Israele avverte: Teheran punta a trasformare la Cisgiordania in una nuova Gaza
- Postato il 12 novembre 2025
- Di Panorama
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Secondo un dossier pubblicato dal Washington Free Beacon che è stato confermato da fonti dell’intelligence israeliana, l’Iran ha intensificato negli ultimi mesi i propri sforzi per introdurre clandestinamente in Cisgiordania armi sempre più sofisticate. L’obiettivo, affermano gli analisti, sarebbe quello di trasformare l’area in un nuovo epicentro terroristico, capace di replicare su larga scala la tragedia del 7 ottobre.
Le autorità israeliane ritengono che Teheran punti a destabilizzare progressivamente l’area, trasferendo in Cisgiordania la stessa architettura militare costruita a Gaza: tunnel, laboratori di produzione di razzi e reti logistiche segrete. Dopo la tregua mediata dagli Stati Uniti tra Israele e Hamas, la Jihad Islamica Palestinese – principale forza sostenuta dall’Iran – avrebbe spostato il proprio centro operativo verso la Cisgiordania, coordinandosi con altre fazioni armate attive tra Hebron, Nablus, Jenin e Gerico.
Sebbene la Jihad Islamica resti il principale interlocutore iraniano sul terreno, il suo apparato collabora con una galassia di milizie locali: le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e diverse cellule di Hamas. La Foundation for Defense of Democracies (FDD) stima che in totale operino nella regione almeno ventotto gruppi armati, sostenuti economicamente e logisticamente da Teheran. Negli ultimi mesi, questi gruppi hanno ottenuto armamenti di livello mai raggiunto prima: missili anticarro, droni esplosivi, granate a propulsione e razzi a lunga gittata. Secondo il Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center, Hamas avrebbe dichiarato subito dopo la cessazione delle ostilità del 10 ottobre che «la Giudea e Samaria (Cisgiordania) continueranno a essere un’arena di resistenza prioritaria».
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno intercettato diverse spedizioni di armi provenienti dall’Iran. Tra i carichi bloccati figura un drone giunto dalla Giordania contenente dieci pistole automatiche e, in un’operazione di ottobre, una consegna della Forza Quds iraniana composta da quindici razzi anticarro, ventinove ordigni esplosivi, quattro droni armati e un assortimento di armi leggere. Gli apparati di sicurezza israeliani ritengono che Teheran stia cercando di stabilire nuove rotte di contrabbando attraverso la Giordania e il Libano. In estate, le IDF hanno già sventato due tentativi di trasporto illegale di armi dal Libano verso la Cisgiordania.
A febbraio, l’intelligence israeliana ha bloccato un attentato pianificato congiuntamente da Hamas, Jihad Islamica e Brigate dei Martiri di al-Aqsa all’interno del campo profughi di Nur Shams. Il piano prevedeva l’esplosione simultanea di ordigni su autobus civili in tre città. Un errore di sincronizzazione ha provocato la detonazione anticipata di una bomba, consentendo alle forze israeliane di neutralizzare il resto del dispositivo terroristico.
Il David Institute for Security Policy ha confermato che Teheran finanzia direttamente i gruppi coinvolti, descrivendo la Cisgiordania come «il punto più vulnerabile d’Israele» per la sua vicinanza a Gerusalemme, Tel Aviv e all’aeroporto Ben Gurion. Le immagini provenienti da Hebron mostrano depositi trasformati in officine per la produzione di razzi e droni, segno che le milizie locali stanno replicando il modello industriale di Hamas a Gaza dopo il ritiro israeliano del 2005.
Nel frattempo, Israele avrebbe presentato una proposta per risolvere la crisi di Rafah. Secondo fonti citate dal Washington Free Beacon, il piano – elaborato con la mediazione americana – offrirebbe ai terroristi di Hamas nascosti nei tunnel la possibilità di arrendersi, consegnare le armi e accettare l’esilio in un Paese terzo. Chi aderirà all’accordo, riferiscono le fonti, potrà evitare la detenzione e lasciare la Striscia sotto garanzia statunitense.
Sul fronte nord, la tensione resta alta. Da Beirut, il segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha parlato da un bunker sotterraneo in occasione della commemorazione del Giorno dei Martiri. Nel suo discorso ha avvertito che «gli attacchi israeliani non potranno proseguire senza conseguenze» e ha ribadito che il gruppo «non deporrà mai le armi». Qassem ha accusato Israele e Stati Uniti di voler imporre al Libano un disarmo forzato e ha invitato il governo di Beirut a garantire il ritiro israeliano da cinque avamposti nel sud del Paese.
Il leader sciita ha ricordato che l’attuale cessate il fuoco con Israele, firmato un anno fa, «è valido solo per l’area a sud del fiume Litani» e ha avvertito che «qualsiasi tentativo di modificarlo equivarrebbe a legittimare le violazioni israeliane». Le sue parole arrivano mentre l’esecutivo libanese ha affidato all’esercito il compito di preparare un piano per il disarmo di Hezbollah entro la fine del 2025, progetto che Qassem ha respinto con fermezza, giurando che il movimento «conserverà le proprie armi a ogni costo». La convergenza tra la rete iraniana in Cisgiordania, le operazioni della Forza Quds in Libano e la pressione esercitata da Hezbollah contro Israele suggerisce l’esistenza di una strategia coordinata. L’Iran, sostengono gli analisti, starebbe cercando di circondare Israele su più fronti, sfruttando le tensioni regionali per ampliare la propria influenza e mantenere il conflitto in uno stato di instabilità permanente.