Intervista al tenore Walter Fraccaro. Trionfo per Radamès nell’Aida del Festival Lirico dei Teatri di Pietra 2025 in Sicilia

 Nella cornice mozzafiato dei teatri antichi di Siracusa, Tindari e Taormina va in scena in questi giorni una delle produzioni più attese dell’estate lirica 2025: l’“Aida” di Giuseppe Verdi programmata nell’ambito del Festival Lirico dei Teatri di Pietra dal direttore artistico Francesco Costa. Il progetto, nato per unire la grande tradizione operistica italiana ai luoghi simbolo della classicità mediterranea, ha conquistato il pubblico con un allestimento innovativo, rigoroso e visivamente spettacolare.
Diretta dal maestro Filippo Arlia, la produzione si è distinta per l’utilizzo dell’edizione critica curata da Anselm Gerhard, che restituisce integralmente il pensiero musicale verdiano, incluso un inedito coro in stile palestriniano nel terzo atto. La regia è firmata da Salvo Dolce, che ha saputo armonizzare gesto teatrale e architettura storica, esaltando la forza narrativa della partitura.
Protagonista nel ruolo di Radamès spicca il tenore Walter Fraccaro, la cui performance ha ottenuto unanime consenso da pubblico e critica. Insieme a lui, voci di respiro internazionale come Pumeza Matshikiza nei panni di Aida e Veronica Simeona in quelli di Amneris, il baritono Badral Chuluunbaatar come Amonasro.
 
Un successo sancito da platee gremite e sold out  – 6.000 spettatori solo a Siracusa – e standing ovation in ogni tappa. In questa intervista, Walter Fraccaro racconta il valore artistico ed emotivo di un’“Aida” che ha saputo intrecciare storia, musica e accessibilità.
–  Il ruolo di Radamès è tra i più impegnativi del repertorio verdiano. Come vive questo impegno nei tre teatri antichi?
“Interpretare Radamès nei suggestivi teatri di Siracusa, Tindari e Taormina è stato per me un privilegio artistico ma anche una grande sfida. Il legame diretto con l’archeologia e la storia – colonne, pietre millenarie, la vista sul mare – conferisce una risonanza drammatica unica. L’allestimento, che attinge all’edizione critica curata da Anselm Gerhard, restituisce un testo filologicamente rigoroso, con l’inedito coro palestriniano nell’Atto III. Cantare in questo contesto ha fatto sì che mi sentissi parte di qualcosa di monumentale e profondamente simbolico, regalando al pubblico una versione di ‘Aida’ che va oltre la mera rappresentazione, divenendo esperienza immersiva.”
– Il cast dell’allestimento è davvero di rilievo internazionale: cosa ha significato lavorare con Pumeza Matshikiza, Veronica Simeoni e con il Coro Lirico Siciliano e l’Orchestra in residence diretti da Filippo Arlia?
“Cantare insieme ad una compagnia  così prestigiosa è stata fonte di grande soddisfazione. Pumeza Matshikiza ha una voce intensa e magnetica, Simeoni dona drammaticità e profondità, creando un confronto vocale e scenico stimolante e altamente professionale. Badral Chuluunbaatar dispiega autorevolezza attoriale e la vocalità brunita.  E poi l’Orchestra Filarmonica della Calabria e il Coro Lirico Siciliano, sotto la direzione del maestro Arlia, hanno garantito una solidità sonora e un equilibrio interpretativo tali da sostenere efficacemente l’impianto filologico della regia. C’è stato un clima di profonda intesa musicale e rispetto reciproco che ha fatto la differenza”.
– Qual è stata la reazione del pubblico e della critica?
Tutte le recite hanno registrato il tutto esaurito e autentiche standing ovation. A Siracusa, circa 6.000 spettatori hanno assistito alla serata di apertura, seguita da analoghi successi a Tindari e – auspichiamo – a Taormina. Il pubblico ha accolto con entusiasmo il rigore filologico dell’edizione Gerhard, la resa sonora dei cori e dell’orchestra, e in particolare l’enfasi drammatica della produzione. Critici e spettatori hanno sottolineato l’impatto visivo e musicale del progetto: un’Aida epica, capace di valorizzare ambienti archeologici senza perdere la potenza del melodramma verdiano. Un’esperienza davvero unica per tutti noi”.
– Qualche sottolineatura sulla regia firmata da Salvo Dolce: come si inserisce nella sua interpretazione vocale?
La regia di Salvo Dolce privilegia appunto un approccio immersivo: scene, costumi ed effetti visivi rendono lo spettacolo coerente con l’architettura antica, mentre il linguaggio estetico evoca un Oriente arcaico e solenne in perfetta armonia con la musica di Verdi. La scenografia curata da Andrea Santini e i costumi di Domenico Franchi  (questi ultimi dall’Opera di Cracovia) creano un contesto ritmico e visivo che si integra con le sonorità e la drammaticità del canto. Per me, questo ha significato entrare nel personaggio non solo con il suono, ma anche con una gestualità scenica che dialogasse con l’insieme visivo, dando maggiore profondità a Radamès e alle sue tensioni interiori”.
– L’accessibilità è da sempre una componente importante del festival. Come valuta l’iniziativa della traduzione simultanea in Lingua dei Segni prevista a Taormina?
Ritengo che l’arte debba essere patrimonio di tutti: l’inclusione è una dimensione che arricchisce enormemente lo spettacolo. Il Festival Lirico dei Teatri di Pietra ha confermato questa filosofia, offrendo traduzione simultanea in Lingua dei Segni (LIS) grazie alla collaborazione con “Sicilia, Turismo per Tutti”. Vedere persone non udenti seguire la trama, comprendere le emozioni, partecipare attivamente all’esecuzione è stato toccante. Come artista, sono orgoglioso che la musica e il teatro si aprano ad accogliere ogni spettatore, e mi sento parte di un progetto che supera la barriera sensoriale per celebrare insieme la bellezza della lirica”.
– La sua carriera l’ha portata sui principali palcoscenici internazionali. Quali sono stati per lei i ruoli più significativi e come si inserisce Radamès in questo percorso?
– Ho avuto la fortuna di interpretare molti ruoli verdiani e pucciniani in teatri come il Teatro alla Scala, l’Arena di Verona, la Staatsoper di Vienna, la Deutsche Oper di Berlino e il Metropolitan di New York. Ho un legame speciale con Otello, Manrico, Don Alvaro e Calaf, tutti ruoli che richiedono grande potenza vocale ma anche profondità emotiva. Radamès si inserisce perfettamente in questa linea, perché unisce eroismo e fragilità, comando e sacrificio. È un personaggio che cresce nella tensione tra dovere e amore, e mi ha offerto l’opportunità di lavorare sia sulla proiezione vocale che sulla dimensione più intima e introspettiva del canto.
– Ha interpretato spesso Verdi, ma anche Puccini, Mascagni, Giordano. Cosa cerca in un ruolo per sentirlo “suo”?
Cerco sempre la verità drammatica. Un ruolo per me ‘funziona’ quando riesco a costruire un arco emotivo, un’evoluzione, un conflitto interno. Verdi offre spesso tutto questo in modo mirabile, ma anche Puccini, con le sue linee vocali più liriche e dense di pathos, o Mascagni in ‘Cavalleria rusticana’, mi hanno dato grandi soddisfazioni. Radamès è un perfetto esempio di equilibrio tra voce, passione e destino tragico. Quando queste tre forze si allineano, allora sento che il personaggio diventa mio davvero”.
 
