Inflazione: da quando ci affligge?

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Di Focus.it
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Ieri un pollo, oggi metà. Ieri un cappotto, oggi una giacca. Colpa dell'inflazione: cioè dell'aumento generalizzato dei prezzi e della diminuzione del potere d'acquisto del denaro. La più ingiusta delle tasse, come è stata definita, non è una male esclusivo della società industriale. L'inflazione, infatti, esisteva già ai tempi del baratto, ben prima dell'invenzione del denaro.. Alti e bassi. Il primo caso d'inflazione della Storia avvenne in Mesopotamia attorno al 2200 a.C. Il grande impero degli Accadi era in declino, invaso da genti bellicose. Sotto forma di maledizione, un testo in lingua sumerica annunciò: "Il tuo oro sia venduto come argento, il tuo argento come metallo più vile, il tuo rame come piombo". All'origine della crisi fu la carestia. Come ha scritto l'archeologo Sabatino Moscati: «bastavano pochi raccolti andati male perché la parte povera della popolazione fosse costretta a forme pesanti d'indebitamento compresa la vendita dei familiari come schiavi, o in casi estremi a fenomeni di cannibalismo».. Inflazione e deflazione. Al posto degli economisti c'erano maghi e astrologi, che pronunciavano profezie che suonavano così: "I prezzi del mercato aumenteranno". Se la scarsità di beni provocava l'inflazione, la loro abbondanza (specie se improvvisa e di notevole entità) provocava il fenomeno opposto, la deflazione (cioè l'abbassamento dei prezzi). Accadeva puntualmente dopo un raccolto di grandi bottini bellici. Per esempio quando il re assiro Assurbanipal, nel VII secolo a.C., sconfisse le popolazioni filo-babilonesi. E il sovrano fenicio Kilamuwa fece iscrivere questa iscrizione: "Prima si dava una giovinetta per una pecora e un uomo per una veste, ora tutto è cambiato: chi non aveva mai visto un bue, l'ho fatto padrone di una mandria, chi non aveva mai visto il lino, l'ho coperto di bisso (una seta di origine marina ndr)".. Falsari e speculatori. Anche i Greci conobbero l'inflazione. Nel 400 a.C., quando Atene era in guerra con Corinto, le derrate arrivavano con difficoltà e gli speculatori ebbero mano libera ("Si condannino i commercianti!" suggeriva l'oratore Lisia). Il filosofo greco Diogene di Sinope, detto "il Cinico" (412-323 a.C.), fu persino accusato, in qualità di sovrintendente alla coniazione, di avere messo in circolazione monete false. Diogene aveva proposto di abbandonare l'uso delle monete e fare ricorso agli astràgali (ossicini del piede) di animali, usati sia come amuleti sia per il gioco simile a quello dei dadi.. L'economia nell'Urbe. Ma il precedente più disastroso della storia antica colpì l'Impero romano nel II-III secolo d.C. «Roma era diventata una metropoli con circa un milione di abitanti, che richiedeva massicce importazioni di generi alimentari (cereali, vino, olio, pesce) mentre l'aristocrazia continuava a importare prodotti di lusso (gioielli, sete...) molto costosi», spiega Ennio De Simone, autore del libro Moneta e banca attraverso i secoli (Franco Angeli). «I metalli preziosi, che nel periodo delle conquiste erano affluiti a Roma, iniziavano a defluire verso l'Oriente (Cina, India e Arabia) e le miniere d'oro spagnole si erano esaurite. La crisi militare, politica ed economica aggravò la situazione. Per la scarsità delle monete circolanti gli imperatori erano costretti a ricorrere continuamente alla truffa nummaria, cioè all'alterazione delle monete stesse (il denarius, in teoria d'argento, aveva in realtà solo una leggera patina chiara, che si ossidava in fretta) talmente svalutate che tutti volevano liberarsene». Con i prezzi alle stelle, le condizioni dei cittadini (otto su dieci erano contadini) continuarono a peggiorare. Il ritorno alla normalità fu ottenuto con il soldius aureo (4,55 grammi d'oro), a lungo la sola moneta d'oro in Europa.. Eldorado. La più grande inflazione della Storia moderna fu invece quella che colpì tutta l'Europa nel Cinquecento. Ribattezzata "rivoluzione dei prezzi", fu causata da un fattore imprevisto: la scoperta dell'America. «Si verificò un consistente e gratuito afflusso di metalli preziosi dalle Americhe (lo stock d'argento salì del 35-40% in poco tempo) in seguito allo sfruttamento spagnolo del Nuovo Mondo», spiega De Simone. «Ció diminuì il potere di acquisto delle monete pregiate, facendo crescere la domanda di beni e i prezzi delle derrate agricole anche quattro o cinque volte». La forte richiesta di beni europei e l'immissione di grandi quantità di metalli preziosi da parte degli Stati peggiorò la situazione economica della Spagna. Nel 1559-60 la Castiglia, per esempio, fu inondata di monetine di rame (i "velloni") che portarono alla scomparsa di quelle d'oro e d'argento. In Inghilterra, sir Thomas Gresham, consigliere finanziario della regina Elisabetta I, arrivò a coniare la massima "la moneta cattiva scaccia quella buona".. Circolazione di denaro. «La banconota cartacea, introdotta tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento, fu anticipata dalle