Intervista a Mirko Tassin (Tasso Culinario), tedoforo di Milano Cortina 2026: "Credo in Federica Brignone"

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Mancano meno di 100 giorni alle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, un traguardo oltrepassato ma con una carica simbolica (e assai pragmatica sul versante operativo) amplificata da quesiti inevitabili su quel che ne verrà per l’Italia e la sorte riservata a Federica Brignone. Saranno i Giochi Invernali più immersivi, digitali rispetto al recente passato, con un’attenzione specifica sul versante comunicativo a quanti hanno improntato la fruizione dei contenuti attraverso le piattaforme più seducenti, quanto frequentate ovvero i social. Non è affatto casuale, dunque, che Milano Cortina abbia investito del ruolo di tedofori anche loro, i Digital Ambassadors attori di una comunicazione più orizzontale, diretta a un pubblico sempre più giovane. Come Mirko Tassin, altrimenti noto come Tasso Culinario, cuoco e content food creator 29enne originario di Busto Arsizio che ha conquistato un suo pubblico e che, pur non avendo mai vinto una gara come ci confida, ha saputo imparare a tradurre in opportunità inevitabili sbarramenti a cui è stato messo davanti. Si è scoperto diverso, si è trasformato ci confida in questa intervista esclusiva per Virgilio Sport. In attesa di poter portare la Fiamma e apprendere, come noi, se oltre a Sofia Goggia anche Federica Brignone tornerà in pista per i Giochi di casa.

La cucina parrebbe un ambiente irriproducibile per via dell’assenza della percezione olfattiva, tattile e dell’osservazione eppure è un fenomeno social tra i più interessanti. Come si riesce a rendere una creazione culinaria attraverso i social, divenendo un riferimento per un pubblico di followers nonché appassionati?
Nasco come cuoco e l’ho fatto per quasi otto anni, quindi avere un background in cucina aiuta a portare i concetti base sui social. Cerco di trasmettere il bello e il buono del mondo enogastronomico, è vero che hai delle responsabilità quando comunichi qualcosa come un giornalista, come un content creator. E’ vero che chi vede non può assaggiare, ma un content creator è chiamato a fornire quante più informazioni, cose veritiere a chi guarda in modo che chi è a casa possa replicare le ricette. In questi anni ho avuto un’evoluzione nella mia comunicazione. Ad oggi svolgo e racconto tre cose: vado da un produttore, in una città, un luogo e racconto che cosa ha da offrirmi, poi assaggio quello che ha un ristorante, un piatto, lo chef, infine la cucina perché essendo stato cuoco cucino e gusto le prelibatezze gastronomiche.

Sei stato investito anche del riconoscimento di Ambasciatore del Made in Italy.
E’ successo qualche mese fa: sono andato a Roma per ritirare il riconoscimento, sono stato nominato Ambasciatore del Made in Italy da parte della Federazione Artigiani e Piccoli Imprenditori, affiancata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, appunto, e dal Ministero dell’Agricoltura e ho ritirato questo premio per il mio lavoro degli ultimi cinque anni.

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Il passaggio cucina-social si è consumato in fretta grazie a un percorso di studio, applicazione e dedizione partito da un istituto alberghiero lombardo.
Sono nato nel mondo del ricevimento, perché mia madre ha avuto un bar nel centro di Busto Arsizio per ben 32 anni. Io ci sono nato all’interno di un bar, letteralmente, perché a pochi giorni dalla nascita mi ha portato con lei dietro al bancone, di nuovo nella sua attività e sono cresciuto lì, sempre a contatto con la gente mentre mia madre e mia nonna lavoravano a contatto con il pubblico, ammirando la cura nell’accoglienza, il ricevimento e il servizio. Poi, da lì, una volta dovendo scegliere ho optato per la cucina, non come prima scelta ma indotto da un amico che mi aveva spinto verso l’istituto tecnico. Una volta diplomato ho lavorato in cucina, come cuoco, poi con il Covid ho consumato un passaggio chiave dal mondo della cucina a quello comunicativo.

Ti sei dovuto reinventare con la pandemia, come avete gestito l’attività tra lockdown e chiusure?
Mia madre ha dovuto chiudere la sua attività, come tutti, con il primo lockdown, per poi lasciare il suo bar giunta ai 32 anni nel 2021, durante la seconda ondata quindi non ho contribuito con la mia attività di food creator. Io invece mi sono concentrato sul cambiamento che mi è stato suggerito da quanto stava accadendo, da autodidatta, documentandomi e studiando.

Ho preso la mia prima telecamere filmando video orizzontali, poi verticali, dei veri e propri reel. Giustamente all’inizio non si poteva viaggiare e mi limitavo a cucinare da casa, ma rivedendomi mi trovo molto, troppo impostato come da ristorante da Guida Michelin, dove ho lavorato, che non arriva. Chi segue dal divano o in metropolitana vive un momento tranquillo, di svago quindi ho apportato una serie di cambiamenti negli ultimi cinque anni più leggero, di svago. Adesso il mio video è meno parlato, faccio sentire i rumori, spiego le fasi, gli ingredienti, le grammature per consentire a chi mi segue di riprodurre una ricetta.

