In stallo la riforma Ue della tassazione dell’energia per ridurre l’uso di combustibili fossili. Italia contraria
- Postato il 13 novembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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La revisione della direttiva Ue sulle accise energetiche è sempre più vicina allo stallo. A certificare che non esiste un terreno comune tra i Ventisette è la stessa presidenza di turno danese. “Abbiamo lavorato duramente per trovare un compromesso”, ha ammesso la ministra dell’Economia Stephanie Lose, “ma se ci muoviamo in direzione di alcuni Paesi ne perdiamo altri. È difficile vedere un modo per andare avanti”. Tra i contrari anche l’Italia: “Le aliquote minime proposte per il gas naturale sono ancora elevate” e il gas naturale in Italia “è ampiamente utilizzato in settori industriali a rischio di delocalizzazione”, ha sintetizzato nella sessione pubblica dell’Ecofin il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
La riforma, proposta dalla Commissione nel 2021, puntava a riscrivere il sistema delle accise sui prodotti energetici per renderlo coerente con gli obiettivi climatici europei: favorire il passaggio a carburanti più sostenibili, ridurre gli incentivi all’uso dei combustibili fossili e applicare in modo più rigoroso il principio “chi inquina paga”. Il cuore dell’intervento è il superamento dell’attuale tassazione basata sul volume del prodotto e l’introduzione di un criterio che tenga conto del contenuto energetico e dell’impatto ambientale dei diversi combustibili. Un impianto nato prima che la guerra in Ucraina mandasse alle stelle i prezzi del gas e stravolgesse la geopolitica dell’energia. Motivo per cui oggi, per molti Stati, il percorso di transizione può attendere.
L’Italia è tra questi. Giorgetti ha ribadito che “risente in modo significativo degli elevati prezzi dell’energia, in particolare del gas naturale”, aggravati dalla fine delle forniture russe, e ha chiesto una soluzione “ragionevole” che tenga conto delle peculiarità del sistema industriale italiano. Per Giorgetti, “le aliquote minime proposte per il gas naturale sono ancora elevate” e la sostituzione nel breve periodo con carburanti meno inquinanti “non è realistica“.
Un altro nodo è la fine della possibilità di differenziare le accise sul gasolio tra trasporto commerciale e privato: “Considerate le particolarità geografiche italiane, riteniamo che il venir meno della differenziazione debba essere condizionato a una valutazione della Commissione sulla disponibilità di carburanti più sostenibili e sull’impatto sul mercato interno”, ha insistito il ministro, pur favorevole all’ipotesi di un periodo transitorio e di una clausola di revisione.
La direttiva sulle accise per essere approvata richiede l’unanimità. La presidenza danese già avverte che non ci sarà alcun accordo a novembre: il fascicolo slitterà almeno a dicembre.
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