Inchiesta urbanistica Milano, la procura: “Fermato sistema di speculazione”, la difesa: “Ci sono servizi per 40mila persone”

  • Postato il 20 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È arrivato in udienza preliminare il caso delle progetto delle “Park Towers” di via Crescenzago 105, vicino al Parco Lambro. La giudice Alessandra Di Fazio, si è presa ancora un mese di tempo per decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere sei fra costruttori, progettisti e funzionari del Comune di Milano accusati di abusi edilizi e falsi. Dopo 7 mesi di udienza preliminare giovedì sera la giudice ha rinviato al 23 luglio la decisione sul processo relativo alle due torri di 81 e 59 metri e una terza palazzina più bassa, autorizzate come “ristrutturazione edilizia” di un piccolo stabile industriale invece che “nuova costruzione”, realizzato con una Scia alternativa al permesso a costruire, per la Procura in violazione dell’obbligo di potenziare le dotazioni di opere e servizi “anche quando si debba edificare in una zona già urbanizzata”. L’udienza è stata caratterizzata da repliche accese nei toni fra i pubblici ministeri Marina Petruzzella e Mauro Clerici, che hanno coordinato le indagini della Guardia di finanza, e gli avvocati.

L’accusa – La Procura nell’udienza ha depositato una memoria che riassume imputazioni e giurisprudenza sul tema. Per i pm a Milano esisterebbe un sistema speculativo anti costituzionale, “un sistema di speculazione edilizia sorretto, fino a quando non sono intervenute le indagini di questa Procura, dalla lettura manipolata delle regole”, dai “conflitti di interessi” e dai “falsi nella rappresentazione delle norme e della realtà”. Un sistema che “parte dagli uffici del Comune” e che “altera radicalmente a suo uso e consumo i principi fondamentali della materia” e stravolge leggi e “regole”.

Nel documento di 22 pagine i pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini, del pool diretto dall’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo aver fatto notare che le difese hanno cercato di portare avanti una “difesa strenua” del “sistema”, spiegano che la “macroscopicità della alterazione delle regole” è stata confermata da tutta la giurisprudenza: si va dalla Consulta fino al Consiglio di Stato e alla Cassazione. Per non parlare dei sequestri di cantieri e palazzi decisi dai giudici e dell’arresto, nei mesi scorsi, per corruzione e altri reati di Giovanni Oggioni, ex dirigente comunale ed ex vicepresidente della Commissione Paesaggio, “organismo al centro di tale distorto sistema”.

La Procura mette in fila le “ordinanze di tutti i magistrati che si sono occupati” nelle inchieste milanesi sull’urbanistica delle nuove costruzioni spacciate per “ristrutturazioni”, senza il ricorso ai necessari piani attuativi, ma usando strumenti come la Scia, ossia autocertificazioni di inizio attività, e le convenzioni coi costruttori non passate per il vaglio del Consiglio comunale o della Giunta. E dei “carichi urbanistici” aumentati e degli sconti sulle “monetizzazioni” degli oneri di urbanizzazione per le imprese edili. Il “fondamentale principio di legalità” dell’ordinamento “repubblicano”, scrivono i pm, “esclude che il Comune di Milano possa esercitare la sua autonomia per introdurre deroghe alle leggi dello Stato e delle Regioni”. Nello specifico, poi, ad esempio, per i pm milanesi “la costruzione di quelle torri impattanti” nel quartiere Crescenzago “deturpa il parco” in un’area “già densamente costruita e abitata” e lo fa “gratuitamente”. Il tutto per una “lucrosa rendita” ai danni “del territorio” e “dei residenti”.

La difesa – Al documento hanno replicato i legali che ritengono infondate le accuse di illegittimità dei titoli edilizi presentati al Comune di Milano, sull’assenza del piano attuativo, la mancanza di servizi per gli abitanti della zona (standard urbanistici) e sui risparmi conseguiti grazie al pagamento di oneri inferiori a quanto dovuto. Gli avvocati hanno fatto inserire al fascicolo una sentenza del 3 giugno del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia. Provvedimento che ha stabilito che si tratta di “ristrutturazione edilizia” e non “nuova costruzione” anche quando un edificio viene demolito e ricostruito in un lotto di terreno differente da quello originario. Interpretazione che i difensori ritengono “aderente” alle nuove norme (2013, 2020, 2022) che hanno esteso il concetto di ristrutturazione edilizia a numerose trasformazioni.