Hai saputo cogliere l’opportunità dalle difficoltà, passando dalla cucina ai social.
I ragazzi hanno sempre voglia di uscire e stare fuori, di svagarsi. Così non era per mia madre al bar e mio padre in ditta, che dopo una doccia si dedicavano a una fase televisiva, chiudendoli in un sistema casalingo. Il telefonino è sempre con te, sempre, consentendo un accesso continuo e continuativo sui social accessibile in ogni luogo creando una comunicazione orizzontale che oggi è preferita a quella verticale dei miei genitori.

Sei uno dei tedofori, nonché digital ambassador, delle Olimpiadi di Milano Cortina. Perché prorpio tu, come si è arrivati a questa investitura?
Abbiamo cominciato a conoscerci a Verona, l’anno scorso, quando è stato presentato il viaggio della Fiamma Olimpica evento da cui è partita una sequenza di invito, a cui ho sempre risposto, dando una continuità senza chiedere nulla ma per Spirito Olimpico nella piena comprensione della rilevanza e dell’opportunità di avere in Italia queste Olimpiadi Invernali che conferiscono valore al Paese.

Ma non hai vissuto o coltivato un ricordo diretto di Torino 2006, i Giochi Invernali di 20 anni fa esatti.
Avevo 12 anni, ma sono stato educato da mia nonna alle Olimpiadi. Nel 2004 eravamo a Maiorca per festeggiare l’anniversario di matrimonio dei miei genitori, ed ero con mia nonna in camera a seguire le Olimpiadi di Atene per seguire Jury Chechi e Antonio Rossi, che mi avevano appassionato tantissimo e riempito d’entusiasmo con le loro medaglie.

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Sei originario di Busto, lombardo con una appartenenza territoriale prossima alle principali venue olimpiche.
Ciò mi ha dato la possibilità di offrire a giugno un reel in collaborazione con Milano Cortina raccontando le quattro principali regioni e aree ovvero Milano, Valtellina, Veneto e Cortina. Ho quindi preparato i piatti a mio avviso più rappresentativi restando a Milano ma mangiando tipico. Sono partito dal pranzo con un risotto all’ossobuco, per passare alla merenda preparata con uno strudel del Trentino, aperitivo veneto e cicchetti veneziani con baccalà e a cena un bel piatto di sciatt e pizzoccheri valtellinesi. E’ piaciuta molto la cosa e da lì la scoperta delle Icon ufficiali, occasione in cui mi hanno annunciato che ero stato scelto come tedoforo. Emozione e qualche lacrima è caduta, lo ammetto. Sono stato scelto insieme ad altri 11 tedofori, anche con il ruolo di digital ambassador, curando la comunicazione digitale.

Da bambino sognava di fare il calciatore, con lo sci e gli sport invernali che rapporto ha?
Ho sempre fatto tanto, tanto sport per la mia salute, aiutandomi a mantenere una buona forma fisica. Calcio da subito, dall’inizio mi accompagna anche oggi nella mia settimana ma ho praticato anche tanto nuoto. D’inverno lo sci di fondo e lo sci, a dire il vero come prima scelta, sono le attività sportive che pratico con continuità. Mi sono dilettato anche in una gara, ma sono arrivato ultimo e ho vissuto una sensazione bruttissima. Mai più. Per quel che riguarda lo sci ciò che mi appassiona rimane la velocità più della tecnica, è quello che mi piace, come Sofia Goggia quando scende a 120 km/h con quella precisione tra i paletti deve vivere una sensazione di adrenalina incredibile.

Confidi che Federica Brignone possa rimettersi sugli sci come annunciato da Goggia ospite di Fiorello e Biggio ed esserci per Milano Cortina, anche se hai una preferenza per Sofia?
Me lo auguro, assolutamente. Federica Brignone è una campionessa che spero di vedere alle Olimpiadi Invernali, ma tifo per titte le italiane e gli italiani in gara. Viva l’Italia sempre, non tifo solo per Sofia! Tifo per tutti. Certo, avrei una mia preferita…

Quale tappa ti è stata affidata? Puoi dirci almeno se ti stai preparando?
Non sono stato ancora autorizzato a comunicarlo in via ufficiale, ma so che devo preparami per essere in grado pur non correndo perché non posso prendermela comoda. Ho dei predecessori illustri come Del Piero, Zidane, Tomba, Muhammad Alì.

Hai citato due juventini al terzo è quasi una dichiarazione…
Non tifo Juve, però.

A Busto ci sarà molto attesa, un certo orgoglio attorno alla sua investitura pur non essendo l’unico tedoforo della zona.
Abbiamo altri creator e sportivi, Busto è messa bene anche sul versante calcistico. Con me ci sarà Ludovica Tomasoni, cresciuta a Cardano, ci sarà un altro ragazzo varesotto come noi.

Hai preparato a un progetto culinario con piatti, snack, idee legato a Milano Cortina da qui al 6 febbraio quando si aprirà con la Cerimonia di Apertura l’edizione azzurra delle Olimpiadi invernali?
Ho preparato un contenuto su quattro piatti tipici e ho avuto la fortuna di collaborare con Visit Trentino, i principali festival di Trento e Autumnus che racconta il Trentino. Il Veneto è nel mio cuore, come la Valtellina che conosco a memoria. A Milano vado a lavorare tutti i giorni. Progetti concreti non ne ho ancora preparati.

E’ pronto un piatto per Milano Cortina?
Non ne ho elaborato ancora uno, ma qualcosa farò ora che mi hai dato l’idea. Ti farò sapere, presto.

Autore
Virgilio.it

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