Influenza aviaria, la California dichiara lo stato d’emergenza. In Louisiana il primo caso umano grave
- Postato il 19 dicembre 2024
- Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Da almeno due mesi la California erano nell’occhio del ciclone per l’aumento progressivo dei casi di influenza aviaria, per la scoperta del virus nel latte crudo e per il primo caso pediatrico per fortuna senza gravi conseguenze. Oggi arriva la notizia che il governatore dem della California, Gavin Newsom, ha dichiarato lo stato di emergenza per l’influenza aviaria tra i bovini da latte, un netto riconoscimento della crescente gravità della diffusione del contagio. Un annuncio è arrivato dopo la notizia che un individuo in Louisiana è stato ricoverato in ospedale per il primo caso grave di influenza aviaria nell’uomo negli Stati Uniti. C’erano stati diversi casi di infezione in più Stati tra i lavoratori del settore, ma risolti con pochi giorni di sintomi e nessun ricovero.
Le misure – La California non è stata tra i primi stati a rilevare il virus dell’influenza aviaria, H5N1, nei bovini da latte. Ma dalla prima identificazione di una mandria infetta a fine agosto, il dipartimento dell’agricoltura dello stato ha trovato il virus in 645 in aziende lattiero-casearie, circa la metà delle quali solo negli ultimi 30 giorni. La dichiarazione di emergenza fornisce alle autorità statali e locali le risorse di cui hanno bisogno per contenere l’epidemia, tra cui l’assunzione di personale o l’emissione di contratti. “Questa proclamazione è un’azione mirata per garantire che le agenzie governative abbiano le risorse e la flessibilità di cui hanno bisogno per rispondere rapidamente a questa epidemia”, ha spiegato Newsom. “Sebbene il rischio per la popolazione rimanga basso, continueremo ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire la diffusione di questo virus”, ha aggiunto il governatore dello Stato.
Il caso umano – Il caso del paziente della Louisiana è stato confermato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) venerdì 13 dicembre. Si tratta di una persona ricoverata in ospedale. Da aprile 2024, spiegano dai Cdc, sono stati segnalati un totale di 61 casi umani di influenza aviaria H5 negli Usa.
I dati parziali del genoma virale del virus dell’influenza aviaria H5N1 che ha infettato il paziente in Louisiana indicano che il virus appartiene al genotipo D1.1 correlato ad altri virus D1.1 recentemente rilevati in uccelli selvatici e pollame negli Stati Uniti e in recenti casi umani nella Columbia Britannica, in Canada e nello stato di Washington. Lo scorso novembre novembre un adolescente è stato ricoverato in condizioni critiche a Vancouver.
Questo genotipo di influenza aviaria H5N1 è diverso dal B3.13 rilevato nelle mucche da latte, nei casi umani sporadici in più Stati e in alcuni focolai di pollame negli Stati Uniti. Sono comunque in corso da parte dei Cdc ulteriori sequenziamenti genomici e sforzi per isolare il virus da campioni clinici del paziente della Louisiana.
Mentre prosegue l’indagine sulla fonte dell’infezione, intanto è stato stabilito che il paziente è stato esposto a uccelli malati e morti in allevamenti di cortile. Questo, fanno notare gli esperti, è anche il primo caso di influenza aviaria H5N1 negli Stati Uniti che è stato collegato all’esposizione a un allevamento di cortile.
La nota dei CDC – “Un caso sporadico di malattia grave da influenza aviaria H5N1 in una persona non è inaspettato” scrivono in una nota i Cdc (Centers for Disease Control and Prevention). Ma “questo caso – puntualizzano – non modifica la valutazione complessiva del rischio immediato per la salute pubblica derivante dall’influenza aviaria H5N1, che rimane basso”. Gli esperti, in altre parole, si aspettavano che prima o poi ci sarebbe stato un caso più serio degli altri, finora perlopiù caratterizzati da sintomi lievi.
“L’infezione da virus dell’influenza aviaria A/H5N1 – spiegano – è stata precedentemente associata a gravi malattie umane in altri Paesi nel 2024 e negli anni precedenti, e anche a malattia che ha causato la morte”. Quello che viene ritenuto importante dall’agenzia Usa è che finora “non è stata rilevata alcuna diffusione da persona a persona dell’influenza aviaria H5“. Questo caso, ragionano gli esperti Cdc, “sottolinea che, oltre alle attività commerciali di pollame e latticini interessate, anche gli uccelli selvatici e gli allevamenti di animali da cortile possono essere una fonte di esposizione. Le persone esposte per lavoro o altri motivi ad animali infetti sono a più alto rischio di infezione e dovrebbero seguire le precauzioni raccomandate dai Cdc quando si trovano in prossimità di animali infetti o potenzialmente infetti dal virus dell’influenza aviaria H5N1. Ciò significa che anche i proprietari di allevamenti di animali da cortile, i cacciatori e gli appassionati di uccelli dovrebbero prendere precauzioni”.
La prevenzione – Il modo migliore per prevenire, fanno notare i Cdc, è “evitare l’esposizione quando possibile. Gli uccelli infetti rilasciano i virus dell’influenza aviaria A nella saliva, nelle mucose e nelle feci. Altri animali infetti possono rilasciarli nelle secrezioni respiratorie e in altri fluidi corporei (ad esempio, nel latte vaccino non pastorizzato o ‘latte crudo’)”. Come precauzione generale, “quando possibile, le persone dovrebbero evitare il contatto con animali malati o morti, in particolare uccelli selvatici e pollame”. Per le persone con contatto diretto/stretto con uccelli selvatici o pollame o altri animali malati o morti, è indicato “indossare i dispositivi di protezione individuale (Dpi) consigliati. Gli uccelli selvatici possono essere infettati dai virus dell’influenza aviaria di tipo A anche se non sembrano malati”. E infine gli esperti Cdc raccomandano di non toccare superfici o materiali (ad esempio lettiere o materiale per lettiere per animali) contaminati da saliva, muco o feci animali di uccelli selvatici o domestici o altri animali con infezione da virus dell’influenza aviaria di tipo A confermata o sospetta”.
L'articolo Influenza aviaria, la California dichiara lo stato d’emergenza. In Louisiana il primo caso umano grave proviene da Il Fatto Quotidiano.