Incertezza sulle prove d’esame del bando per guide turistiche. Il Tar rinvia, le associazioni si dividono

  • Postato il 20 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nessuna certezza sull’espletamento delle prove d’esame del primo bando nazionale per aspiranti guide turistiche. Rimangono con il fiato sospeso gli oltre 26.700 iscritti al concorso. Il Tar del Lazio ha deciso di rinviare all’udienza del 14 ottobre 2025 la trattazione del ricorso proposto dall’Associazione Nazionale Guide Turistiche (ANGT) contro il ministero del Turismo per l’annullamento delle disposizioni attuative della legge n. 190 del 3 dicembre 2023, recante la “Disciplina della professione di guida turistica”. Ma anche del bando di esame per il conseguimento dell’abilitazione, pubblicato il 28 gennaio 2025.

Nella recente ordinanza del tribunale amministrativo regionale si motiva la decisione in considerazione del fatto “che le questioni poste dal ricorso per motivi aggiunti richiedono un approfondimento incompatibile con la sommarietà che contraddistingue la presente fase di giudizio”. Insomma, sembrerebbe tutto rinviato.

Il ministero non ha chiarito come procederà. Se espleterà le prove d’esame, a partire dallo scritto in calendario per il primo di luglio, oppure attenderà la decisione del Tar. Invece per Anna Bigai, presidente dell’Associazione che ha proposto il ricorso, non ci sono dubbi, come ha scritto in una nota. Spiegando che “Il ministero dovrà astenersi dall’assumere iniziative che possano pregiudicare prima di questa udienza le istanze di ANGT, ovvero abilitare nuove guide in forza del bando impugnato”. Aggiungendo che “l’Associazione, lungi dal voler ostacolare la riforma del settore e l’entrata sul mercato del lavoro di nuovi professionisti, ritiene tuttavia che la professionalità vada tutelata e non svilita né asservita a logiche europee troppo spesso invocate dal ministro”.

La pensano diversamente ConfGuide e Federagit, le altre associazioni di categoria, entrambe su posizioni antitetiche rispetto a quelle di ANGT. A cui alla metà dello scorso aprile, dopo la decisione di ricorrere al Tar, imputavano la responsabilità di uno possibile stop alle procedure del bando. “Il percorso per arrivare ad una norma nazionale che regolamenti finalmente la professione è stato lungo 12 anni e con le nostre Associazioni di categoria abbiamo partecipato attivamente, confrontandoci con trasparenza ai tavoli istituzionali”, ha dichiarato Valeria Gerli, presidente di Confguide. “Ci sorprende questo ricorso di cui abbiamo casualmente appreso, considerato che la ricorrente ha anch’essa partecipato alle riunioni”, ha osservato Micol Caramello, presidente di Federagit.

Invece, per la presidente Bigai, il ricorso al Tar è la naturale conseguenza delle criticità evidenziate dall’Associazione nella Legge del 2023, quindi nel decreto ministeriale attuativo e infine nel bando del concorso. “È necessario garantire competenza e affidabilità. Salde conoscenze che solo una formazione adeguata può assicurare. Lo impone la deontologia, lo suggerisce l’immenso patrimonio storico-artistico e archeologico italiano”, dice a Ilfattoquotidiano.it la presidente Bigai. “La promozione e la valorizzazione del Paese dipende anche dalle guide turistiche”.

Al contrario, secondo l’associazione, l’esame previsto dal bando andrà ad abilitare “soggetti che non saranno in grado di svolgere la professione, in un momento in cui la richiesta di guide qualificate e preparate è molto alta”. Le tre prove, la scritta consistente in un test a risposta multipla di 80 quesiti, l’orale e la tecnico-pratica che consiste nella simulazione di una visita guidata in lingua italiana e nella lingua straniera scelta, non permettono una valutazione adeguata delle competenze teoriche e pratiche. Troppo generiche le competenze che si richiedono nelle materie oggetto delle prove.

Insomma, per ANGT a mancare sarà la preparazione specifica sui territori dove le guide opereranno. Senza contare la richiesta, come titolo di studio, del diploma superiore invece della laurea triennale e, come livello di inglese, del solo B2. “Per chiunque abbia dimestichezza con le lingue è palese come questo livello non sia sufficiente per interloquire con un pubblico madre lingua”, spiega Bigai, per la quale esiste il rischio che l’abilitazione di profili meno preparati, crei le premesse per una dequalificazione definitiva della figura della guida turistica agli occhi degli utenti, ma anche a livello professionale internazionale. E poi c’è il problema dell’alto numero di candidati, che una volta abilitati andrà ad aggiungersi alle guide esistenti, provocando una più che probabile inflazione del mercato. La questione della formazione non è trascurabile, evidentemente. Prenderne realmente coscienza, è molto più che un’ opzione. Piuttosto un obbligo. A prescindere dal Tar.

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