Industria calabrese fragile ma l’export cresce

  • Postato il 27 settembre 2024
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Industria calabrese fragile ma l’export cresce

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Fragile, ma cresce l’export, ecco la foto dell’industria calabrese che conferma la Calabria come la regione più debole d’Italia ma che mostra segnali interessanti


La Calabria rimane la regione più debole d’Italia anche nel settore industriale, parallelamente ai tristi primati nazionali in tema di economia sommersa, di evasione fiscale e di lavoro precario e nero, e deve affrontare sfide strutturali di grande portata. Il sistema imprenditoriale privato continua ad accusare problemi strutturali, con una presenza di grandi imprese del tutto marginale tra le circa 155.000 attive: solo l’1,8 %, se escludiamo i grandi gruppi bancari e di servizi, che tuttavia rendicontano altrove. Alla fine, la grande impresa calabrese è il porto di Gioia Tauro, che può vantare di essere il più grande terminal per il transhipment d’Italia e uno dei più importanti hub del traffico container del Mediterraneo.

Tuttavia, dal 2023 e nella prima parte del 2024, l’impresa calabrese sta dimostrando alcuni segnali di ripresa, in particolare nell’export, nonostante le forti criticità legate all’occupazione, alla produttività, al tasso d’irregolarità nei controlli e alla tenuta competitiva. Ma vediamo i numeri che, come sempre, danno una fotografia autentica della situazione.

Al termine del terzo trimestre del 2023, sono state registrate 1.571 nuove imprese, mentre 1.148 hanno chiuso, per un saldo positivo di 423 nuove imprese. Nonostante questo incremento, il tasso di crescita delle stesse (+0,22%) resta inferiore rispetto alla media nazionale (+0,26%) e ben lontano dalle regioni più dinamiche. Le imprese calabresi, inoltre, sono spesso piccole e fragili, con molte realtà che operano nel commercio e nel settore dei servizi non finanziari, fortemente colpite dalla pandemia e dall’inflazione.

Un dato incoraggiante, tuttavia, proviene dall’export: nel 2023, le esportazioni della Calabria hanno registrato una crescita del 22,3%, proseguendo nel 2024 con un ulteriore aumento del 29,8% nel primo trimestre. Questo aumento è trainato principalmente dalle piccole imprese del settore agroalimentare, che si stanno affermando sui mercati internazionali grazie alla qualità dei prodotti tipici della regione.

Il numero di imprese in crisi resta comunque elevato, con molte aziende che affrontano difficoltà legate all’aumento dei costi produttivi, all’inflazione e alla riduzione dei consumi interni. I settori più colpiti continuano ad essere quelli legati al turismo, alla ristorazione e al commercio al dettaglio non alimentare. Le misure di sostegno pubblico, come i prestiti garantiti e le moratorie sui mutui, hanno evitato un numero maggiore di chiusure, ma molte aziende restano in bilico.

Di fronte a questi problemi, il sostegno pubblico e gli investimenti sono cruciali. Vediamo cosa accade a riguardo. Nel 2024, gli investimenti pubblici, grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), hanno avuto un impatto significativo. Anche se, al 20 settembre, come riporta il portale della programmazione unitaria della Regione Calabria, su 11.865 progetti finanziati ne sono stati chiusi 3341. Nel secondo trimestre, i pagamenti dei comuni calabresi sono aumentati del 35,3%. Tuttavia, il costo del credito rimane un freno importante per le imprese, con tassi di interesse che raggiungono l’8,62%, tra i più alti in Italia. Una condizione di svantaggio competitivo enorme che finisce per rendere più ampia la forbice tra aree ricche e povere del Paese, in cui la Calabria si dimena da sempre.

La nostra, dunque, pur continuando a essere una delle regioni più fragili dal punto di vista economico, sta mostrando alcuni segni di miglioramento. La crescita delle esportazioni, l’incremento delle nuove imprese e gli investimenti pubblici sono segnali positivi, ma le sfide
legate alla disoccupazione, alle chiusure aziendali e alla scarsa produttività, ma anche all’inquinamento criminale, richiedono interventi strutturali di lungo termine per garantire una ripresa sostenibile. La potenziale realizzazione di grandi opere, peraltro, potrà certamente costituire un’occasione di sviluppo economico complessivo della regione, con particolare riferimento all’occupazione diretta e indiretta, ma va tenuto conto che spesso i lavori, al netto dell’indotto, verranno eseguiti da imprese a grande capitalizzazione, riconosciuto know how e di profilo internazionale che la Calabria, purtroppo, non annovera nel proprio tessuto industriale.

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