In visita da Khamenei, la foto che spiega tutto: ecco la strategia degli ayatollah
- Postato il 10 febbraio 2025
- Di Libero Quotidiano
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In visita da Khamenei, la foto che spiega tutto: ecco la strategia degli ayatollah
Nonostante un anno e mezzo di guerra contro Israele, con pesanti perdite, e a dispetto dell'attuale tregua, Hamas resta un caposaldo dell'asse d'alleati che l'Iran ha costruito in Medio Oriente, una vera e propria “asse del male” contro l'Occidente. Tanto che Teheran ha rinsaldato ieri i rapporti col movimento palestinese sostenuto dagli ayatollah e anche dal Qatar, il che fa intravedere una ripresa della guerra.
Nella capitale iraniana s'è infatti recata una delegazione di Hamas, dopo aver visitato Egitto e Turchia. A incontrare la guida suprema, l'ayatollah Alì Khamenei, erano l'attuale capo di Hamas, Khalil Al Hayya, il capo del consiglio direttivo del movimento, Mohammed Darwish, e il funzionario NizarAwadallah. Hanno presentato a Khamenei un “rapporto sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania”, facendo passare per “vittoria” le perdite e le devastazioni nella Striscia con frasario da propaganda: «Veniamo a voi oggi con orgoglio presentando i nostri successi e vittorie». Khamenei ha rincarato la dose: «La vittoria finale apparterrà al popolo palestinese. La Palestina è una questione decisiva per l'Iran. Voi avete sconfitto il regime sionista (cioè Israele, ndr), il che è di fatto la sconfitta dell'America, e non avete permesso di perseguire i loro obbiettivi”. S'è scagliato poi contro gli Stati Uniti, dopo che nei giorni scorsi il presidente Donald Trump ha evocato un'offensiva militare contro gli iraniani nel caso fossero implicati in un ipotetico attentato ai suoi danni: «Le minacce americane sono inefficaci.
Non è saggio né onorevole trattare con questo governo». Il capo degli ayatollah esclude quindi trattative con Washington per ripristinare un accordo di limitazione del nucleare iraniano, di cui si vagheggiava nei primi giorni di Trump alla Casa Bianca. Inoltre, il portavoce del ministero degli Esteri Esmaeil Baqaei, ha bollato come “illegali e ingiustificate” nuove sanzioni americane contro società per la vendita di petrolio iraniano alla Cina. Il messaggio di Khamenei ad Hamas è chiaro, prepararsi a una ripresa delle ostilità a Gaza, mentre in Cisgiordania si spara ancora e spesso arrivano armi di contrabbando dall'Iran via Iraq e Giordania. È la strategia iraniana, quella di sostenere milizie che circondano Israele, da Hamas ai gruppi sciite iracheni, da Hezbollah in Libano, ai lontani Huthi, nello Yemen, che minacciano le rotte navali del Mar Rosso.
Ieri, proprio in Libano, dove la tregua Israele-Hezbollah resta malferma, prorogata solo fino al 18 febbraio, l'aviazione israeliana ha bombardato obbiettivi di Hezbollah nella valle della Bekaa, centrando una base in cui venivano prodotte “armi strategiche”, probabilmente missili, e uccidendo sei miliziani. Altri raid ebraici si sono avuti a sud di Sidone, a Nabatiye e a Baalbeck-Hermel. Israele accusa Hezbollah di violare la tregua, ciò che specularmente anche la milizia filoiraniana e il governo libanese rinfacciano allo stato ebraico. A Beirut il presidente cristiano-maronita Joseph Aoun ha appena nominato il nuovo governo del premier Nawaf Salam, in cui Hezbollah conta 5 ministri su 24.
Gli alleati regionali dell'Iran, quindi, seguitano a tenere banco, anche se brucia la perdita, nel dicembre 2024, della Siria, col crollo del regime amico di Bashar El Assad. Teheran manda avanti in prima fila le milizie alleate, ma non è da meno nel suo stesso riarmo, in previsione di un conflitto più esteso. Lo testimonia la presentazione, due giorni fa, della prima nave porta-droni e porta elicotteri della Marina dei pasdaran. È la Shahid Bagheri, varata dai cantieri di Bandar Abbas e lunga 240 metri, con ponte di volo da 180 metri. La nave, armata anche con missili, può portare fino a 60 droni Qaher-313, oltre a elicotteri Mi-17 di origine russa. Così i pasdaran iraniani rafforzano la loro capacità di interdire lo stretto di Hormuz in caso di guerra, imbottigliando nel Golfo Persico centinaia di petroliere e imitando su scala maggiore i danni ai traffici navali già causati dai loro alleati Huthi nello stretto di Bab El Mandeb, fra Mar Rosso e Oceano Indiano.
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