Iran: stop alla cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica
- Postato il 25 giugno 2025
- Di Panorama
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Il Parlamento iraniano ha approvato questa mattina una legge che sancisce la cessazione della cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). A riportarlo è l’agenzia di stampa iraniana Isna. Con questa decisione, gli ispettori dell’Aiea non potranno più accedere al territorio iraniano per condurre attività di monitoraggio. Il provvedimento era già stato convalidato dal Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, aprendo così la strada all’espulsione dell’organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite. Poco prima il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Mariano Grossi ha reso noto di aver ricevuto una comunicazione ufficiale da parte di Teheran riguardo alle «misure protettive adottate in relazione all’uranio arricchito». Lo stesso responsabile ha sottolineato che «la massima priorità, in questo momento, è garantire il ritorno degli ispettori sui siti nucleari iraniani».
Gli Stati Uniti sono i veri artefici della crisi nucleare iraniana»: è la dura accusa lanciata dal rappresentante permanente della Cina alle Nazioni Unite, Fu Cong, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu svoltasi martedì. Secondo quanto riportato dai media statali cinesi, Fu ha puntato il dito contro Washington per il ritiro «unilaterale» dall’accordo sul nucleare (Jcpoa) avvenuto nel 2018 e per aver poi reintrodotto e rafforzato le sanzioni contro Teheran. Tali misure, ha denunciato il diplomatico, hanno esercitato una pressione estrema sull’Iran, privandolo dei benefici economici previsti dall’intesa e costringendolo progressivamente a ridurre l’adempimento dei suoi obblighi. Dal canto suo, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha ribadito la disponibilità al dialogo con gli Stati Uniti, ma nel rispetto del diritto internazionale: «L’Iran è pronto a risolvere le divergenze con Washington nell’ambito di un quadro legale internazionale. Non chiediamo altro che il rispetto dei nostri diritti», ha dichiarato in una conversazione telefonica con il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman.
Sul fronte statunitense, Donald Trump è tornato a farsi sentire in toni perentori. Rispondendo a una domanda sull’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, il presidente ha affermato: «Non lo permetteremo militarmente». E ha aggiunto: «L’attacco americano ha posto fine alla guerra. Il programma nucleare iraniano è stato riportato indietro di decenni». Interrogato su una possibile nuova azione nel caso in cui Teheran dovesse riprendere i suoi progetti atomici, Trump ha risposto senza esitazioni: «Certo». Dal lato israeliano, il portavoce delle Forze di difesa (IDF), generale di brigata Effie Defrin, ha dichiarato che è ancora «prematuro» fare una valutazione definitiva sui danni inflitti al programma nucleare iraniano. «Abbiamo centrato tutti gli obiettivi che ci eravamo posti, forse anche con risultati superiori alle aspettative. Tuttavia, è troppo presto per una stima accurata: stiamo analizzando l’impatto degli attacchi sulle varie componenti del programma atomico iraniano», ha spiegato Defrin in conferenza stampa, come riportato dal Times of Israel. «Riteniamo comunque di aver colpito duramente le capacità nucleari di Teheran, tanto da averle fatto perdere anni di sviluppo».
Trump ha anche attaccato i principali media americani, definendo «fake news» la CNN e «fallimentare» il New York Times. In un post su Truth Social, il presidente ha accusato entrambe le testate di voler «sminuire uno degli attacchi militari più riusciti della storia». Le due redazioni, infatti, avevano citato fonti anonime dell’intelligence secondo cui i bombardamenti statunitensi avrebbero ritardato il programma nucleare iraniano solo di pochi mesi, anziché distruggere completamente le infrastrutture. Trump ha ribadito la sua versione: «I siti nucleari in Iran sono completamente distrutti!». E ha aggiunto che le due testate «sono state travolte dalle critiche del pubblico!».
Una linea condivisa anche da Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, che in un’intervista alla Fox News ha affermato che l’impianto di arricchimento di Fordow è stato «distrutto» e che la missione volta a neutralizzare le capacità nucleari dell’Iran è stata completata. «Abbiamo sganciato 12 bombe bunker buster su Fordow. Non ci sono dubbi: hanno perforato le coperture difensive e i siti sono stati annientati», ha dichiarato Witkoff, smentendo così i resoconti giornalistici secondo cui gli effetti dell’operazione si limiterebbero a un semplice rallentamento. Secondo quanto riferito da fonti israeliane ad «ABC News», i danni inflitti all’impianto iraniano di arricchimento dell’uranio a Fordow non avrebbero prodotto risultati soddisfacenti. L’entità reale dell’impatto degli attacchi condotti da Stati Uniti e Israele contro le strutture nucleari della Repubblica Islamica è tuttora oggetto di analisi, e sarebbe prematuro trarre conclusioni definitive sull’efficacia dell’operazione.Due fonti israeliane interpellate dall’emittente americana hanno dichiarato che al momento mancano informazioni precise sul volume di uranio arricchito che Teheran potrebbe aver spostato prima dei bombardamenti, così come sulla quantità di centrifughe rimaste operative e riutilizzabili per futuri processi di arricchimento. Una delle fonti ha inoltre ridimensionato l’impatto degli attacchi su Fordow, definendolo «davvero poco positivo».Una delle fonti ha aggiunto che potrebbero essere necessari mesi prima di ottenere una valutazione definitiva dell’esito dell’operazione.
Questa mattina è emersa la notizia che martedì, in un’operazione condotta con il supporto dell’intelligence delle Forze di Difesa israeliane (IDF), l’Aeronautica militare israeliana (IAF) ha colpito ed eliminato, nel sud del Libano, Haytham Abdullah Bakri, responsabile della società di cambio valuta «Al-Sadiq». Bakri era coinvolto nel trasferimento di fondi destinati al gruppo terroristico Hezbollah, fungendo da intermediario tra l’organizzazione libanese e la rete finanziaria iraniana. La sua società, «Al-Sadiq», agiva infatti come piattaforma per il deposito e la movimentazione di denaro proveniente dalla Forza Quds, l’unità d’élite delle Guardie Rivoluzionarie iraniane.
I fondi trasferiti attraverso questo circuito venivano utilizzati da Hezbollah per attività militari: acquisto di armamenti, produzione di veicoli e pagamento degli stipendi ai miliziani. Le somme così raccolte venivano poi reindirizzate al finanziamento di operazioni terroristiche e alla prosecuzione delle attività dell’organizzazione. Sempre nel contesto delle operazioni mirate a colpire l’infrastruttura finanziaria di Hezbollah, lo scorso fine settimana le IDF hanno neutralizzato in Iran Behnam Shahriyari, comandante dell’Unità 190 della Forza Quds. Shahriyari era il principale supervisore dei canali che permettevano il trasferimento annuale di centinaia di milioni di dollari verso l’organizzazione e i suoi affiliati.Tra le modalità utilizzate figuravano complesse triangolazioni valutarie tra case di cambio in Turchia, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Libano, attraverso cui i fondi venivano occultati e successivamente trasferiti a Hezbollah. L’eliminazione di Bakri e Shahriyari rappresenta un colpo significativo alle reti di finanziamento che legano Teheran al gruppo sciita libanese.