iPhone ricondizionati, l’imprenditore: “Ho investito un milione e ReFurbed mi ostacola e favorisce altri. Ho dovuto licenziare 7 persone”

  • Postato il 2 novembre 2024
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ha creato un’azienda che ricondiziona iPhone per venderli online su alcuni marketplace, tra cui ReFurbed, una startup di successo creata in Austria con la missione di cambiare i consumi tecnologici in maniera sostenibile. L’imprenditore aveva capito i meccanismi per riuscire a piazzare bene i suoi prodotti e aumentare le vendite. Tuttavia qualcosa si è inceppato e lui, dopo aver studiato i meccanismi del sito e i concorrenti, ha deciso di rivolgersi alle autorità garanti del mercato in Italia, Austria, Germania, Inghilterra e non solo a loro, per denunciare presunte pratiche scorrette. È la storia di Boris Tuzza, ingegnere aerospaziale di 46 anni, che – dopo aver avuto ruoli importanti in alcune multinazionali – nel 2019 ha fondato la Italian Technological Company (Itc), con cui ricondizionava gli smartphone della Apple per venderli su ReFurbed e altri siti simili. Dopo esser stato sospeso dal sito, ha deciso di trascinare la start up di fronte alle autorità garanti.

“Pochi anni fa il mercato era appannaggio dei marketplace e li ho studiati per capire le loro regole – racconta Tuzza –. Volevo entrare e piazzarmi bene rispettando i loro parametri: i tempi di consegna, la qualità dei prodotti, la soddisfazione del cliente e molti altri”. Ha approfondito direttive e regolamentazioni del settore e anche il funzionamento degli algoritmi dei siti per piazzare bene i suoi smartphone. ReFurbed funziona con il sistema della “buy box”: “C’è una sorta di appaltino – spiega –, con una classifica data dalla qualità e da altri parametri da loro definiti, come la consegna e la soddisfazione”. Chi fa l’offerta migliore, viene messo in vetrina e i suoi prodotti figureranno i soli visibili al cliente finale con la dicitura “Miglior offerta”. O almeno così dovrebbe essere.

Nel 2020-21 il mercato dei prodotti ricondizionati è esploso. L’economia circolare dei prodotti tecnologici permette sia di ridurre i rifiuti elettronici, sia risparmi per chi acquista. Tuzza ha investito quasi un milione di euro in ricerca e sviluppo, ha sviluppato delle tecnologie innovative (in parte sovvenzionate da bandi pubblici) e la sua Itc è riuscita ad aumentare il fatturato di anno in anno, “nel 2019 150 mila euro, nel 2020 560mila euro, 2021 2,7 milioni e 2022 3,3 milioni di euro. Nel 2024 mi sono fermato”, dice. Il meccanismo sembrava essersi inceppato. Gli accessi al sito erano diventati difficili, i suoi prezzi venivano cambiati, alcuni prodotti sparivano dal sito, anche se l’azienda vinceva “l’appaltino”: “Compariva la scritta ‘Vincente’ per dirmi che avevo vinto la ‘buy box’. Controllavo il sito tedesco, austriaco, olandese… e non risultavo come venditore vincente. Di fatto mi hanno escluso dal mercato”. È cominciata così una parabola discendente: “In seguito mi sono state chiuse le linee di credito e mi stanno portando al fallimento. Da gennaio non fatturo più un euro. Avevo investito nella tecnologia, eravamo e siamo in grado di fare cose che altri non sanno fare. Ho lasciato a casa tutti i sette dipendenti”.

Tuzza ha quindi cercato di capire cosa stesse succedendo. “A ogni contestazione mossa contro Itc dal marketplace, noi replicavamo. Secondo me non applicano i regolamenti”. Perché “sul marketplace un fornitore mette il suo prodotto. L’algoritmo dovrebbe essere consumer friendly e rispettare le regole, ma in realtà sembrerebbe favorire alcuni venditori piuttosto che altri”. In altre parole, il venditore che vince l’appaltino per la fornitura di un determinato modello dovrebbe essere colui che compare per primo nella pagina di quel modello, ma Tuzza afferma che “non sembrerebbe essere così. La normativa europea che regola i marketplace prevede che le piattaforme non possano controllare i fornitori, né i prezzi”.

