In Sudafrica una prostituta sviluppa un'app per le vittime di violenza

  • Postato il 9 febbraio 2025
  • Di Agi.it
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In Sudafrica una prostituta sviluppa un'app per le vittime di violenza

AGI - In Sudafrica le ultime tecnologie corrono in soccorso delle donne vittime di violenza fisica e sessuale, una piaga nazionale, con una nuova applicazione basata sull'intelligenza artificiale. Notizia nella notizia: a contribuire allo sviluppo dell'app, è una prostituta di Johannesburg, 35 anni, nota con lo pseudonimo di Peaches, che è stata stuprata da agenti di polizia.

L'iniziativa è portata avanti dall'associazione GRIT (Gender Rights In Tech), alla quale Peaches partecipa nell'ambito di un workshop per finalizzare l'ultimo aggiornamento dell'applicazione.

Dotata di un pulsante di emergenza antipanico per attivare la sicurezza privata, di uno spazio per salvare le prove a carico del violento e di un centro risorse, l'app includerà anche un chatbot basato sull'intelligenza artificiale chiamato Zuzi, che sarà presentato all'AI Action Summit di Parigi la prossima settimana ed entrerà in servizio nei prossimi mesi.

Secondo le Nazioni Unite, nel corso della loro vita più di un terzo delle donne sudafricane subiranno violenza fisica o sessuale. Secondo la polizia, nel 2023-24 sono state segnalate più di 53 mila aggressioni sessuali, tra cui più di 42.500 stupri. Nello stesso biennio sono state assassinate 5.578 donne.

Peaches ha raccontato di essere stata costretta a offrire i suoi "servizi non retribuiti" a due agenti di polizia per evitare di essere arrestata per prostituzione. "Questa app mi dà la speranza che i miei diritti vengano presi in considerazione", ha detto la donna. "Per me non è solo un progetto, è una necessità", spiega la fondatrice Leonora Tima.

"Volevo creare soluzioni tecnologiche per dare potere ai sopravvissuti, assicurando loro un aiuto urgente, consulenza legale e il supporto emotivo di cui hanno bisogno, senza barriere". Molti episodi di violenza non vengono denunciati perché le vittime vengono stigmatizzate o respinte dalle autorità, afferma Zanele Sokatsha, ricercatrice del GRIT. "Gli ostacoli sono ancora molti", sottolinea lo psicologo. L'app GRIT si propone di aiutare le donne che vivono in casa, poiché la maggior parte della violenza avviene tra le mura domestiche.

Offre una mappa delle cliniche e dei rifugi nelle vicinanze, nonché una cassaforte digitale in cui è possibile caricare foto, video o verbali della polizia che saranno protetti sui server GRIT. L'applicazione, gratuita e finanziata da donazioni, in particolare dalla Fondazione Gates e da Expertise France, ha già 12 mila utenti. Una volta scaricata, può funzionare senza dati, rendendola accessibile anche ai più poveri o alle zone rurali dove la rete non è delle migliori. 

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Agi.it

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