In Siria gli scontri più violenti tra militari e lealisti dalla caduta di Assad: almeno 70 morti
- Postato il 7 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Tutto è iniziato con l’uccisione di almeno 16 uomini delle forze di sicurezza in una serie di attacchi e imboscate degli insorti nella zona di Latakia, dove erano arrivati convogli militari. Una rappresaglia scattata quando le forze governative hanno cercato di trattenere un ricercato vicino a Jableh. E da lì i morti sono arrivati a 70: una giornata di sangue nelle città costiere della Siria, senza precedenti da dicembre, tra le forze che fanno capo alle nuove autorità e lealisti del regime dell’ex dittatore Bashar al-Assad. Nell’area infatti sono aumentate le tensioni tra l’ex setta alawita del presidente deposto e membri di gruppi islamici.
Le vittime sono 35 uomini delle forze di sicurezza delle nuove autorità siriane, 32 lealisti di Assad e quattro civili. Decine i feriti. Ci sono segnalazioni di persone scomparse e combattenti catturati, e notizie non confermate di esecuzioni sommarie di prigionieri. L’agenzia siriana Sana spiega che “in risposta all’escalation di violenza, le autorità di Tartus hanno annunciato una proroga del coprifuoco“, che è in vigore da ieri, fino alle 10 di sabato ora locale, mentre le autorità locali assicurano che si tratta di proteggere i civili durante le operazioni militari contro i lealisti del deposto regime.
Intanto, però, cresce la paura: decine di persone si sono radunate davanti alla principale base aerea russa in Siria, vicino a Jableh, chiedendo la protezione di Mosca. Il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, associazione con sede nel Regno Unito, Rami Abdurrahman, ha detto che le periferie delle città costiere di Baniyas e Jableh sono ancora sotto il controllo dei lealisti di Assad, così come la città natale di Assad, Qardaha, e molti villaggi alawiti nelle vicinanze. Secondo lo stesso osservatorio, in questi scontri “le forze della sicurezza hanno giustiziato 52 uomini appartenenti alla minoranza alawita nelle città di al-Shir e di al-Mukhtariya nelle campagne di Latakia”.
Sugli scontri in Siria si inserisce il monito della Turchia: “Non bisogna permettere che queste provocazioni diventino una minaccia per la pace della Siria e della nostra regione”, si legge in una dichiarazione diffusa via X dal portavoce del ministero degli Esteri di Ankara, Oncu Keceli. “Sono in atto sforzi intensi per stabilire sicurezza e stabilità in Siria – affermano da Ankara – In questo momento critico, le tensioni nella zona di Latakia così come gli attacchi alle forze di sicurezza potrebbero compromettere gli sforzi per portare la Siria verso un futuro di unità e solidarietà”. La Turchia ribadisce il ‘no’ a “qualsiasi azione che prenda di mira i diritti dei siriani di vivere in pace e prosperità”.
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