I legali continuano ad auspicare che, dopo l’affossamento della legge ‘Salva Milano’, proprio a causa delle indagini per corruzione venga approvata una norma che chiarisca che ogni intervento di ristrutturazione edilizia può essere tale senza necessitò di “continuità” con il fabbricato preesistente abbattuto. Per la Procura meneghina la sentenza siciliana non c’entra nulla con il ‘caso Milano’, in cui anche il Tar ha dato la stessa lettura degli inquirenti per il cantiere di via Fauchè, perché riguarda una vicenda in cui non vengono modificate le cubature e il carico urbanistico del nuovo edificio (i nuovi abitanti e quindi la necessità di servizi). La gup ha invece respinto il deposito da parte dei pm di una sentenza di 7 anni fa in cui il costruttore Bezziccheri ha patteggiato una pena per reati economici-finanziari, ritenendo la mossa dei pm irrituale e i contenuti della sentenza del tutto estranei al perimetro del processo per abusi edilizi.

I legali del progettista, Sergio Asti, e del costruttore, Andrea Bezziccheri, hanno anche sostenuto che dove sono state costruite le Park Towers ci sono già i servizi pubblici sufficienti per circa 40mila nuovi abitanti, senza bisogno di aumentare le dotazioni e che in uno degli 88 Nuclei di identità locale (Nil) individuati dal Piano di governo del territorio di Milano, ci sono già oggi circa 50 metri quadrati di servizi pubblici per ogni cittadino. Il decreto ministeriale del 1968 sugli “standard urbanistici” prescrive un minimo di 18 metri quadrati, da destinare per 4,5 mq per nidi e scuole, 2 per attrezzature religiose, sanitarie, culturali, pubblici servizi; 9 per verde, parchi e sport; 2,5 per parcheggi. Aree da trovare nelle “adiacenze immediate” delle nuove costruzioni.

Il dato sulla sovrabbondanza dei servizi pubblici emergerebbe dal Pgt milanese del 2012, oltre che da un’istruttoria affidata da Bluestone a una società di consulenza privata prima di ottenere il titolo edilizio per la realizzazione dei grattacieli. Atti che Bluestone sostiene di aver ripetutamente depositato e ribadito nei contenuti negli interrogatori di Bezziccheri. Per questi motivi l’architrave delle accuse di abusi edilizi mosse dalla Procura di Milano, in particolare di aver omesso il piano attuativo, sarebbero infondate. Come infondata sarebbe la necessità di “standard” aggiuntivi di fronte a un nuovo carico urbanistico stimato in 102 appartamenti per 321 abitanti. Circa 2mila nuovi abitanti se si considerano invece gli altri progetti immobiliari in corso nell’area, di operatori diversi da Bluestone. “Se il Pgt di Milano è illegale abbiate il coraggio di indagare le ultime 3 giunte comunali” la provocazione, in sintesi, dei legali.

Il procedimento – A fine maggio 2024 la procura di Milano ha chiesto il processo per lottizzazione abusiva, abuso edilizio e abuso d’ufficio per sei persone, tra cui un dirigente, un responsabile e un tecnico dello Sportello unico dell’edilizia del Comune. A dicembre la procura ha deciso di modificare l’imputazione di abuso d’ufficio, reato abrogato, in falso in atto pubblico. Per la costruzione dei tre edifici, alti rispettivamente 81, 59 e 10 metri, per 23, 16 e 3 piani, per un totale di 113 appartamenti, rischiano di finire a processo (dovrà decidere un gup) l’imprenditore e amministratore di Bluestone, Andrea Bezziccheri, l’architetto e progettista, i tre dipendenti Palazzo Marino e il rappresentante legale della società che ha eseguito i lavori. Dalle indagini, chiuse a fine gennaio, è emerso che sarebbe stata una “operazione speculativa a favore dell’investitore privato”. Anche in questa inchiesta, così come nelle altre, i pm ipotizzano violazioni di leggi urbanistiche e paesaggistiche, con nuove costruzioni fatte passare per ristrutturazioni e in assenza, quindi, dei piani attuativi necessari, di annessi servizi per i residenti delle aree interessate e con oneri di urbanizzazione pagati dai costruttori ma al ribasso. Sul caso delle Park Towers si è mossa anche la Corte dei Conti che ha quantificato in 321 mila euro il danno “per colpa grave” arrecato alle casse comunali.

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