurato i mediatori circa la sua volontà di partecipare ai colloqui, sottolineando il suo impegno a sostenere il raggiungimento dell’intesa. La decisione di rinviare la partenza, secondo gli osservatori, sarebbe indicativa del fatto che non sono stati ancora compiuti progressi concreti nel percorso negoziale.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è recato nuovamnente alla Casa Bianca ieri sera per un nuovo vertice con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: è la seconda volta in meno di 24 ore che i due leader si incontrano. L’incontro, durato circa novanta minuti, si colloca nel quadro degli intensi negoziati in corso tra Israele e Hamas – mediati dal Qatar a Doha – per cercare una soluzione che preveda il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.Né NetanyahuTrump hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche al termine del faccia a faccia. In una nota, l’ufficio del primo ministro israeliano ha confermato che «il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha appena concluso il suo secondo incontro con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump». Alla riunione, tenutasi nello Studio Ovale, ha partecipato anche il vicepresidente americano JD Vance.  Poche ore prima, Netanyahu aveva parlato con i media a Capitol Hill dopo un incontro con il presidente della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson. «Il Presidente e io crediamo in una dottrina chiamata pace attraverso la forza. Prima arriva la forza, poi la pace. La decisione ferma del presidente Trump di schierarsi al nostro fianco contro chi minaccia Israele e la stabilità globale ha generato un cambiamento significativo in Medio Oriente», ha affermato il premier israeliano.Commentando l’ultimo scontro di dodici giorni con l’Iran, Netanyahu ha elogiato le forze armate statunitensi: «I valorosi piloti americani a bordo dei B-2 hanno dato prova di una determinazione e di una potenza eccezionali. I soldati israeliani hanno combattuto con coraggio, i nostri aviatori hanno colpito con precisione, e la nostra alleanza è ruggita come un tuono. Tutto questo sta favorendo una trasformazione nella regione. Esistono reali opportunità di pace e stiamo lavorando insieme per coglierle». Il primo ministro ha poi ribadito che «il lavoro a Gaza non è ancora finito: dobbiamo liberare tutti i nostri ostaggi, distruggere le capacità militari e governative di Hamas e garantire un futuro diverso per Gaza, nell’interesse di tutti, a partire da Israele. Nessuno accetterà meno di questo, e noi certamente no». «Tutti questi temi – ha concluso Netanyahu – sono stati al centro del mio colloquio con il presidente Trump. Potremmo approfondirli ulteriormente nel corso di questa visita. Va detto che il coordinamento tra Stati Uniti e Israele, tra un presidente americano e un primo ministro israeliano, non ha precedenti. Questo offre grandi prospettive per Israele, per gli Stati Uniti, per la regione e per il mondo intero». Infine, oltre alle operazioni militari a Gaza non si fermano quelle contro Hezbollah. Un comandante della milizia sciita filo-iraniana è stato eliminato nella serata di ieri da un attacco aereo israeliano condotto con un drone nel sud del Libano. Lo ha reso noto l’esercito israeliano, precisando che il raid ha colpito la località di Babliyeh, a sud di Sidone, uccidendo Hussein Ali Muzhir, figura chiave dell’organizzazione sciita nell’area del fiume Zahrani. Secondo quanto riportato dalle Forze di difesa israeliane (Idf), Muzhir era responsabile di diversi lanci di razzi contro obiettivi israeliani e reparti militari dell’Idf. In un comunicato rilanciato dal Times of Israel, l’esercito ha aggiunto che il comandante recentemente aveva preso parte ad attività mirate a ripristinare le capacità di artiglieria del gruppo nel Libano meridionale.

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Panorama

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