compromissory notes, le "note al portatore" emesse dalla Banca d'Inghilterra», prosegue lo studioso. «Nel 1694 lo Stato concesse al sistema di banche un bonus conservativo al fine di garantire la circolazione cartacea. Seguirono poi fasi di crisi e l'emissione di periodi di crisi (guerre e trattati finanziari) ma producendo un nuovo tipo di inflazione, quella monetaria».. Tonfi. Si fece presto a cadere dalla padella nella brace: ci pensarono le due grandi crisi monetarie che interessarono la Francia nel XVIII secolo e che misero a dura prova la fiducia verso la moneta cartacea. La prima venne con la morte di Luigi XIV (1715) e la conseguente reggenza del duca Filippo d'Orléans. A scatenarla fu l'economista scozzese John Law (1671-1729), consulente della corona francese. «Law fondò una banca privata autorizzata a emettere biglietti bancari la Banque générale (poi Banque royale) e guidò la Compagnia delle Indie (che aveva il monopolio del commercio estero)», spiega De Simone. «Intorno alla Compagnia si scatenò una speculazione alimentata da continue emissioni di biglietti di banca: all'inizio il loro valore salì da 500 a 10 mila lire (livres o "libbre"), i primi acquirenti divennero improvvisamente ricchi e le strade di Parigi si riempirono di lussuose carrozze. Presto però il loro valore cominciò a scendere (i dividendi della Compagnia erano irrisori rispetto al prezzo delle azioni) e fu il panico: tutti le vendettero o chiesero il cambio dei biglietti di banca. In cassa c'erano 21 milioni di lire d'argento e 28 milioni d'oro, a fronte della circolazione cartacea di 2,5 miliardi: la Banque royale chiuse, fu revocato il corso legale dei biglietti e Law dovette fuggire in Belgio».. Gli assegnati in francia. Con la Rivoluzione francese non andò meglio. Per fronteggiare l'enorme debito pubblico (4 miliardi di lire) nel 1789 l'Assemblea costituente fece sparire la cartamoneta, sostituendola con un titolo denominato "assegnato" (assignat) e garantito dalle proprietà immobiliari confiscate alla nobiltà e al clero. Il 17 aprile 1790 gli assegnati furono dichiarati cartamoneta ufficiale e lo Stato, sempre più a corto di denaro, li utilizzò per tutte le spese correnti arrivando a stamparne per 45 miliardi di lire, un valore molto superiore a quello dei beni nazionali (valutati in 3 miliardi di lire). La nuova valuta calò a picco: il 19 febbraio 1796, a place Vendome, per decisione del Direttorio gli assegnati furono messi al rogo. Punzoni, matrici e timbri usati per stamparli furono distrutti.. Finanza al fronte. A trasformare intere fortune in carta straccia non fu solo il Vecchio mondo. Del resto, il neologismo "inflazione" deriva dall'inglese to inflate ("gonfiare", a sua volta dal latino flatus) e risale alla Guerra di Secessione americana (1861-1865). Nordisti e sudisti si finanziarono ricorrendo al credito (furono emessi circa 2 miliardi di dollari in titoli che contenevano la clausola furbetta "oro convertibile dopo la pace"). A passarsela peggio furono gli Stati del Sud: con il blocco alle esportazioni di cotone e gli introiti fiscali ridotti a zero i loro debiti di guerra non furono mai pagati. Intanto i beni scarseggiavano e i prezzi salivano alle stelle. La miseria ridusse sul lastrico i grandi proprietari (come Rossella O'Hara di Via col vento) e il dollaro scese in picchiata: nel 1863 equivaleva a 33 centesimi d'oro, nel 1865 solo a 1,6 centesimi.. Costanti. Ieri come oggi le cause dell'inflazione erano tre: -L'aumento della domanda di beni alla quale non corrisponda un aumento adeguato dell'offerta (inflazione da domanda) -L'eccessiva crescita della quantità di moneta in circolazione (inflazione monetaria) -L'aumento dei costi di produzione (inflazione dei costi). Solo un tipo di inflazione era sconosciuta nell'epoca preindustriale: quella provocata dall'aumento del costo delle materie prime, come il petrolio.. Catastrofe tedesca. L'industria contava, invece, nella Germania d'inizio Novecento. «Sconfitta nella Prima guerra mondiale, la Germania non riusciva a tenerv fede ai pagamenti delle pesanti riparazioni di guerra stabilite a Versailles nel 1920», ha scritto l'economista tedesco Richard Gaettens. Il governo della neonata Repubblica di Weimar (1919-1933) divenne insolvente. Si entrò in un fase di stagnazione economica accellerata da una gestione dissennata dell'emissione di banconote: si stampavano marchi (il cui valore non corrispondeva alle riserve auree) a getto continuo, giorno e notte. Nel 1914 circolavano 7,2 miliardi di banconote, nel dicembre del 1923 ben 496mila miliardi. La quotazione del dollaro rispetto al marco passò da 4,2 a 1 milione di marchi (agosto 1923) fino a 4.200 miliardi a novembre. Stipendi e salari venivano pagati ogni giorno, un francobollo o un uovo costavano miliardi di marchi, la borsa divenne una sorta di casinò dove tentare la fortuna. Ad avere la peggio furono salariati e liberi professionisti, depredati dei loro onorari: al momento dell'incasso, il gruzzolo bastava appena per una corsa in tram..
Autore
Focus.it

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