Iran al collasso: blackout, sete e inflazione, ma i soldi vanno a Hezbollah e Houthi

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Di Panorama
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L’Iran è un Paese in profonda crisi. L’inflazione viaggia oltre il 40%, il rial ha perso quasi il 90% del suo valore in un decennio e la disoccupazione giovanile sfiora il 30%. La popolazione vive un lento impoverimento, mentre la classe dirigente che vive nel lusso continua a destinare miliardi di dollari a milizie all’estero. Secondo Iran International, la situazione dei servizi essenziali è ormai drammatica. I blackout elettrici sono all’ordine del giorno: intere province rimangono senza corrente per ore, paralizzando fabbriche e ospedali. La crisi idrica non è meno grave: bacini artificiali e falde acquifere sono ridotti al minimo, con milioni di famiglie costrette a dipendere da autocisterne private spesso di proprietà di uomini del regime, a costi proibitivi.

Il paradosso appare ancora più evidente se si guarda ai numeri: nel 2023 Teheran ha speso circa 700 milioni di dollari per Hezbollah, secondo stime del Dipartimento di Stato americano, mentre appena 400 milioni sono stati destinati all’intero settore idrico nazionale e meno di 300 milioni per la manutenzione della rete elettrica. In altre parole, un singolo gruppo armato all’estero riceve più fondi di due comparti vitali per la sopravvivenza del Paese. E non è solo una questione di priorità interne: la Repubblica islamica ha continuato a sostenere anche gli Houthi in Yemen, trasformandoli in un attore militare capace di minacciare le rotte commerciali globali nel Mar Rosso. Una strategia che rafforza l’asse regionale di Teheran, ma che priva i cittadini iraniani di risorse essenziali. Il quotidiano Asharq Al-Awsat ha rivelato che Teheran avrebbe chiesto a Baghdad un accesso straordinario a un valico di frontiera con la Siria per facilitare i trasferimenti di denaro a Hezbollah. Un alto funzionario iracheno ha spiegato di «non aver risposto al messaggio iraniano a causa di complicazioni politiche e di sicurezza», segno che persino in Iraq cresce l’imbarazzo. Secondo fonti citate il senatore americano Lindsey Graham ha riferito a legislatori libanesi che Washington possiede prove di trasferimenti milionari verso Hezbollah e intende chiarire come riescano ancora a passare, nonostante l’aumento dei controlli.

A rendere ancora più surreale il quadro è il collasso del settore energetico nazionale. L’Iran possiede una delle più grandi riserve mondiali di petrolio e gas, ma la sua produzione è scesa del 20% rispetto a dieci anni fa. A causa delle sanzioni internazionali, della mancanza di investimenti e della corruzione dilagante, Teheran non riesce a modernizzare gli impianti né a garantire una distribuzione efficiente. Il risultato è che un Paese ricchissimo di idrocarburi importa elettricità dai vicini e lascia i propri cittadini al buio. Sul fronte libanese, intanto, la questione Hezbollah resta esplosiva. Il presidente Joseph Aoun ha ribadito al capo della sicurezza iraniana Ali Larijani che nessun gruppo dovrebbe portare armi o dipendere da potenze straniere. Larijani ha replicato che l’Iran «non interferisce» e che Beirut dovrebbe sempre considerare «il valore della resistenza». Pochi giorni dopo, il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che «la resistenza non consegnerà mai le sue armi», arrivando a evocare una «battaglia simile a quella di Karbala» se si tenterà di imporre il disarmo.Il governo libanese, con il sostegno di Washington, ha avviato la più ambiziosa iniziativa di disarmo mai tentata, ordinando all’esercito di intervenire contro gli arsenali della milizia. Teheran ha reagito definendo la mossa un diktat occidentale e ribadendo che Hezbollah resta intoccabile.Il quadro che emerge è chiaro: il regime iraniano preferisce finanziare la guerra all’estero piuttosto che garantire luce e acqua in patria. Secondo fonti citate da Iran International, milioni di dollari continuano a fluire verso Hezbollah e Houthi mentre i cittadini iraniani affrontano blackout quotidiani e file interminabili per l’acqua. La “resistenza”, sbandierata come simbolo di orgoglio nazionale, è in realtà mantenuta a spese di un popolo stremato. L’Iran è così diventato un Paese paradossale: seduto su immense riserve di energia, ma incapace di illuminare le proprie città; con un apparato militare esterno che riceve miliardi, mentre ospedali e scuole cadono a pezzi. Una scelta che racconta meglio di qualsiasi slogan la gerarchia di valori del regime: prima le milizie, poi se avanza qualcosa la gente.

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Panorama

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