Inchiesta sulla Regione, per la Procura il caso dialisi è traffico di influenze

  • Postato il 9 agosto 2025
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Inchiesta sulla Regione, per la Procura il caso dialisi è traffico di influenze

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Il ricorso dell’imprenditrice Gualtieri respinto dal Riesame nell’ambito dell’inchiesta sulla Regione e l’ipotesi della Procura sulla dialisi.


CATANZARO – Traffico illecito di influenze. Questa l’ipotesi di reato per la quale è indagata l’imprenditrice reggina Elisabetta Gualtieri, nei cui confronti la Procura di Catanzaro ha confermato il sequestro di uno smartphone acquisito per finalità probatorie, ritenendo inammissibile il ricorso difensivo. Nel provvedimento si precisa che il decreto di perquisizione e sequestro, finalizzato all’acquisizione di dispositivi telefonici e documentazione, è generico e che il provvedimento di convalida  è tuttora impugnabile. Antonio ed Elisabetta Gualtieri risultano tra gli indagati destinatari del decreto di perquisizione eseguito un mese fa nella Cittadella regionale (e non solo) dalla Guardia di finanza di Catanzaro. Una famiglia «sempre vicina», osservano gli inquirenti, a FI, nella cui orbita gravita anche Antonio Daffinà, figura chiave dell’inchiesta, sub commissario alla depurazione e commercialista del governatore dimissionario Roberto Occhiuto, che di FI è vice segretario nazionale.

IL GRUPPO ECONOMICO GUALTIERI

Il patron del gruppo economico, Antonio Gualtieri, è nato a Davoli, nel Catanzarese, ma i suoi interessi si sono poi spostati a Reggio Calabria, dove sono nate le figlie Elisabetta Rita e Elvira e dove operano le srl Dialisi San Giorgio e Formedical. Antonio è anche il padre di Federica, amministratrice della Dialisi San Giorgio srl, controllata dalla Formedical detentrice del 60% del capitale sociale. Formedical, amministrata da Antonio Gualtieri, è controllata da Formedical Feel ammministrata da Elisabetta Gualtieri e controllata (con il 60% del capitale sociale) dal padre Antonio.

 Ecco perché, su disposizione del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del sostituto Domenico Assumma, i finanzieri hanno acquisito documentazione relativa a provvedimenti amministrativi emessi dalla Regione Calabria riguardanti il gruppo imprenditoriale riconducibile ai Gualtieri.  La vicinanza dei Gualtieri ad alcuni ambienti della Regione Calabria era tale da spingere il patron a confessare a Daffinà di essere “al collasso”.

LA RICOSTRUZIONE DEGLI INQUIRENTI

Ma la soluzione era pronta, a quanto pare. Dalla ricostruzione della Guardia di finanza, che analizza una serie di conversazioni intercettate alle quali partecipa anche Occhiuto, emergerebbe che, dopo la riduzione di 20 posti di dialisi al Gom di Reggio Calabria, erano stati previsti ulteriori 21 posti nel comprensorio in cui opera la struttura privata dei Gualtieri. Dialisi San Giorgio non era accreditata coil Servizio sanitario nazionale. Ma grazie a una delibera, secondo l’accusa predisposta dal dirigente generale del dipartimento Salute Tommaso Calabrò, si sarebbe data la possibilità alla dg dell’Asp Lucia Di Furia di stipulare una convenzione col privato. Eppure la consulente Licia Petropulacos (interrogata come persona informata sui fatti) aveva messo in guardia Occhiuto perché l’operazione avrebbe potuto creare “imbarazzo”.

LEGGI ANCHE: Inchiesta sulla Regione, l’ascesa della famiglia Gualtieri grazie a entrature in FI

LA CONVERSAZIONE CON OCCHIUTO

Il governatore, pur dicendosi non a conoscenza della vicenda, ricordava che era l’ex commissario del Gom Gianluigi Scaffidi a “spingere” e che comunque quello che conta è il “servizio”.ùIntanto, Daffinà invitava i Gualtieri a dormire sonni tranquilli. «Ci stiamo ragionando in questo momento», diceva, per esempio, ad Elisabetta Gualtieri mentre, sempre secondo l’accusa, prospettava e concordava soluzioni con Gandolfo Miserendino, commissario straordinario di Azienda Zero, e le figure preposte dall’ufficio del commissario regionale alla sanità (che è lo stesso Occhiuto). Una vicenda che, come si apprende anche dalla pronuncia del collegio giudicante presieduto da Emma Sonni, è rubricata dagli inquirenti come traffico di influenze.

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