In Marocco si protesta contro il calcio
- Postato il 6 ottobre 2025
- Di Il Foglio
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In Marocco si protesta contro il calcio
Mentre si prepara a ospitare la Coppa d’Africa del 2025 e, soprattutto, i Mondiali del 2030 insieme a Spagna e Portogallo, il Marocco si trova ad affrontare un’ondata di mobilitazioni interne la cui spontaneità e rapidità hanno colto di sorpresa le autorità locali.
A scendere in piazza sono soprattutto le nuove generazioni, stanche di un sistema segnato da una corruzione dilagante. Le proteste, iniziate il 27 settembre in oltre dieci città, sono aumentate di intensità dopo la morte sospetta di otto donne, tutte sottoposte a parto cesareo nel giro di una settimana in un ospedale pubblico di Agadir. I manifestanti hanno interpretato queste tragedie come la prova delle carenze del sistema sanitario e dell’istruzione, alimentando un malcontento più ampio legato alle disuguaglianze sociali.
Nel mirino di GenZ 212 – il movimento che ha dato il via alle mobilitazioni su Discord e il cui nome fa riferimento al prefisso internazionale marocchino – sono finiti subito gli investimenti destinati alle infrastrutture in vista di Coppa d’Africa e Mondiali. Si parla di circa 9 miliardi di dollari per il miglioramento del trasporto ferroviario, 7 per lo sviluppo della rete 5G e 3,7 per gli aeroporti. Nel budget definito dal governo per trasformare il Marocco in una nazione capace di ospitare eventi di portata globale come la Coppa del mondo, sono previsti anche 1,7 miliardi per il rinnovamento di sei stadi e la costruzione di tre nuovi impianti, tra cui lo stadio Hassan II di Casablanca, che, con una capienza stimata in 115 mila posti, sarà tra i più grandi al mondo e tra i candidati a ospitare la finale del torneo.
Proprio gli stadi sono diventati uno dei bersagli delle proteste: slogan come “Non vogliamo la Coppa del mondo, prima la sanità” hanno riecheggiato in diverse piazze. Questi investimenti hanno permesso al Marocco di diventare un porto sicuro per le Nazionali africane costrette a giocare le partite casalinghe fuori dal proprio paese a causa della mancanza di stadi conformi ai criteri della Caf, acquisendo così maggior prestigio a livello continentale. Tuttavia, hanno anche provocato l’espropriazione di terre e l’espulsione di migliaia di persone da interi quartieri di città come Rabat e Casablanca. Azioni profondamente impopolari che hanno offuscato l'entusiasmo per essere diventati il secondo paese africano ad aggiudicarsi l’organizzazione dei Mondiali, spingendo anche diversi calciatori della nazionale maggiore — tra cui Hakim Ziyech — a schierarsi a favore delle proteste. Secondo l'Associazione marocchina per i diritti umani, il bilancio provvisorio è di almeno tre morti, centinaia di feriti e circa mille arresti.
Nell’ultimo weekend, alcuni gruppi di tifosi organizzati hanno boicottato le partite delle proprie squadre e già si vocifera di una possibile scarsa affluenza alle prossime gare della nazionale. Resta da vedere quale sarà il clima nel paese a dicembre al momento del fischio d’inizio della Coppa d’Africa e quale impatto avranno le tensioni sociali su una squadra chiamata a una missione ambiziosa: riportare a casa un trofeo che manca dal 1976. Un digiuno troppo lungo per una selezione dal talento riconosciuto come quella marocchina.
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