In un calcio che cambia solo Diego Pablo Simeone rimane fermo
- Postato il 3 marzo 2025
- Di Il Foglio
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In un calcio che cambia solo Diego Pablo Simeone rimane fermo
“Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi”, dice il neo-garibaldino Tancredi a suo zio Fabrizio ne “Il Gattopardo”, opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa rispolverata da un adattamento in onda su Netflix dal 5 marzo. Anche Diego Pablo Simeone, in arte Cholo, ha dovuto cambiare molto negli anni. I giocatori invecchiano e si sostituiscono. Tutti però possono essere ricondotti allo stesso ideale, quello che non invecchia mai.
Sono passati oltre 10 anni dalla Liga vinta nel 2014, quella che consacrò Simeone allenatore. Il Cholismo divenne l'ideale, il perfetto antidoto al tiki-taka per molti, per altri quasi “sangue e merda”, definizione che il socialista Rino Formica attribuì alla politica, un catenaccio di quelli che già non si vedevano più e che si sarebbero visti ancora meno negli anni a venire. Perché da Simeone non è nata una scuola calcistica, non ci sono suoi ex assistenti inseguiti dai club europei o altri che si siano dichiarati pubblicamente suoi adepti. Eppure l'allenatore argentino continua a competere e a vincere, è diventato più di un terzo incomodo tra Real Madrid e Barcellona, ha conquistato un altro campionato nel 2021 e ci prova pure nel 2025. Oggi è secondo a un punto dal Barcellona, davanti di due al Real Madrid e nell'andata di semifinale di Coppa del Re ha pareggiato in rimonta al Montjuic 4-4. Il Cholismo è mutato?
Nelle ultime stagioni una proposta offensiva più ambiziosa aveva pagato lo scotto di una difesa più molle nonostante il passaggio alla linea a tre. Quasi un'eresia per chi aveva costruito le sue fortune su un 4-4-2 compatto, barricate e furiosi attacchi in contropiede. I coltelli tra i denti di Godin e Diego Costa avevano lasciato il posto all'eleganza di Witsel e Morata. Sembravano segnali di un rinnovamento mal riuscito, di un'epoca finita. Ma può dirsi chiusa una storia che non solo ha cambiato la bacheca di un club, ma il suo status? I cugini poveri del Real hanno speso 185 milioni di euro nell'ultimo mercato estivo, 75 (più bonus) per il solo Julian Alvarez e rendono lo stesso Simeone l'allenatore più pagato al mondo con oltre 30 milioni lordi l'anno.
Il Cholismo però non è solo impostazione tattica, ma anche narrazione di sé. È la forza di continuare a credersi underdog, destinati a ribaltare gerarchie puntando sulla lotta. E nessuno lotta come questo Atletico. Ha subito appena 16 gol, miglior difesa della Liga con 9 reti in meno di Real e Barcellona, e ne ha segnati 43, 12 in meno di Ancelotti, 27 di Flick e meno anche di Athletic Bilbao e Villareal. Il dato più incredibile è quello dei gol arrivati dal 90' in poi: 16 tra campionato, Champions e Coppa del Re. Sono valsi 9 punti in più in Liga, 6 in Europa e due passaggi del turno. L'ultimo è arrivato proprio nel 4-4 di Barcellona con Sorloth, lo stesso che aveva segnato il gol decisivo al 96' nel match di campionato. Alla vigilia di quella partita Simeone scherzò: “Il loro fuorigioco non funzionerà perché non attaccheremo”. Ha poi vinto con 5 tiri contro 19 e il 37% di possesso contro il 63. Contro il Psg in Champions l'ha sbucata con 4 tiri a 22, 29% contro 71 e 2-1 di Correa al 93'.
Ora la stessa Champions presenta al Cholismo la sua Kryptonite, il derby europeo contro il Real. Fuori dalla Spagna non è mai successo ciò che è capitato in patria: ribaltare la gerarchia più consolidata. Le ferite di guerra riportano due finali perse nel 2014 e nel 2016, una semifinale nel 2017 e i quarti del 2015. I colchoneros domani sera lotteranno con le loro maglie simili a camicie rosse: non tutto deve rimanere così com'è.
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