Ha cercato di capire chi ci sia dietro gli altri fornitori e controllato i siti di ReFurbed negli altri Stati europei, analizzandone l’andamento. “Ci sono 560 venditori. Ho iniziato a monitorare costantemente, giorno per giorno, su più prodotti, in vari paesi, e ho visto che vincevano sempre gli stessi. Li ho tracciati tutti”. Arriva addirittura a programmare dei software per scaricare i dati e monitorarli. “Ho scoperto delle disfunzioni che ReFurbed non è stata in grado di spiegarmi puntualmente o ha preferito non prendere posizione sul punto, anzi mi hanno sempre detto che si trattava di ‘errori software’”.

Secondo l’imprenditore ReFurbed “si comporta come i negozi online delle grandi catene di elettronica, che vendono i prodotti dei loro fornitori. Loro sono liberi di scegliere i venditori da avvantaggiare, ma devono dichiararlo, come previsto dal regolamento Ue Platform to Business (P2B)”, che regola il commercio sulle piattaforme online. Per questa ragione Tuzza ha denunciato ad alcune autorità garanti del mercato in Europa e in Italia (e anche all’Autorità garante delle comunicazioni) la violazione del regolamento P2B segnalando una serie di presunte irregolarità, come ad esempio quelle relative al cambio delle batterie dei dispositivi o la dicitura “Miglior offerta”: “Nonostante le tante richieste, a me non rispondono. Vorrei quindi che Refurbed spiegasse tutto quanto alle autorità – dice Tuzza –. La mia non è soltanto una battaglia personale. È legata a un mondo che sta cambiando. Ci sono moltissimi che stanno patendo come me, ma non hanno capito”.

Inoltre, grazie anche a Federconsumatori Milano, con cui sono state inviate le segnalazioni all’Agcm, si stanno valutando azioni legali, come una class action, davanti al tribunale civile perché le condotte del marketplace potrebbero avere danneggiato gli acquirenti, riducendo la loro possibilità di comprare gli iPhone al miglior prezzo presente sul mercato.

Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ufficio stampa italiano di Refurbed replica che alcune accuse mosse di fronte all’Agcm per la violazione del codice dei consumatori e del codice della concorrenza sono già state archiviate a marzo e luglio. “Al momento non siamo a conoscenza di ulteriori procedimenti da parte di Agcm o Agcom”. Refurbed afferma inoltre che “purtroppo, il venditore sta continuando ad agire contro di noi – presumibilmente in segno di ritorsione per la sua sospensione dalla piattaforma – nonostante le accuse siano già state respinte dall’Agcm e siano quindi non veritiere”. L’ufficio stampa annuncia anche che l’azienda “ha intrapreso azioni legali, per proteggere la propria reputazione”.

Per quanto riguarda la classificazione dei prodotti dei fornitori, la società spiega che la procedura avviene “in base a fattori come il prezzo, la disponibilità, gli articoli più venduti, i tempi di spedizione e lo storico delle prestazioni dei nostri fornitori in termini di qualità” e che “questa classifica è uniforme tra tutti i rivenditori, al fine di incoraggiare una sana concorrenza sulla nostra piattaforma”. Tuttavia, per quanto riguarda la pubblicazione nella “vetrina” di prodotti che a volte non sono i più economici, aggiunge che, in fondo, “tutte le offerte di tutti i fornitori sono comunque consultabili dai clienti selezionando l’opzione ‘Tutte le offerte’ sulla pagina del prodotto”.

Tuzza si dice “basito: “E’ Refurbed stessa ad ammettere che il prezzo a cui propone i cellulari sponsorizzandoli quali ‘migliore offerta’ non risulta essere tale e ciò non può che disorientare il consumatore che accede al sito”, afferma.

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Il Fatto Quotidiano

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