“Insofferenza, malignità, velocità incredibile di giudizio tombale. Sono infastidita da quello che leggo. Nessuno ha la verità in tasca”: Annalisa ha il fuoco dentro
- Postato il 9 ottobre 2025
- Musica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ma io sono fuoco” non è solo il titolo dell’ultimo disco di Annalisa, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. Non lasciatevi trascinare solo dal ritmo della produzione degli inediti, ma ascoltando bene le parole e i testi ritroviamo una artista che di certo non le manda a dire. L’ironia, come lei stesso specifica in questa intervista, è la chiave che le permette di potersi esprimere ciò che sente dentro come donna, ma anche come cittadina. Il risultato? Potremmo definire “Ma io sono fuoco” come il disco più “sociale” e “politico” di Annalisa. E il risultato finale convince.
Annalisa tornerà live dal 15 novembre nei palasport italiani con il “Capitolo I” e si sono aggiunte alcune date sold out nel calendario: il 15 novembre a Jesolo, entrambe le date di Milano del 28 e 29 novembre e il 13 dicembre a Torino.
“Io sono: Ballo per lo spirito / prego per il fisico”. Per cos’altro preghi?
Perché le cose vadano bene in realtà, perché di questi tempi, per carità, non si butta via niente. Si fa di tutto. Spero che il tanto lavoro arrivi, spero che l’impegno si veda, spero che certi sforzi creativi si colgano. Spero di stare bene spero di riuscire a dare il massimo, in tour. Spero di andare a casa natale dai miei, insomma, tutte queste cose.
Di certo hai l’ansia da prestazione perenne, come mai?
Sì, da morire. In realtà, quando sono così sotto pressione, magari come in questi giorni, che faccio tante cose, tante interviste, sono proprio nella fase attiva. Agli sgoccioli, già va quasi meglio. La mia ansia da prestazione diventa più acuta prima, cioè quando sto lavorando, quando immagino come le cose possono prendere forma, allora lì è bella acuta. Però poi nel momento in cui ormai è andata, quello che succede è fuori dal mio controllo… Però sì, sono sempre bella tosta con me stessa.
In “Esibizionista” canti “sei mai stata crocifissa Per ingenuità? Succede alle ragazze per bene”. Una critica alla società del giudizio?
Assolutamente sì. Sui social media, per fare un esempio, ho percepito moltissimo nell’ultimo periodo un accanimento della cattiveria e del giudizio. Indipendentemente dalle cose che magari mi sono arrivate, che mi riguardavano e che mi riguardano. Ho proprio notato da un po’ di mesi a questa parte un momento di insofferenza, di malignità, di velocità incredibile di giudizio tombale.
Cosa ti ha colpito di tutto questo?
Che tutto può cambiare da un secondo all’altro nel momento in cui magari fai una piccolissima cosa positiva o negativa, magari un piccolo errore o una cosa bella, allora può cambiare tutto, però con la stessa potenza e con la stessa intensità di giudizio.
Tu però hai le spalle forti?
Certo ho la mia famiglia, i miei amici… Ma è anche un po’ il conto che si presenta per chi fa il mio lavoro, ma chi invece non è forte, davanti a questo carico di odio si ritrova giudicato dal nulla, penso sia una botta incredibile. Penso possa essere davvero una cosa che ti segna.
Ci sono anche tuoi colleghi che sono stati criticati pesantemente, ad esempio Olly per la foto di un tavolo dopo una festa con gli amici…
Mi sembra che molto spesso alla gente piaccia sottolineare quando qualcun altro sbaglia. Gli sbagli piccoli, grandi, le stupidagini le facciamo tutti, ma vengono comunque sempre giudicate. Mi piace però ricordare che chi critica spesso commette gli stessi errori che giudica.
“Emanuela” parla di una discoteca, in realtà è una critica alla società di oggi. Cosa ti colpisce di quello che sta accadendo?
Tocco con ironia, che poi è presente in tutto il disco, questi piccoli richiami legati alla religione, che poi in realtà non sono polemici nei confronti della religione stessa.
E a cosa ti riferisci?
Sono molto open, in realtà, rispetto al pensiero di tutti, ma noto che soprattutto chi è contraddistinto da una matrice religiosa forte è molto più incline al giudizio. Nella fede noto che c’è una certa rigidità. Quindi questo non mi piace, è la cosa che mi dà più fastidio. Questo atteggiarsi, comportarsi come se avessimo delle verità in tasca e non avere voglia di mettersi nei panni degli altri, mai.
In un Paese come il nostro fortemente cattolico, le conquiste civili e dei diritti dall’eutanasia all’aborto, sono in pericolo?
Bisogna tutelare l’individuo perché possa prendere delle scelte, anche quelle personali legate al proprio corpo, legate alle sue ambizioni, alla sua vita, al suo essere…. Queste scelte per me sono insindacabili, nel momento in cui ovviamente l’unica regola è quella di non fare male agli altri, di non recare dolore. Bisognerebbe mettere un punto su questo. Invece non lo facciamo, questo mi dispiace.
