In piazza la “tregua” di Francesco e c’è anche la ministra di Putin

  • Postato il 24 aprile 2025
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In piazza la “tregua” di Francesco e c’è anche la ministra di Putin

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Il faccia a faccia fra Trump e von del Leyen a Roma per i funerali di Papa Francesco, anche se informale, potrebbe segnare una svolta o addirittura una “tregua”. Il tifo discreto del governo affinché il disgelo possa essere rimandato a maggio


«Faccia a faccia Trump-von der Leyen? Non credo proprio» dice il ministro Tajani. «A maggio sarebbe certamente meglio» osserva Donzelli, plenipotenziario di Fratelli d’Italia. “A maggio” vuole dire che Giorgia Meloni sarà, in quel caso, la padrona di casa e la “facilitatrice” di quel disgelo che la premier italiana cerca di intestarsi da mesi e che crede di aver ipotecato dopo il bilaterale a Washington. Era solo una settimana fa. Sembra un secondo fa. La morte di Francesco ha aperto un vuoto anche politico che potrebbe rimescolare di nuovo tutte le carte in tavola. Il punto è che il sagrato della basilica di San Pietro rischia di essere gelido per la diplomazia.

Provvederanno i duecentomila fedeli o anche solo supporter di Francesco, leader prima ancora che parroco, a riscaldarlo. Il miracolo di un disgelo per la guerra dei dazi e per la guerra in Ucraina che vedrà i protagonisti insieme sabato mattina su quel sagrato sembra però al momento lontano.
Nulla è ancora ufficiale tranne il numero delle delegazioni, oltre 170, e l’orario di arrivo di Trump, von der Leyen (con il presidente del Consiglio europeo Costa), Zelesnky e mettiamoci pure la delegazione della chiesa ortodossa di Mosca inviata da Putin insieme con la sua ministra della cultura.

Domani, 25 aprile, entro l’ora di pranzo, queste delegazioni dovrebbero aver raggiunto Roma e le rispettive sedi diplomatiche di rappresentanza. Un’altra certezza è che venerdì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha anticipato le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario del 25 aprile e della liberazione dal nazifascismo (grande attesa per il discorso che terrà a Genova alle 12) per tornare il prima possibile in sede, cioè al Quirinale. Pronto, nel caso, a ricevere le delegazioni che potrebbero chiedere un incontro. Un altro punto fermo è che l’Air force one del Presidente Usa dovrebbe ripartire nel pomeriggio di sabato. Dunque ci sono tre finestre disponibili per la diplomazia: venerdì pomeriggio, venerdì sera e sabato a pranzo (più difficile).

I grandi della terra arrivano a Roma per i funerali del Papa e nessuno pensa di adeguare l’agenda in considerazione del quadro geopolitico. Qualunque faccia a faccia non avrà il crisma dell’ufficialità e non dovrà quindi seguire alcun protocollo diplomatico. Ma è chiaro che anche solo una stretta di mano e due parole dette a quattr’occhi in questo momento possono fare la differenza e comunque segnare un disgelo.

Il governo fa un tifo discreto ma neppure troppo silente perché il disgelo Usa-Ue non avvenga nelle prossime ore. Molto meglio organizzarlo più in là, come si deve e con la regia di Meloni. A palazzo Chigi viene smentita ogni ipotesi di “attivazione per facilitare un incontro di qualunque peso diplomatico” tra la delegazione europea e quella di Trump. Smentite che lasciano però il tempo che trovano visto che da Bruxelles rimbalzano voci diverse. Ad esempio di un incontro “molto informale” per cui non ci sarebbe neppure bisogno di coinvolgere lo staff del governo italiano.
Wait and see, dicono gli inglesi.

Di sicuro le notizie che arrivano sia sul fronte dazi che su quello della tregua non sono distensive. Sulla guerra dei dazi, la Commissione europea conferma la data del bilaterale a luglio con la Cina. Il disgelo con gli Usa di Trump deve avvenire certamente prima e al momento ci sono due occasioni: i funerali di Francesco e il vertice Nato all’Aja metà giugno. I tecnici europei stanno trattando con quelli americani. Un negoziato è già in corso.

Ma giusto ieri il commissario Ue per l’economia europeo Valdis Dombrovskis ha chiesto “maggiore chiarezza” agli Stati Uniti sulle loro priorità nei negoziati sui dazi, sulle loro aspettative “per poter arrivare ad una soluzione”. Trump ha definito l’Unione europea “un problema”, qualcosa “nato apposta per fregarci” oltre che “parassiti”. Non ha mai nominato Ursula von der Leyen e non c’è dubbio che una stretta di mano tra i due potrebbe aiutare a trovare una soluzione.

Il clima della vigilia non aiuta però neppure l’altra grande partita diplomatica che si potrebbe giocare a Roma nel nome di Francesco. Ieri Trump ha attaccato Zelensky per il suo rifiuto di riconoscere la Crimea come russa. “Sono dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelensky che rendono così difficile risolvere questa guerra”. L’ “uomo senza carte (in mano, ndr)” non ha nulla di cui “vantarsi”. Le sue parole “non fanno altro che prolungare il campo di sterminio”. Tra venerdì e sabato Trump, Zelensky, von der Leyen ma anche Starmer e Macron avranno la possibilità di sedersi intorno allo stesso tavolo. Sarebbe la prima volta. Un’occasione da favorire e non da allontanare.

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