Iran, parte la caccia ai mini sottomarini di Teheran nel Golfo

  • Postato il 23 giugno 2025
  • Di Panorama
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È caccia ai piccoli sottomarini iraniani che potrebbero cogliere di sorpresa i nemici. La Marina militare statunitense controlla e traccia le unità navali militari di Teheran in modo puntuale dall’agosto 2024, quando le forze navali iraniane (Irin e Irgc) ricevettero oltre duemila ordigni tra sistemi missilistici e droni, inclusi missili da crociera con i quali ha condotto con successo test di lancio proprio dai suoi sommergibili. Dopo gli scontri avvenuti con la Marina Usa durante gli ultimi anni della guerra con l’Iraq (1980-88), Teheran perse decine di unità e tale esperienza impose di applicare la dottrina della guerra asimmetrica con l’uso di piccole unità navali armate in grado di sfruttare le decine di piccole isole per occultarsi e rifornirsi.

Oggi sulla carta l’Iran possiede la più grande forza navale del Golfo Persico; le isole strategiche dell’Iran all’ingresso del Golfo Persico (Hormuz, Larak, Qeshm, Hengam, Tunb e Abu Musa), sono posizionate in prossimità delle rotte che tutte le navi commerciali devono seguire. E le acque poco profonde del Golfo e le strette vie dello Stretto di Hormuz conferiscono all’Iran potenziali vantaggi bellici. Con una costa di 2.440 chilometri e l’economia dipendente dall’esportazione di petrolio, nel tempo i leader iraniani hanno investito nello sviluppo di capacità navali valorizzando la storia della Marina Imperiale Iraniana, fondata nel 1932.

Le due anime della forza navale iraniana

La sua struttura militare navale è divisa tra la flotta della Marina (Irin, circa 18.000 uomini), e quella del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), con altri 17.000. L’Irin è responsabile della gestione della flotta navale regolare del Paese, inclusi sottomarini e navi da guerra più grandi, mentre la Irgc utilizza prevalentemente piccole imbarcazioni. Stando a quanto riportato nel rapporto 2024 di Global Firepower, l’Irin è al 37° posto su 145 forze navali a livello mondiale. Teheran ha in servizio cacciatorpediniere moderne come la Zulfiqar, Sahand e Zagros, progettate per lanciare missili di precisione e svolgere missioni di intelligence. Le fregate di classe Alphand e Moj, alcune di fabbricazione britannica e altre iraniana, svolgono un ruolo fondamentale nelle operazioni navali di media portata. Ci sono poi navi d’assalto anfibie e corvette utilizzate per il trasporto di truppe e per poter effettuare attacchi rapidi.

Ma la componente più preoccupante resta quella sottomarina che al 2010 vedeva in navigazione 27 vascelli dei quali tre sono sottomarini diesel-elettrici di classe Tareq (classe Kilo), utilizzati in operazioni strategiche come la posa di mine e il lancio di missili da crociera. L’Iran possiede anche due sottomarini di classe Fateh e numerosi mini-sottomarini di classe Ghadir adatti alle acque poco profonde. I mezzi di classe Tareq sono di fabbricazione russa: lunghi 74 metri, sono in grado di lanciare missili da crociera e di posizionare mine e sono ancora utilizzati per missioni strategiche. Quelli di classe Fateh, di fabbricazione locale, sono entrati in servizio nel 2019 e hanno tubi di lancio per siluri e missili, ma sono utilizzabili principalmente in acque costiere. Infine ci sono i piccoli Ghadir, disponibili in una ventina di unità e utilizzati per operazioni speciali e attacchi a sorpresa e un’unità di classe Nahang destinata al trasporto di forze speciali.

Tali sottomarini non hanno grande autonomia, dunque il loro potenziale viaggio fino a posizioni chiave utili ai lancicomporta l’invio di unità di superficie per l’appoggio e il rifornimento. E ciò li rende limitati e facilmente tracciabili. Al contrario, il loro passaggio indisturbato fino a zone utili per colpire come il Mediterraneo potrebbe costituire un serio problema.

Le basi strategiche sotto tiro nel Golfo

Le basi militari iraniane d’armamento sono distribuite in due regioni geografiche: a Nord, nel Mar Caspio, e a Sud nel Golfo Persico e nel Golfo di Oman. L’Iran ha dichiarato di voler chiudere lo Stretto di Hormuz, il più importante nodo energetico al mondo dove transita circa il 20% del consumo globale di petrolio e di gas naturale liquefatto, tuttavia, dopo i bombardamenti di due giorni fa al porto di Bandar Abbas ciò non sarà facilmente attuabile.

La base di Bandar Abbas costituisce infatti il più grande centro navale iraniano, quartier generale del Comando Generale della Marina e centro di produzione di navi e sottomarini. Le altre basi nel mirino dei bombardieri americani e israeliani sono quella di Jask, primo punto di difesa nel Golfo di Oman, con posizioni di attracco avanzate; Chabahar, l’unica che si affaccia sull’Oceano Indiano, porta d’accesso dell’Iran all’Asia centrale; e Anzali, altro centro di produzione di sottomarini e atta alla protezione degli impianti petroliferi nell’Iran settentrionale. La base di Kharg è il presidio per i principali impianti petroliferi nel Golfo Persico, mentre da Imam Ali, presso Chabahar, vengono effettuate ricognizioni e pattugliamenti offensivi nel Golfo di Oman e nel Golfo Arabico.

Oltre a queste basi ci sono centri delle forze Irgc come la base di Sirik, vicino allo Stretto di Hormuz e sull’isola di Abu Musa (dotata di difese aeree e bunker), una delle lingue di terra contese con gli Emirati Arabi Uniti, insieme con Tamb al-Sughra e Tambal-KubraTutti possibili obiettivi degli F-35 ed F-15 israeliani.

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Panorama

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