Il  trionfo del tenore veneto nelle  vesti di Radamès conferma il successo i un’“Aida” che ha saputo innovare nel rispetto della tradizione, grazie a un cast di grande qualità, un impianto visivo potentemente evocativo e una direzione musicale capace di valorizzare ogni dettaglio. L’intensità dell’interpretazione di Fraccaro, unita alla professionalità da lui maturata sui più importanti palcoscenici del mondo, ha restituito al personaggio verdiano una dimensione completa: non solo il condottiero eroico, ma anche l’uomo diviso, fragile, capace di scegliere l’amore al prezzo della vita.
Giunto alla sesta edizione,  il Festival  si conferma così una delle manifestazioni più originali e vitali del panorama operistico italiano: un progetto che unisce la memoria archeologica al vissuto emotivo della musica, e che guarda al futuro attraverso l’inclusione e l’accessibilità. Le mitiche cavee di Siracusa, Tindari e Taormina non fanno solo da sfondo, ma da cassa di risonanza ideale per un’opera che continua, dopo più di 150 anni, a parlare agli spettatori di oggi con voce nuova e universale.
Con artisti come Fraccaro – capaci di dare corpo e anima al repertorio più esigente – e con produzioni che uniscono rigore e innovazione, il teatro d’opera dimostra ancora una volta di essere uno dei linguaggi più potenti per raccontare l’umanità, in ogni sua epoca.

L'articolo Intervista al tenore Walter Fraccaro. Trionfo per Radamès nell’Aida del Festival Lirico dei Teatri di Pietra 2025 in Sicilia proviene da Paese Italia Press.

Autore
Paese Italia Press

Potrebbero anche piacerti