Intelligenza Artificiale, il piano (fumoso) del Regno Unito fa già arrabbiare gli ambientalisti
- Postato il 31 gennaio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il governo britannico ha svelato il “Piano d’Azione per le Opportunità dell’IA“, un’iniziativa ambiziosa guidata dal primo ministro Keir Starmer, con il fine di trasformare il Regno Unito in un centro mondiale per l’Intelligenza artificiale. Il piano, annunciato all’inizio del 2025, punta sull’innovazione economica, l’adozione dell’IA nel settore pubblico e privato, e la sovranità computazionale, con l’obiettivo di aumentare la capacità di calcolo nazionale di venti volte entro il 2030. “La nostra scelta… non è se la rivoluzione dell’IA accadrà – ha detto il primo ministro –. Questo non siamo noi a deciderlo. Quello che dobbiamo decidere è se vogliamo anticipare e dare forma a quella rivoluzione, o sederci passivamente e aspettare che ci plasmi”.
C’è poi un intero capitolo dedicato all’educazione, con progetti per espandere le opportunità di carriera nell’IA oltre l’istruzione tradizionale, attraverso apprendistati e formazione continua. Verrà lanciato un programma di borse di studio per studenti di laurea e master in IA, con l’obiettivo di promuovere la diversità e l’inclusione nel settore. Si punta a incrementare la presenza di donne e persone di gruppi sottorappresentati nell’IA, secondo criteri che rispecchino la composizione demografica della società.
Un elemento chiave è l’istituzione delle Zone di Crescita dell’IA, con la prima a Culham, Oxfordshire, vicino all’Autorità per l’Energia Atomica del Regno Unito (UKAEA), per accelerare la costruzione di data center. Il problema principale è quello dei costi energetici: la rivoluzione dell’intelligenza artificiale è già ampiamente in corso, ma ogni incentivazione è una scommessa sui costi ambientali/benefici economici e sociali.
Il governo ha fissato l’obiettivo di aumentare la capacità di questi data center da un iniziale 100MW fino a 500MW, indicando una significativa domanda di energia, ma le esigenze energetiche di questi data center rappresentano una sfida formidabile. Il piano include la creazione di un Consiglio Energetico per l’IA, guidato dal segretario all’Energia Ed Miliband e dal segretario alla Scienza Peter Kyle, per esplorare soluzioni energetiche innovative come i Reattori Modulari Piccoli (SMR) e garantire la sostenibilità di un settore a così alta intensità energetica. L’attenzione è posta sull’integrazione di fonti di energia rinnovabile per soddisfare la domanda crescente, anche se la maturità della tecnologia degli SMR nel Regno Unito è ancora da chiarire.
E non mancano le critiche.
Stephanie Hare, esperta di IA, è fra gli scettici: si è detta perplessa sulla fattibilità del piano, in particolare in termini di energia e impatto ambientale: “La crescita economica minima attuale e il costo crescente degli investimenti necessari rendono difficile vedere come questi nuovi centri sarebbero finanziati. E la rete energetica del Regno Unito non è adatta a soddisfare queste ambiziose aspirazioni”.
E i gruppi ambientalisti si oppongono, visti i potenziali costi ambientali. Il direttore delle politiche di Greenpeace UK, Doug Parr: “L’IA è una tecnologia ad alta intensità energetica e, senza misure rigorose per garantire l’uso di energie rinnovabili, rischiamo di compromettere i nostri impegni climatici. Questo piano deve andare oltre le promesse e includere passi concreti per la sostenibilità”.
Investimenti significativi stanno arrivando dal settore privato. Vantage Data Centers ha impegnato oltre £12 miliardi per un campus di data center in Galles, promettendo migliaia di nuovi posti di lavoro. Anche Nscale e Kyndryl si sono impegnate con investimenti sostanziali, rispettivamente di $2.5 miliardi per infrastrutture scalabili e un hub tecnologico a Liverpool. Giganti tecnologici come Microsoft, Anthropic e OpenAI hanno espresso il loro appoggio, con Microsoft che sottolinea il suo impegno a fare del Regno Unito un leader globale nell’IA. Insomma, si pongono problemi di governabilità della nuova tecnologia, con la necessità di regolamentare il rapporto pubblico/privato a favore della cittadinanza.
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