In Ucraina fine (forse) delle bombe, a Gaza (per ora) bombardamenti sospesi, in Italia bombe ai giornalisti

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Forse, solo dopo pochi giorni, in Ucraina, dopo Gaza, potremo sussurrare di nuovo la parola pace. Se dipendesse soltanto dagli Stati Uniti, il problema sarebbe assai più facile.

Ma in questo caso (il conflitto fra Russia e Ucraina) la situazione è assai più complicata.

In primo luogo perché la guerra in Medio Oriente è durata una manciata di mesi mentre a Kiev sono tre anni che la gente vive sotto il pericolo delle bombe che piovono ogni giorno dal cielo con un esercito, quello israeliano, pronto a completare l’operazione.

Prospettive di pace in Ucraina

In Ucraina fine (forse) delle bombe, a Gaza (per ora) bombardamenti sospesi, in Italia bombe ai giornalisti, Nella foto Un palazzo danneggiato in Ucraina
In Ucraina fine (forse) delle bombe, a Gaza (per ora) bombardamenti sospesi, in Italia bombe ai giornalisti
– Blitz Quotidiano.it (foto ANSA)

Secondariamente, perché Putin non è Netanyahu. Sul leader di Tel Aviv Donald Trump può usare una maggiore pressione non solo politica, ma anche economica; su Putin il discorso cambia e bisogna procedere con i piedi di piombo oltre che con la diplomazia.

“Questa guerra può finire in pochi giorni”,  sostiene il tycoon che sogna giorno e notte il premio Nobel per la pace. È convinto che si può arrivare presto ad una tregua perché entrambi i paesi la vogliono.

L’Ucraina conta i suoi morti, vede macerie e distruzione dappertutto, il popolo è stanco e non ne può più di sentire il crepitare delle armi. Il presidente russo riassume i tre anni di conflitto e deve convincersi che il successo è ridotto ai minimi termini se è vero come è vero che i territori conquistati nella ultima offensiva   dai soldati del Cremlino non vanno al di là dell’uno per cento. Ben poca cosa rispetto a ciò che la Russia riteneva una operazione (e non una guerra) che poteva concludersi in una settimana.

Gli Stati Uniti, meglio il presidente degli Usa,  è convinto che la pace si potrà raggiungere soprattutto perché il rapporto con Zelensky è cambiato notevolmente. All’inizio il leader ucraino venne quasi cacciato dalla Casa Bianca, oggi è “un uomo coraggioso e alleato con il quale si va molto d’accordo”. Questo è Trump: prendere o lasciare.

Accordo Trump – Putin più vicino

Allora, quali sono i motivi di tanto ottimismo? La diplomazia che nel frattempo sta facendo passi da gigante e non è escluso che già a Budapest (dove Donald e Vladimir si vedranno fra un paio di settimane) l’accordo sarà assai più vicino di oggi. Ancor prima del vis a vis che Trump avrà in Corea del Sud con Xi Jinping, il dittatore cinese.

Ora non sappiamo se tanta fiducia si concretizzerà, ma il fatto che se ne parli è già un traguardo in cui nessuno credeva fino a qualche tempo fa. Ci si preoccupava solo del conflitto in Medio Oriente e della fame patita dagli abitanti di Gaza. Come dire: il resto verrà in seguito.

Invece, in pochi giorni la situazione è mutata e Trump vede sempre più vicino il premio Nobel che già si aspettava quest’anno.

Le grandi beghe internazionali nascondono in un cassetto i nostri problemi? Assolutamente no. Uno, per fortuna, lo abbiamo già alle spalle: la manovra economica è stata approvata perché (come scrive qualcuno) Giorgia Meloni ha messo in riga Antonio Tajani e Matteo Salvini.

I due vice continuavano a litigare sui profitti delle banche: il ministro degli esteri difendeva l’orto degli eredi di Silvio Berlusconi che sono coproprietari di un istituto di credito; il segretario della Lega portava avanti una battaglia su cui il Carroccio si è sempre battuto. Ma quando la premier vuole raggiungere un risultato mette in campo tutta la sua caparbietà e il più delle volte riesce a vincere.

Su un problema così delicato, le forze politiche si dividono: la sinistra tuona, ritiene che sia una manovra assolutamente inadeguata: “Poco o niente” titola stamane il Manifesto, mentre c’è chi è più prodigo come Il Foglio che ritiene che questa sia una manovra “Sintesi perfetta dei pregi e dei difetti del governo”.

Una pax meloniana che l’intero esecutivo ritiene “seria e adeguata ai tempi”. Insomma, le divisioni sono all’ordine del giorno, non è una novità.

Come non è una novità che il Centro sia ormai diventato l’asso nella manica della politica. Chi si riuscirà ad accaparrare i voti dei dissidenti o di coloro che preferiscono rimanere a casa il giorno delle elezioni avrà partita vinta.

Ne è convinto Matteo Renzi, paladino di questo nuovo corso che condizionerà il futuro del Paese. Ha ragione? Forse, chissà?

Un collega, il giornalista Sigfrido Ranucci, è stato vittima di un atroce attentato che avrebbe potuto uccidere lui e sua figlia. Una bomba che ha distrutto  le due  macchine  della famiglia parcheggiate sotto casa. Piena solidarietà, a Ranucci ci mancherebbe. Ma nessun braccio di ferro fra maggioranza e opposizione per farsi propaganda e portare acqua al proprio orto (come fanno ad esempio Elly Schlein e Laura Boldrini).

Non scherziamo: qui ci va di mezzo la libertà di stampa per la quale abbiamo combattuto e continuiamo a batterci per difendere un principio sacrosanto.

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Autore
Blitz

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