Come riesci a usare l’ironia per criticare la società?
Voglio dire le cose che penso senza mettere pesantezza. Con una canzone faccio delle fotografie immaginarie di quello che mi succede intorno, vedo cose che mi piacciono, vedo qualcosa che non mi piace, vedo qualcosa che mi stupisce, qualcosa che mi lascia senza parole…
In questo momento che stato d’animo hai?
Forse sono senza parole. È un periodo tosto per tutti.
Intanto però le piazze si sono riempite di giovani e non per invitare alla pace in Palestina. Cosa ti ha colpito di queste migliaia di persone?
Mi fa ben sperare per il futuro in un momento in cui accadono cose orribili nel mondo e che sicuramente influenzano molti dei nostri umori, dei nostri comportamenti e forse anche quella cattiveria di cui parlavamo prima, quell’insofferenza verso il prossimo. Mi sono anche un po’ emozionata a vedere quella gente e mi era tornata la voglia di partecipare e di esserci. C’è stata una partecipazione molto sentita.
Qualcosa sta cambiando?
Quello che vedo è che la gente ha a cuore temi che vanno oltre le opinioni, oltre la politica, sono proprio di sopra di tutto. Stiamo parlando di gente che muore, i bambini, le mamme che non hanno più nulla se non cercare di difendersi e di sopravvivere. Questo è proprio un qualcosa che va al di là, di tutto non ci sono opinioni in questo.
“Credo che Gesù fosse una lei. Delusa”, canti in “Amica”. Come nasce questa immagine così forte?
Nel caso specifico io parlo di delusione. Volevo comunicare quanto fosse grande questa delusione di cui parlo, e quindi quella ‘lei’ in realtà sono io, ma non perché sono presuntuosa e mi voglio ergere chissà fino a che punto, quasi paragonandomi a Dio. Ma paragonando la mia delusione a quella che probabilmente aveva approvato lui nel momento in cui è stato tradito. Quindi il gioco era quello, un po’ provocatorio.
Sei rimasta delusa?
Certo, beh ovvio. Accade in amicizia, al lavoro, in amore, qualche volta lascia più il segno di altre, altre sono piccole delusioni su cui si passa sopra. Luci e ombre, un po’ come questo disco.
“Ma io sono fuoco” ha diverse sfaccettature di te, quali sono le principali?
Il primo pezzo dell’album è “Dipende” e quindi io parto con la “rabbia”. Poi questa rabbia nei pezzi dopo si trasforma in delusione, poi c’è la malinconia, “Piazza San Marco”, poi questa malinconia diventa voglia di divertirsi, “Emanuela” che poi diventa solo voglia di avere una “Amica” con cui parlare e con cui confidarsi e con cui arrivare forse a un punto di svolta perché ti aiuta a guardarti dentro un po’.
C’è un aneddoto legato a “Piazza San Marco” con Mengoni che ci vuoi raccontare?
Abbiamo girato il video il 2 agosto. In tutta Italia faceva un caldo incredibile da settimane, quella sera a Venezia faceva freddo e aveva anche piovuto. Abbiamo girato ovviamente tutta la notte per cercare di avere una Venezia deserta anche per non farci sgamare, anche se poi ci hanno sgamato, ma non importa, va bene lo stesso perché comunque è servito. Comunque avevamo un freddo addosso pazzesco.
Il momento più emozionante?
Io e Marco stavamo registrando una take proprio al centro di Piazza San Marco e cantavamo vicini, faccia a faccia. Abbiamo proprio cantato live, è stata una sorta di prima esibizione pura, senza sconti. È stato davvero un momento molto emozionante c’era la voce di Marco che risuonava sotto i portici della piazza.
Come sarà il prossimo tour nei palazzetti?
Sarà uno show abbastanza lungo, non tantissimo, non a livello di Taylor Swift. Due ore abbondanti con 30 brani in scaletta. Ho fatto fatica a fare la scaletta perché ho dovuto rinunciare a qualche pezzo, mentre altri (anche se sconosciuti al pubblico) li ho voluti tenere perché ci tenevo particolarmente. Ci sarà quasi tutto il nuovo disco e molti brani di “E poi siamo finiti nel vortice”. C’è un palco molto particolare che non vedo l’ora di svelare, abbiamo già lavorato gli arrangiamenti live, tra l’altro è una delle cose che io adoro di più fare, dopo scrivere i pezzi. Mi fa impazzire creare gli intro, magari pensare a come un pezzo entra nell”altro, mi piace molto, quindi mi sono divertita e tra poco entro in sala a provare finalmente, sono molto impaziente. Non manca il corpo di ballo.
In un recente sondaggio i motivi di litigi tra coniugi riguardano la convivenza, i suoceri e le divergenze politiche. Nel tuo caso con tuo marito Francesco?
Politici no, perché siamo abbastanza allineati, i suoceri no, forse la convivenza perché è una convivenza mancata (ride, ndr).
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