Irreperibile a un ordine di carcerazione Langellotto, imputato per le minacce al giornalista del Fatto Vincenzo Iurillo

  • Postato il 4 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il pregiudicato di camorra Salvatore Langellotto, imputato di atti persecutori ai danni del nostro giornalista Vincenzo Iurillo e di aver aggredito il presidente del Wwf Tirreno Claudio d’Esposito, è irreperibile da circa due settimane. I carabinieri non sono riusciti a notificargli un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli. Nel processo in corso a Torre Annunziata – pm Antonio Barba, giudice Maria Camodeca – Langellotto è accusato di aver picchiato d’Esposito per vecchi rancori collegati a una denuncia che ne bloccò la realizzazione di 228 box in un giardino di Sorrento. L’imprenditore è accusato anche di aver minacciato e stalkerizzato Iurillo per provare a ‘silenziarlo’, dopo l’uscita di numerosi articoli che ne raccontavano i trascorsi. Una campagna stampa che suscitò l’intervento delle Iene, con un servizio andato in onda nel gennaio 2024, concentrato sulla ‘benedizione religiosa’ dei camion dell’imprenditore, avvenuta sul sagrato della chiesa di Sant’Agnello il 30 dicembre 2023. Fu proprio durante l’intervista telefonica a Giulio Golia che Langellotto si lasciò andare a pesanti intimidazioni al nostro cronista.

Ma il provvedimento di carcerazione a carico di Langellotto riguarda altre vicende penali, sui dettagli dei quali c’è riserbo. I precedenti dell’imprenditore edile, oltre alla condanna per concorso esterno in associazione camorristica a 4 anni e mezzo per vicende di una quindicina di anni fa, interamente espiata, sono molto numerosi e potrebbe trattarsi di un cumulo pene, o altro.

Langellotto era ormai libero di circolare, e anche di lavorare: gli arresti domiciliari di gennaio e febbraio 2024, due distinte ordinanze di due Gip di Torre Annunziata, poi riunificate in un unico processo – pm Antonio Barba, giudice Maria Camodeca – erano stati infatti progressivamente attenuati in misure meno restrittive. Al momento dell’irreperibilità, l’imprenditore era sottoposto al divieto di dimora in provincia di Napoli, con un paio di firme a settimana in una caserma del casertano, dove per un periodo aveva fissato la sua residenza. Sono stati proprio i carabinieri di quella caserma a dare l’allarme, quando Langellotto ha saltato l’appuntamento con la firma.

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Il Fatto Quotidiano

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